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Russia-Ucraina, dentro il conflitto

18 marzo 2022

Russia-Ucraina, dentro il conflitto

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Kiev è sotto assedio, Mariupol quasi interamente rasa al suolo, Kharkhiv devastata e adesso nel mirino è finita anche Odessa. Gli appelli al “cessate il fuoco” sono stati vani. L’invasione russa dell’Ucraina, che in molti avevano ipotizzato come una guerra-lampo, prosegue invece senza soste da settimane. L’avanzata delle truppe di Putin ha trovato la strenua resistenza dei soldati ucraini, guidati da un presidente, con una storia davvero particolare, che tutto il mondo sta imparando a conoscere: Volodymyr Zelensky.

I negoziati per fermare i bombardamenti procedono a rilento e la stretta delle sanzioni imposte dall’Occidente a Mosca, oligarchi compresi, comincia a farsi sempre più forte. Una decisione che, però, sta costringendo l’Europa a trovare al più presto nuovi accordi e soluzione alternative per rendersi, in campo energetico, indipendente dalle forniture garantite dalla Russia. Un’ipotesi che avrà delle ripercussioni e che intanto, a livello economico, sta cominciando a farsi sentire anche in Italia dove l’aumento dei prezzi, complice anche quadro già di per sé complicato, è già realtà.

Grazie al contributo dei docenti dell’Università Cattolica, che in queste settimane ha promosso numerose iniziative di riflessione e approfondimento, continuiamo ad analizzare il conflitto con una serie di testi, interviste e testimonianze.

Un articolo di

Redazione

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Le strategie militari e il ruolo della NATO

Secondo il Generale Claudio Graziano, presidente del Comitato Militare Europeo, ospite dell'Università Cattolica nell'ambito dell'ultimo appuntamento del ciclo AserIncontra, «indiscutibilmente in questo momento in molte parti della Russia questa non è più percepita come una guerra giusta ma come un atto di invasione e quindi il numero di perdite incide anche sulla popolarità di Putin. Lui voleva una guerra rapida, veloce con poco sangue da ambo le parti e ottenere il controllo. Invece non può fermarsi, non può perdere, ha difficoltà a vincere. […] Però se prima potevamo dire che il tempo gioca a sfavore di Putin in questo momento il tempo gioca a sfavore di tutti perché si esauriscono le risorse, aumentano le perdite e il sangue e le trattative stranamente diventano sempre più difficili. Per fare un negoziato è meglio se c’è il “cessate il fuoco”. E non siamo ancora riusciti a ottenerlo».

Ucraina-Russia. Dall’escalation militare alla crisi umanitaria
 

«L'Alleanza Atlantica - ha detto a margine di un incontro promosso dai collegi della Cattolica Alessandro Minuto Rizzo, presidente della Nato Defense College Foundation e già Segretario Generale Delegato della Nato - deve imparare a convivere in un mondo moderno, diverso, la situazione in Ucraina in questo senso è un fenomeno strano perché ci fa riscoprire un mondo che pensavamo superato, ci ritroviamo con una Russia improvvisamente nemica e dunque bisogna riuscire a essere più saggi, più politici. Poi c'è la dimensione asiatica che non sappiamo bene come integrare. Credo che questo sia il momento per una riflessione su una Nato più politica che militare».

Zelensky e la guerra sui social

In questi giorni di guerra, la curiosa e rocambolesca vicenda di Zelensky, presidente ed eroe quasi per caso, ha attirato giustamente l’attenzione dei media globali, che si sono per lo più limitati a etichettare l’uomo come “l’ex comico” dimostratosi più serio e capace di quanto non ci si potesse aspettare. «C’è forse qui la stessa sottovalutazione - ipotizza il professor Massimo Scaglioni, direttore del Centro di ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi (CeRTA) - che ha spinto Vladimir Putin a pensare che il commediante si sarebbe arreso e che il Paese si sarebbe liquefatto in pochi giorni. Ma, come stiamo vedendo in questi giorni e settimane, le cose stanno andando diversamente. E forse anche guardare 'Servo del Popolo', la serie comedy che ha reso Zelensky così famoso fra gli ucraini aiuta ad avere un quadro più completo della situazione».

Guardare “Servo del popolo” per capire l’eroe Zelensky

«Non so se la Storia si ripeta - spiega Scaglioni -  ma certamente le storie e le narrazioni lo fanno continuamente, e se questa non fosse una tragica realtà che sta mietendo così tante vittime, potremmo certamente osservare la forza straordinaria di questo script: un protagonista giovane, certamente e inaspettatamente coraggioso, protagonista dei social media declinati a strumenti politici innovativi, costantemente e pervicacemente visibile nei video girati nel palazzo presidenziale e persino fra le strade di Kiev sotto le bombe, che parla senza dubbio direttamente alla nostra identità di occidentali, di democratici, di europei, di uomini e donne del XXI secolo».

Volodymir Zelensky (Creative Commons Public Domain Mark Owner - President Of Ukraine from Україна)

Una guerra che il presidente ucraino sta combattendo soprattutto sui social dove è molto attivo e che sono ormai, a tutti glie effetti, uno degli scenari del conflitto. Secondo la professoressa Nicoletta Vittadini, docente di Sociologia della comunicazione e dei media digitali «i social sono utilizzati come strumento di racconto, con il mescolarsi di fonti istituzionali che informano sulla guerra e narrazioni in prima persona di chi è coinvolto nel conflitto, dall’interno o dall’esterno. In secondo luogo, la guerra si sta combattendo anche all’interno dei social che non sono più solo fonte d’informazione, ma anche strumento di propaganda».

Social network: nuova arma di guerra?

«Inoltre - aggiunge Vittadini - importante considerare che i social media sono un soggetto attivo all’interno della guerra e in relazione al loro radicamento geografico hanno preso delle posizioni ben precise. Le piattaforme che appartengono all’impresa statunitense Meta come Facebook, Messenger, Instagram o WhatsApp non solo hanno attuato una serie di strumenti di controllo dell’informazione, ma stanno anche partecipando al conflitto sul piano economico. Meta, ad esempio, ha proibito la pubblicità da parte dei media russi per impedire loro la disinformazione e i guadagni. Dunque, non si tratta più solo di ottenere il controllo, ma anche di togliere delle risorse economiche».

Un'azione a cui la Russia ha risposto con la chiusura totale delle piattaforme: «Ci sono due motivazioni per cui la Russia ha operato questa scelta. La prima è per impedire che entrino all’interno della cultura e dell’informazione russe delle narrazioni diverse da quelle che il Cremlino sta dando la seconda è per non far uscire all’esterno informazioni interne al Paese. La conseguenza immediata di tutto ciò sarà che il governo russo riuscirà ad avere un controllo molto più significativo sui flussi di comunicazione interni, sia in ingresso che in uscita. E soprattutto la Russia, in questo modo, comunicherà all’esterno solo ciò che vorrà raccontare».

La posizione della Chiesa

Cosa può fare la Chiesa per aiutare potenti e non ad affrontare la drammatica invasione dell'Ucraina? «Dalla definizione di “inutile strage” di Benedetto XV alle più recenti condanne di Papa Francesco - ha ricordato Simona Beretta, direttrice del Centro di Ateneo per la Dottrina sociale della Chiesa – i pontefici hanno sempre condannato la guerra in modo chiaro e inequivocabile. La Chiesa è una presenza costante, talvolta discreta, altre manifesta, di costruzione della pace. E su questo conflitto risuonano sempre di grande attualità le parole di Giovanni Paolo II che in riferimento a oriente e occidente, ricordava che l'Europa ha un respiro a due polmoni, senza uno dei due ha il fiato corto».
 

La questione energetica

 

Secondo Pippo Ranci, ex presidente dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas e professore di Politica economica del nostro Ateneo, continuando a garantire un flusso consistente di pagamenti per la materia prima si rendono meno efficaci le sanzioni. Le alternative ci sono, ma tutte comportano rinunce da accettare.

Si può fare a meno del gas russo se il sacrificio riporterà la pace

«Un’interruzione breve delle forniture russe - spiega - è certamente sopportabile, grazie alla stagione più clemente e alle scorte. All’altro estremo, non c’è motivo per una cessazione totale e definitiva di un rapporto commerciale che è utilissimo, forse vitale, per la Russia stessa. Il caso difficile è quello di un’interruzione di durata intermedia e incerta, connessa con il braccio di ferro in corso. Per prendere una decisione è necessaria una valutazione comparativa dei rischi, economici e politici, connessi con le diverse opzioni. Una soluzione senza rischi, in questo come in altri casi, non esiste».

Un'indagine condotta dal Centro di Ricerca dell’Università Cattolica EngageMinds HUB tre italiani su quattro pensano che la guerra tra Russia e Ucraina stia determinando l’aumento dei prezzi delle fonti energetiche che, in Italia, è sotto gli occhi di tutti. Mentre gli esperti spiegano che questa gravissima crisi internazionale stia certamente aggravando dinamiche in realtà già in atto e dovute anche ad altre cause, il 76% degli italiani, per quanto riguarda il gas e il 74%, per quanto riguarda il carburante, ne attribuisce i rincari esclusivamente alla guerra. Questo dà il segno della preoccupazione che si sta sviluppando rapidamente con il perdurare del conflitto e che si fa ancora più drammatica per quel 58% della popolazione italiana che teme il blocco dell’approvvigionamento di gas come conseguenza diretta della guerra in Ucraina.

Conflitto Russia-Ucraina: italiani sempre più preoccupati per il futuro

Un senso di insicurezza che non si ferma alla questione energetica. «Queste percezioni soggettive - spiega la professoressa Guendalina Graffigna, direttrice del Centro - denotano la grande incertezza degli italiani circa gli effetti che la guerra in Ucraina potrà avere anche sul benessere del nostro Paese. La psicologia dei consumi insegna che, al di là delle condizioni economiche oggettive, queste percezioni di “sentiment” sono fortemente predittive ed esplicative degli effettivi comportamenti di consumo. La corsa alle scorte di prodotti di prima necessità o che promettono una qualche forma di protezione in caso di un aggravamento del conflitto, per esempio le pillole di iodio, da una parte e dall’altra il procrastinare acquisti più impegnativi, sono la conseguenza dell’incertezza psicologica degli italiani.

 

 


Credits foto di copertina: (Kyiv City State Administration - CC BY-SA 4.0)

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