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Asia e Margherita, sfida nel segno del clima

26 gennaio 2021

Asia e Margherita, sfida nel segno del clima

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Un torneo in cui si dibatte del futuro del pianeta e ci si sfida a colpi di idee, in cui nessuno ha torto ma tutti hanno qualcosa che vale la pena ascoltare. Non è l’incipit di un film di fantascienza e neanche l’inizio di un tema intitolato “il G20 che vorrei”. È lo spirito che ha animato le squadre che hanno partecipato al contest "Exponi le tue idee", un progetto che coinvolge diverse università dell’Unione Europea promosso da WeWorld Onlus nell’ambito del progetto “End Climate Change, Start Climate of Change”, co-finanziato dalla Commissione Europea. Abbiamo parlato con due portavoce dei team finalisti che si sfideranno nell’ultimo round interno universitario a gennaio: Margherita Ronzoni della squadra As We Speak e Asia Jane Leigh del gruppo 1987. Chi si aggiudicherà la vittoria nella finale di mercoledì 27 gennaio avrà accesso allo spareggio regionale che si svolgerà a marzo 2021.

Chi siete e in che modo vi siete avvicinate a temi come il cambiamento climatico e la tutela dell’ambiente?

Margherita: Mi chiamo Margherita Ronzoni e frequento il secondo anno di Scienze politiche. Ho iniziato a interessarmi seriamente a certi argomenti durante il mio anno di studio all’estero, in California. Mentre mi trovavo lì, nel 2017, ci fu un incendio enorme che colpì soprattutto il sud dello Stato e che venne chiamato il “Thomas Fire”. Questo rogo ci costrinse a restare fuori di casa come sfollati per due settimane. Dopo quell’evento, che mi diede la sensazione di aver vissuto sulla mia pelle le conseguenze del cambiamento climatico, iniziai ad informarmi seriamente. Tornata in Italia, mi accorsi che anche da noi iniziavano le manifestazioni di Friday for Future e anche questo ha finito per avere un’influenza su di me, quasi quanto i documentari. Uno di questi ultimi, Cowspiracy, mi ha così segnato da portarmi a eliminare anche certi tipi di carne dalla mia dieta.

Asia: Il mio nome è Asia Jane Leigh e faccio parte della squadra 1987 che partecipa al “debate contest” di Exponi. Essendo una studentessa di Politiche per la cooperazione internazionale allo sviluppo era quasi inevitabile che mi avvicinassi prima o poi a questi temi: mi interessano molto e li ho ritrovati anche nel mio percorso di studi. In generale, credo però che si tratti di argomenti che ormai dovrebbero interessare tutti. Questa esperienza del contest, oltre a essere bellissima in sé, mi sta insomma portando ad approfondire ancora di più discorsi in cui mi ero già imbattuta ma di cui non sapevo ancora molto, soprattutto a livello teorico.

Credete che tanti giovani siano ormai davvero sensibili verso certi argomenti? O temete che tutto l’interesse che si è creato attorno a certe tematiche sia solo in gran parte figlio di mode?

M: Non voglio credere che tutto questo interesse sia figlio soltanto di una moda. Penso che noi giovani siamo stati davvero sensibilizzati sull’argomento, anche se non ancora a sufficienza. Sicuramente le manifestazioni che ci sono state hanno contribuito a far fare alle persone scelte più ecosostenibili: ormai la gente ha iniziato a riflettere davvero su certi problemi e a cercare maniere per provare a risolverli, diminuendo l’impatto ambientale delle proprie azioni quotidiane. È troppo per pensare che si sia di fronte a semplici trend passeggeri: soprattutto i ragazzi si sono resi conto che l’emergenza climatica è un qualcosa di reale e che avranno un ruolo importante quando si troveranno ad affrontarla da protagonisti nel prossimo futuro.

A: Io credo che si siano create un po’ di mode, inutile negarlo, ma pazienza: si tratta di temi di cui ormai non si può più fare a meno di parlare perché ne dipende il nostro futuro. Sappiamo benissimo che nelle condizioni attuali il domani rimane particolarmente incerto quindi, soprattutto parlando di cambiamenti climatici, è chiaro che sia arrivato il momento di agire. Non ho dubbi che si tratti di tematiche che nei prossimi anni saranno ancora più discusse, soprattutto se non faremmo qualcosa subito per rimediare ai certi errori.

Pensate che un contest come Exponi sia funzionale per veicolare diverse idee e vari punti di vista?

M: Secondo me sì. Per ora abbiamo toccato aspetti comunque importanti del cambiamento climatico: abbiamo parlato di agricoltura intensiva ed estensiva ma pure di come anche i viaggi low-cost possano avere un impatto! Questa formula, in cui ci concentriamo sulle diverse facce del problema, mi piace.

A: Io credo che sia un ottimo modo per iniziare un dialogo. In realtà è interessante perché il dibattito fa confrontare due poli opposti con due visioni differenti: in questo modo si rappresenta anche il manicheismo della società odierna, in cui troppo spesso si prende coscienza ognuno delle proprie posizioni e finisce lì. Con questa formula però a volte finisci per sostenere anche cose di cui tu stesso non sei poi così sicuro, mettendoti più facilmente nei panni dell’interlocutore e questo è fondamentale se vuoi portare davvero sviluppo e cambiamento nel mondo. Non si va da nessuna parte se non si accetta il confronto reale con l’altro. Il dibattito diventa insomma lo strumento perfetto per andare ad analizzare certi temi, dal mio punto di vista, perché ti fa considerare davvero l’altro.

Vi eravate già confrontate con amici o comunque coetanei su questi temi prima di Exponi?

M: Assolutamente sì! Per fortuna sono in un gruppo di amici che si confronta tanto su certe cose e che ha molta coscienza su determinati argomenti. Si informano e conoscono benissimo l’impatto che ognuno di noi ha sulla Terra. Capita spesso che ci confrontiamo, quasi quotidianamente, e mi piace molto questo continuo scambio di idee.

A: Sì, anche perché banalmente in un corso come Politiche per la cooperazione internazionale allo sviluppo è quasi automatico che si finisca a parlare anche di questi argomenti. Poi, in generale, la nostra generazione è abituata ad affrontare certi discorsi: basta che qualcuno sia andato a un Friday for Future per far venire fuori il discorso su certi temi. Più si è giovani, più è facile che si affrontino certe tematiche anche tra amici.

Come vedete il futuro?

M: Sogno un futuro in cui l’emergenza climatica venga davvero messa al primo posto e presa con la necessaria serietà. Sarebbe bello riuscire a superare certi problemi, anche attraverso un adattamento della nostra vita quotidiana. Vorrei vivere in un mondo in cui siamo in pace con noi stessi e soprattutto con il nostro Pianeta, apprezzando finalmente di più quello che rischiava di essere perso per sempre.

A: Io vorrei essere positiva. Forse la nostra generazione sta davvero comprendendo che bisogna fare qualcosa di concreto. Sono ottimista soprattutto quando penso ai ragazzini più piccoli di noi: ci sono tantissimi studenti delle medie o delle superiori che vanno ai Friday for Future ben consci che non basti presentarsi a certe manifestazioni per aver fatto il proprio dovere. Ovviamente non so se sarà così facile perché passare dalle parole ai fatti è complicato però io vedo che qualcosa si sta muovendo, basti pensare a quante auto elettriche si vedono in strada ultimamente. Ecco, ho il dubbio che forse siano i nostri Stati na non avere ancora del tutto chiaro come muoversi… però io voglio sperare che non sia davvero troppo tardi. Si può fare ancora qualcosa, quantomeno mi piace pensarlo.

Un articolo di

Manuel Santangelo

Scuola di Giornalismo

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