L'Europa, e non solo, è sempre più in mano alle destre. Radicali o estreme che dir si voglia. La vittoria della coalizione guidata da Giorgia Meloni alla vittoria delle elezioni politiche italiane dello scorso 25 settembre è l'ultimo capitolo, sicuramente tra i più rilevanti, di un'ascesa partita all'alba del XXI secolo. Ma quali sono le motivazioni economiche e sociali di questa tendenza? Quali sono le categorie corrette per catalogare questi fenomeni? Ci sono ancora elementi ideologici in questi movimenti? Ma, soprattutto, quale sarà la loro evoluzione una volta raggiunto il potere?
Con questi interrogativi, mercoledì 26 ottobre, il professor Damiano Palano, direttore del Dipartimento di Scienze politiche, ha aperto l'incontro, promosso da Polidemos, in cui è stato presentato il volume curato da Valerio Alfonso Bruno "Populism and Far-Right. Trends in Europe" (EDUCatt, 2022).
«È arrivato il momento di fare chiarezza - ha aggiunto Palano - e cercare di analizzare le differenze tra le formazioni populiste e la destra vera e propria. Le prime sono nate in una stagione che ha visto la nascita di varie formazioni politiche, in Italia il M5s, e che forse è terminata. Adesso è giunto il momento di analizzare il populismo di destra e le varie anime che la compongono che sono state capaci di intercettare le necessità dei cittadini europei e non».
Sulla questione terminologica Valerio Alfonso Bruno ha spiegato che 'far right' è quel che si può definire come 'umbrella concept', ovvero in grado di raccogliere tutto, e il tentativo di tradurlo in italiano con 'destra radicale' o 'estrema destra' risulta improprio. Questo perché, in Italia, lo specchio politico, a destra, risulta sempre più esteso ma anche più sfumato. Tra centrodestra e destra radicale, su molti temi, non è delineato in modo chiaro.
E all'estero qual è la situazione? «Se da una parte i partiti tradizionali si sono radicalizzati - ha spiegato Bruno - dall’altro i movimenti di estrema destra sono stati normalizzati se non proprio sdoganati. In Spagna Vox è il terzo partito nazionale. In Svezia il partito neonazista ha preso il 20% alle elezioni e attualmente fa parte della coalizione di governo».