NEWS | 100 storie

"Cosa mi è rimasto della Cattolica? lo spirito che si respirava nella cappella dell’adorazione"

03 maggio 2021

"Cosa mi è rimasto della Cattolica? lo spirito che si respirava nella cappella dell’adorazione"

Condividi su:

L’Università Cattolica fa parte della mia vita per i tre anni in cui sono stato a Milano per gli studi alla Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale.  Tre anni, quelli, densi di avvenimenti per la Cattolica. Vi sono arrivato nei giorni della prima occupazione, novembre 1967. Ricordo mons. Carlo Colombo piangere all’annuncio di tale occupazione e delle tensioni seguite. Erano gli anni del Rettore Ezio Franceschini e poi di Giuseppe Lazzati e tra i docenti di Sofia Vanni Rovighi e di Gustavo Bontadini. Tre i nomi di quei giorni, Pero, Capanna, Spada.  Negli anni 1967-1970 sono stato assistente spirituale del Collegio Augustinianum, Direttore Roberto Ruffilli. In tale Collegio ho conosciuto l’Italia, incontrando per la prima volta studenti della Sicilia, della Calabria e del Friuli (ben prima del terremoto del ’76), che mi hanno preparato alle successive responsabilità educative facendomi conoscere l’Università e la città come mai le avrei conosciute senza di loro. Dell’Augustinianum, adiacente all’Università, conservo il ricordo del sobrio mini elenco degli allievi. Le turbolenze contestative ne hanno poi causato il cambio di sede. Studenti di allora mi hanno messo in contatto con la parrocchia di Limbiate, poco a nord di Milano, per il ministero domenicale, e altre conoscenze mi hanno offerto la possibilità d’un mese, agosto 1968, a Bristol. La vicinanza di mons. Carlo Colombo mi faceva incontrare personalità come l’arcivescovo card. Giovanni Colombo e don Luigi Giussani, mentre, grazie a mons. Enea Selis, noi assistenti spirituali venivamo in contatto con il biblista Enrico Galbiati e, a Camaldoli, il monaco Benedetto Calati. Di quegli anni ricordo nella città di Milano il trauma della bomba alla Banca dell’Agricoltura di Piazza Fontana e la pesantezza del clima sociale che ne è seguito. Ricordo anche il disgusto del card. Michele Pellegrino per il massimalismo degli studenti in una assemblea in aula magna. Cosa mi è rimasto della Cattolica? Più ancora della bellezza dei chiostri bramanteschi, ricordo lo spirito che si respirava nella cappella dell’adorazione con tanti che vi entravano per la preghiera breve o prolungata, docenti studenti e amministrativi. Due piccoli segni, quasi sacramenti di fede e di cultura, mi hanno sempre accompagnato nei vari spostamenti e compiti negli anni successivi: due mini volumi acquistati nella libreria interna di fronte alla cappella dell’adorazione, la Bibbia tascabile della LEF e della Hoepli la Divina commedia.

Una testimonianza di

Don Francesco Massagrande

Condividi su:

Newsletter

Scegli che cosa ti interessa
e resta aggiornato

Iscriviti