Dai quesiti degli studenti è emerso il timore per una terza guerra mondiale e l’amarezza per un mondo dell’informazione imbavagliato, considerando il provvedimento che vieta in Russia di parlare di invasione e il caso della giornalista Marina Ovsyannikova che ha osato protestare pubblicamente su una guerra che non trova il consenso del popolo, e per la quale in un primo momento si sono perse le tracce, diventando icona dell’informazione libera che è l’unica arma contro i potenti.
Gli scenari che si aprono nel contesto internazionale non sono prevedibili (proprio come non erano prevedibili le evoluzioni del Covid): «Nessuno ha previsto l’invasione dell’Ucraina, tanti aspetti non sono ancora chiari, non si sa quando finirà, come finirà, perché finirà», ha affermato il giornalista Ferrari.
La storia politica degli ultimi decenni dell’ex Unione Sovietica, ora Russia, è stata brevemente descritta dall’ambasciatore Minuto Rizzo, il quale ha evidenziato, a partire dal pensiero di Putin, un’umiliazione patita dalla Russia dopo la seconda guerra mondiale da parte dell’Europa. In questo contesto, poi sfociato in una grave crisi economica, c’è stato il governo di Gorbaciov nel 1985, poi il colpo di stato del 1991, fino ad arrivare a Putin. Entrando nel merito dell’invasione in corso l’ambasciatore si è soffermato sulle possibili motivazioni dell’invasione e ha preso in esame anche i passi diplomatici fatti immediatamente prima: «Negli incontri di Putin con Biden e Macron sicuramente si sono parlati ma non si sa bene cosa si siano detti. Putin è stato male informato: sembrava che la conquista dell’Ucraina sarebbe stata rapida, invece… si è entrati in una brutta fase, che oggi può evitare ulteriori effetti nefasti solo con la trattativa».