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Cosa resta dell’ideologia?

03 maggio 2023

Cosa resta dell’ideologia?

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Siamo abituati a ritenere che l’epoca delle ideologie si sia definitivamente conclusa sul finire del Novecento. Ma è proprio vero? Le «grandi narrazioni» ottocentesche hanno certamente perso gran parte del loro fascino, ma molti studiosi ritengono che le ideologie sopravvivano anche nella politica contemporanea. Per riconoscerle, per comprendere il loro legame con il passato e per interpretare la loro influenza odierna, abbiamo però bisogno di nuovi strumenti teorici ed empirici.

È proprio attorno a questo obiettivo che discuteranno politologi di atenei italiani e stranieri nei due giorni del convegno “Cosa resta dell’ideologia? Concetti, teorie, metodi di ricerca”, che si terrà a Brescia, nella sede di Via Trieste dell’Università Cattolica, il 4 e 5 maggio.

Nel corso dei lavori, organizzati da Polidemos (Centro per lo studio della democrazia e dei mutamenti politici) in collaborazione con l’Osservatorio Democrazia a Nordest dell’Università di Padova e la Società Italiana di Scienza Politica (SISP), saranno innanzitutto oggetto di discussione i diversi metodi di indagine utilizzati per studiare le ideologie contemporanee, ma verranno anche illustrati i risultati di ricerche sul repertorio ideologico di formazioni populiste e radicali, sull’ideologia tecnocratica, sull’intreccio fra ideologie ‘sottili’ e vecchie linee di frattura.


Ormai quasi trentaquattro anni fa, la caduta del Muro che divideva in due l’Europa non concluse solo la stagione della Guerra fredda, ma pose simbolicamente la parola «fine» anche all’epoca delle ideologie. Un’epoca iniziata per molti versi nel Diciottesimo secolo, quando gli intellettuali illuministi iniziarono a dipingere la storia come un interminabile «progresso», e continuata nei due secoli seguenti. Proprio nel 1989 quell’epoca terminò. E il «sol dell’avvenire», i cui raggi erano diventati nel tempo sempre più tiepidi, si tramutò repentinamente in un crepuscolo, portando con sé l’ideologia ‘forte’ per eccellenza, quella su cui tutte le visioni alternative si erano modellate.

A profetizzare la «fine delle ideologie» era stato in realtà, già all’inizio degli anni Sessanta, il sociologo americano Daniel Bell. A suo avviso, il rapido sviluppo economico delle società occidentali e la diffusione del benessere anche presso le classi lavoratrici avrebbero fatto declinare i grandi sistemi dottrinari. I conflitti si sarebbero così tramutati in contrasti fra proposte pragmatiche, interne a una cornice di valori condivisi. Paradossalmente, solo alcuni anni dopo la previsione di Bell si scontrò con una clamorosa smentita, perché emersero ovunque conflitti in cui proprio le ‘vecchie’ ideologie giocavano un ruolo tutt’altro che secondario. Ma alla fine degli anni Settanta la previsione di Bell iniziò davvero a diventare una formidabile fotografia di un presente che tagliava i ponti con tutti i progetti di trasformazione radicale coltivati dalle «grandi narrazioni». E da allora – prima ancora che a Berlino il Muro mostrasse le prime crepe – tutti ci siamo convinti di vivere in un mondo ‘post-ideologico’.

A distanza di più di tre decenni, ci possiamo chiedere però se le cose stiano davvero così. E non tanto perché, a ben guardare, anche la tesi della «fine delle ideologie» potrebbe essere considerata come un’ideologia. Ma soprattutto perché la discussione pubblica non ha affatto lasciato posto a pacate argomentazioni razionali. Complici le trasformazioni comunicative, la polarizzazione nelle posizioni politiche è anzi cresciuta. E hanno fatto la comparsa leader e partiti dalle posizioni radicali, che non si richiamano alle ‘vecchie’ ideologie, ma che sembrano comunque provvisti di un armamentario ideologico, spesso assai poco elaborato ma in grado di mobilitare. Il populismo, il nazionalismo e l’ecologismo sono stati per esempio definiti ideologie «sottili»: ideologie con un cuore concettuale estremamente semplice, ma che proprio per questo possono combinarsi con valori di destra o di sinistra, progressisti o conservatori.

Forse allora le ideologie non sono davvero scomparse. Semplicemente, siamo stati noi – ancorati a un’immagine ingombrante dell’ideologia, segnata dalla «politica assoluta» del Novecento – a non riconoscerle più. Ed è anche per questo che dobbiamo aggiornare i nostri strumenti di interpretazione. Riconoscendo forse che anche la politica contemporanea è popolata da ideologie. Anche se si tratta di camaleontiche e spesso sfuggenti ideologie ‘sottili’.

 

 


Testo pubblicato sull'edizione di mercoledì 3 maggio del Giornale di Brescia

Un articolo di

Damiano Palano

Damiano Palano

Direttore Dipartimento di Scienze politiche - Università Cattolica

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