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Conflitto Russia-Ucraina: italiani sempre più preoccupati per il futuro

17 marzo 2022

Conflitto Russia-Ucraina: italiani sempre più preoccupati per il futuro

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Tre italiani su quattro pensano che la guerra tra Russia e Ucraina stia determinando l’aumento dei prezzi delle fonti energetiche che, in Italia, è sotto gli occhi di tutti. Mentre gli esperti spiegano che questa gravissima crisi internazionale stia certamente aggravando dinamiche in realtà già in atto e dovute anche ad altre cause, il 76% degli italiani, per quanto riguarda il gas e il 74%, per quanto riguarda il carburante, ne attribuisce i rincari esclusivamente alla guerra.

Ciò dà il segno della preoccupazione che si sta sviluppando rapidamente con il perdurare del conflitto e che si fa ancora più drammatica per quel 58% della popolazione italiana che teme il blocco dell’approvvigionamento di gas come conseguenza diretta della guerra in Ucraina.

La questione energetica

Questi sono i principali dati che emergono da una indagine lanciata in questi giorni dall’EngageMinds HUB, il Centro di ricerca in Psicologia dei consumi e della salute dell’Università Cattolica, campus di Cremona, che da oltre due anni sta conducendo un monitor continuativo sugli atteggiamenti e sui comportamenti degli italiani.

«La guerra nel continente europeo mette a tema la questione energetica - sottolinea la professoressa Guendalina Graffigna, direttrice di EngageMinds HUB della Cattolica -. I consumatori sono molto preoccupati dell’aumento del prezzo del gas e del petrolio, sia perché ci sono già segnali oggettivi di questo aumento, sia perché si tratta di beni di prima necessità che toccano tutti da vicino. D’altro lato - prosegue Graffigna - questo attiva ed enfatizza una consapevolezza energetica della popolazione a favore di energie alternative, insieme al persistere di forti perplessità sul nucleare».

Ecco i dati. Per l’81% della popolazione, l’Italia dovrebbe investire maggiormente nella produzione di energie rinnovabili, alternative a quelle fossili; e il 75% crede che il futuro energetico del nostro Paese sarà in quella direzione. Solo il 41% del campione dell’indagine della Cattolica si è dichiarato a favore della fonte nucleare, verso cui si registra un minore favore rispetto ad altre fonti energetiche probabilmente ritenute più sicure o più “green”.

Il pessimismo investe l’economia e la fiducia nel futuro

Il senso di insicurezza non si ferma alla questione energetica. Dalle analisi dei ricercatori dell’EngageMinds HUB della Cattolica, cresce - raggiungendo il 34% - la quota di italiani che ritiene a rischio la propria attuale situazione finanziaria; nell’indagine dello scorso settembre lo era solo il 26% del campione. Soprattutto, più che raddoppiata è la percentuale di italiani che guarda con sfiducia al proprio futuro economico individuale e familiare: dal 20% di settembre 2021 al 41% della rilevazione odierna.

Un mood negativo che si conferma guardando alle prospettive del “sistema Paese”. Sale infatti dal 22% di settembre scorso al 47% di queste settimane chi teme che la situazione economica del Paese non potrà che peggiorare tra un anno. Così come cresce dal 37% al 65% chi prefigura per il futuro un aumento della disoccupazione e una grave crisi economica. Tanto che il 36% pensa di rinviare spese familiari importanti (a settembre era il 21%). Un quadro che si completa considerando che oggi il 57% di italiani valuta negativamente la condizione economica nazionale, contro il 47% dell’autunno scorso.

«Queste percezioni soggettive denotano la grande incertezza degli italiani circa gli effetti che la guerra in Ucraina potrà avere anche sul benessere del nostro Paese - commenta la professoressa Graffigna -. La psicologia dei consumi insegna che, al di là delle condizioni economiche oggettive, queste percezioni di “sentiment” sono fortemente predittive ed esplicative degli effettivi comportamenti di consumo. La corsa alle scorte di prodotti di prima necessità o che promettono una qualche forma di protezione in caso di un aggravamento del conflitto, per esempio le pillole di iodio, da una parte e dall’altra il procrastinare acquisti più impegnativi, sono la conseguenza dell’incertezza psicologica degli italiani. Un dato però - secondo Graffigna - è da sottolineare: nella prima fase acuta della pandemia, a maggio 2020, gli italiani preoccupati per la condizione economica del Paese arrivarono all’80%, quindi una tendenza decisamente più marcata rispetto a quella attuale, chiaramente dovuta all’impatto del primo lockdown e alle conseguenze che se ne iniziavano a prefigurare; la pandemia e le relative misure di contenimento, dunque, nelle percezioni soggettive degli italiani ha impattato ancora più marcatamente dell’attuale tragedia della guerra; la spiegazione psicologica è che le conseguenze del conflitto odierno, seppure preoccupino la maggior parte degli italiani, siano però al momento percepite come lontane».

Un articolo di

Sabrina Cliti

Sabrina Cliti

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