Il presidente Ali Bongo Ondimba del Gabon, paese dell’Africa occidentale, aveva concepito nel 2021 l’idea originale e divertente di portare della neve nel suo paese. Un’operazione che, certo, non sarebbe stata a costo zero per le casse dello stato africano, la cui ricchezza - non equamente distribuita - è basata sul petrolio. Di religione islamica, amico del calciatore Leo Messi, con interessi occulti in società calcistiche, a cui è persino capitato di fare da autista (Bongo dispone di nove auto di lusso) durante una visita del campione argentino a Libreville. Playboy e appassionato di musica funk, si dice che non sia figlio biologico, ma che sia stato adottato da Bongo padre durante la guerra del Biafra (!). Una famiglia, quella di Bongo padre e Bongo figlio, che “regna” incontrastata da oltre cinquant'anni su poco più di un milione di abitanti in un Paese dall'estensione quasi paragonabile all’Italia. Fino al 30 agosto 2023.
Si tratta di un'epidemia di colpi di stato che attraversa tutta l’immensa regione africana, dal Mar Rosso all'Atlantico, oppure l’evento verificatosi in Gabon è una realtà interconnessa ma differente? In questo caso, l’esercito, con l'appoggio entusiasta della popolazione, difende il recente risultato elettorale dagli illeciti e dalla corruzione di cui il presidente Bongo viene accusato. Sono i “presidenti dinosauri” che basano il loro potere cleptocratico sulla forza dell’esercito, che ora è venuta a mancare nel caso del Gabon. In assenza di un reale consenso politico della popolazione, essi accaparrano le ricchezze derivanti soprattutto dalle risorse naturali, con l’importante ruolo svolto dalla Cina (principale importatore del petrolio gabonese). Il generale Nguema, comandante della guardia repubblicana, ha preso il potere e si è autoproclamato nuovo presidente il 30 agosto 2023. Nguema è anche un uomo d’affari, considerato un milionario, con investimenti immobiliari negli Usa. Un’attività condivisa dalla famiglia Bongo, che possiede un notevole portafoglio comprendente fino a 39 proprietà immobiliari a Parigi.
Il Gabon ospita una significativa presenza militare di provenienza parigina, eredità del passato coloniale francese. La cosiddetta “Françafrique” ha caratterizzato numerosi stati dell'Africa subsahariana occidentale con una forte influenza economica rappresentata dal franco francese e un’ingerenza politico-militare. Tuttavia, negli ultimi anni e mesi si è assistito a una vera e propria cacciata dei rappresentanti diplomatici francesi, che erano alleati e sostenitori dei presidenti “dinosauri”. Nel 2023, Paul Biya, che ha addirittura 90 anni, è stato eletto per l’ottavo mandato ed è scoppiato un colpo di stato in Camerun. Nello stesso anno, Macky Sall è stato eletto per il terzo mandato in Senegal, seguito da un colpo di stato. Nel 2023, Alassane Ouattara è stato eletto presidente per il quarto mandato, ma si è verificato un colpo di stato in Costa d’Avorio. Potrebbe il sentimento antifrancese essere il comune denominatore? Il ciclo di instabilità innescato dai recenti colpi di stato in Africa occidentale è anche il risultato delle forti contrazioni economiche, delle drammatiche disuguaglianze e delle crescenti influenze esterne, coinvolgenti “nuovi” attori come la Russia, che crea reti di disinformazione nei paesi africani, e i paesi arabi, oltre alla Cina.
E l’Africa continua ad essere l’Eldorado ambito da tutti? Ecco la drammatica questione.