Che cosa ha da raccontare, ai ragazzi di oggi, Viktor Emil Frankl, psicoterapeuta austriaco che durante la Seconda guerra mondiale fu prigioniero in quattro campi di concentramento, fra cui Auschwitz e Dachau?
Lo hanno spiegato innanzitutto loro, gli studenti di tre scuole superiori che hanno partecipato a “Chi ha un perché nella vita…”, incontro conclusivo del PCTO su Orientamento e Resilienza in relazione al Giorno della Memoria, organizzato dalla Facoltà di Scienze della formazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore in collaborazione con tre istituti scolastici piacentini: Romagnosi, Volta di Castelsangiovanni e Istituto paritario Marconi. Così sintetizza l’esperienza fatta Letizia Tagliaferri, studentessa dell’Istituto Marconi: «Frankl dice che mai bisogna perdere la speranza perché è quest’ultima che spinge il genere umano a progredire». Considerazioni come questa nascono dal progetto della Cattolica, che prevedeva la lettura integrale di “L’uomo alla ricerca di senso” di Viktor Frankl, un testo che racconta l’esperienza dell’autore nei campi di concentramento dal punto di vista di uno psicologico.
Daniele Bruzzone, docente della facoltà di Scienze della formazione, spiega infatti che l’iniziativa proposta a tre scuole superiori, tramite la lettura del libro di Frankl, consente «ai ragazzi di trarre molti messaggi che li riguardano in prima persona. Quel libro parla di fatica, di cosa ci aiuti a vivere le situazioni più complicate, dell’importanza di avere una prospettiva nella vita e di trovare un significato per cui spendersi proprio in termini di resilienza».
I ragazzi hanno rappresentano sulla scena emozioni, riflessioni e considerazioni ispirate dal libro di Frankl, del quale quest’anno ricorrono i 120 anni dalla nascita. Gli studenti hanno anche avuto l’opportunità di incontrare, collegato da Vienna, Alexander Vesely, nipote di Viktor Frankl e regista del film “Viktor & I”, e di intervistarlo direttamente per chiedere cosa abbia significato crescere con il nonno.
Antonella Arioli, dell’Università Cattolica, ha guidato il laboratorio con gli studenti, propedeutico alla messa in scena teatrale dell’educatore e formatore Mattia Cabrini. «Con i ragazzi abbiamo ragionato sulle cose che più li hanno colpiti - dice Arioli - sono emerse riflessioni che hanno poi attualizzato: hanno parlato di libertà interiore, del fatto che vi siano lager che ci portiamo dentro e che non hanno a che fare con le costrizioni della libertà materiale, che invece è tanta. Gli studenti hanno parlato di giudizi, di condizionamenti, della sensazione che qualcosa li limiti, non facendoli sentire liberi di compiere le scelte. Anche i diritti delle persone sono stati al centro del confronto».
I ragazzi che hanno partecipato al progetto sottolineano cosa questa iniziativa abbia restituito. Ad esempio Francesco Rossetto, dell’Istituto Romagnosi. «È stata un’esperienza importante per noi ragazzi - dice - che ha posto il focus su un evento fondamentale del XX secolo. È stato un modo diverso di avvicinarsi all’Olocausto. Siamo stati ad Auschwitz, abbiamo letto il libro, ne abbiamo parlato in classe e abbiamo messo in scena uno sketch nella speranza che tanti giovani conoscano sempre più questa tragedia: è stata davvero un’esperienza introspettiva e allo stesso tempo anche attuale».
Altri hanno ritrovato tracce di se stessi. «Ho perso da qualche mese mia nonna - dice ad esempio Letizia Tagliaferri - lei era molto legata alla memoria dell’Olocausto perché nata alla fine della Seconda guerra mondiale. Il messaggio che mi ha lasciato è che non basta poco tempo di riflessione per ricordare una persona, occorre invece andare nei luoghi dove si consumano le tragedie per vedere con i propri occhi. Non essendo in guerra, noi ragazzi non possiamo comprendere quale sia il senso di perdere tutto».
Un insieme di laboratori, quelli del progetto in Cattolica, che hanno seminato memoria e riflessioni. Lo sottolinea una studentessa del liceo Volta di Castelsangiovanni: «Conoscere l’Olocausto, conoscerlo attraverso il libro di Frankl, è qualcosa che segna e che allo stesso tempo insegna».