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Ucraina-Russia. Dall’escalation militare alla crisi umanitaria

16 marzo 2022

Ucraina-Russia. Dall’escalation militare alla crisi umanitaria

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In queste settimane il mondo dell’informazione sta dedicando grande spazio (e preoccupazione) all’invasione militare dell’Ucraina da parte della Russia, ai passi della diplomazia, alle ricadute di natura economica e di approvvigionamento che toccano tutti, ai possibili scenari di guerra o di pace.

Su questi temi si sono confrontati anche le studentesse del Collegio Marianum nell’ambito del progetto che vede gli ospiti dei collegi in campus di Milano utilizzare l’abbonamento ad Avvenire non solo per l’informazione quotidiana ma anche per discussioni e confronti sui temi del momento.

E in questi giorni è di scottante attualità il tema della guerra, degli orrori e delle devastazioni, con conseguenti prese di posizione da parte dei vari schieramenti in campo. Pertanto, a questo argomento è stato dedicato il primo incontro tematico, svoltosi il 15 marzo, per un confronto attivo tra le studentesse del Marianum e i relatori autorevoli che hanno aiutato ad illustrare e interpretare le intricate vicende internazionali poste dalle studentesse. Sono quindi intervenuti, dopo l’introduzione di Edoardo Grossule, coordinatore del progetto, l’ambasciatore Alessandro Minuto Rizzo, Presidente della Nato Defense College Foundation, già Segretario Generale Delegato della Nato, e lo scrittore Andrea Tarabbia, moderati dal giornalista di Avvenire Giorgio Ferrari.


Dai quesiti degli studenti è emerso il timore per una terza guerra mondiale e l’amarezza per un mondo dell’informazione imbavagliato, considerando il provvedimento che vieta in Russia di parlare di invasione e il caso della giornalista Marina Ovsyannikova che ha osato protestare pubblicamente su una guerra che non trova il consenso del popolo, e per la quale in un primo momento si sono perse le tracce, diventando icona dell’informazione libera che è l’unica arma contro i potenti.

Gli scenari che si aprono nel contesto internazionale non sono prevedibili (proprio come non erano prevedibili le evoluzioni del Covid): «Nessuno ha previsto l’invasione dell’Ucraina, tanti aspetti non sono ancora chiari, non si sa quando finirà, come finirà, perché finirà», ha affermato il giornalista Ferrari.

La storia politica degli ultimi decenni dell’ex Unione Sovietica, ora Russia, è stata brevemente descritta dall’ambasciatore Minuto Rizzo, il quale ha evidenziato, a partire dal pensiero di Putin, un’umiliazione patita dalla Russia dopo la seconda guerra mondiale da parte dell’Europa. In questo contesto, poi sfociato in una grave crisi economica, c’è stato il governo di Gorbaciov nel 1985, poi il colpo di stato del 1991, fino ad arrivare a Putin. Entrando nel merito dell’invasione in corso l’ambasciatore si è soffermato sulle possibili motivazioni dell’invasione e ha preso in esame anche i passi diplomatici fatti immediatamente prima: «Negli incontri di Putin con Biden e Macron sicuramente si sono parlati ma non si sa bene cosa si siano detti. Putin è stato male informato: sembrava che la conquista dell’Ucraina sarebbe stata rapida, invece… si è entrati in una brutta fase, che oggi può evitare ulteriori effetti nefasti solo con la trattativa».


Il professor Tarabbia, esperto di cultura russa, si è interrogato su cosa c’è di oscuro nell’animo russo e l’ha individuato nel fatto che l’Ucraina è parte della cultura russa e i russi non accettano che l’Ucraina guardi all’Occidente, alla Nato e all’Unione Europea. Ha poi richiamato la dichiarazione del patriarca Kirill, capo della Chiesa ortodossa russa: «I nostri media hanno contestato e talvolta ironizzato il suo appoggio all’invasione motivato dal fatto che l’Ucraina viva una rilassatezza di costumi, sono riconosciuti diritti agli omosessuali, ecc...Invece è di rilievo l’affermazione che quella di Putin non è solo una operazione militare, ma una operazione mistica, una specie di guerra santa, quasi che il popolo russo possa salvare il mondo con la sua visione dell’esistenza».

I collegiali presenti hanno ricevuto tanti stimoli di riflessione durante il ricco dibattito che ne è seguito, ma certamente hanno portato via la convinzione che non si possono perdere in questo modo i settant’anni di pace seguiti alla seconda guerra mondiale.

Un articolo di

Agostino Picicco

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