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Daniele De Luca, il medico che salva i neonati di Parigi

04 maggio 2022

Daniele De Luca, il medico che salva i neonati di Parigi

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«Ho voluto fare il medico sin dall’età di tre anni. E, onestamente, non avrei saputo cos’altro scegliere». Ha avuto sempre le idee chiare sul suo percorso professionale Daniele De Luca, laureato in Università Cattolica, ordinario di Pediatria all’Università Paris Saclay e direttore Rianimazione Neonatale all’Ospedale “A. Béclère” di Parigi. Ed effettivamente quando lo incontriamo nei chiostri di largo Gemelli per intervistarlo viene quasi spontaneo immaginarlo con il camice bianco e lo stetoscopio al collo mentre si aggira tra le corsie dell’ospedale per salvare piccole vite umane. O alla guida di giovani specializzandi prodigo di insegnamenti e di consigli pratici.

Romano, 44 anni, Daniele De Luca è presidente della European Society for Pediatric and Neonatal intensive Care (Espnic). Il presidente Sergio Mattarella lo scorso marzo l’ha nominato cavaliere della Repubblica con queste motivazioni: “Direttore della più grande rianimazione neonatale di Francia, più giovane professore ordinario di pediatria di Francia e tra i più giovani in Europa, ha promosso lo sviluppo della neonatologia italiana creando una scuola della specialità con specializzandi e dottorandi italiani a Parigi e con le sue ricerche ha, tra le altre cose scoperto la trasmissione transplacentare del virus SARS-CoV-2, dando lustro all’immagine del nostro Paese”.

«Un grande onore», commenta il professor De Luca. «È un importante riconoscimento per il mio lavoro scientifico e clinico effettuato all’estero ma anche per la Medicina italiana e ancor di più per la Neonatologia».

Una formazione medica, la sua, realizzata tutta in Università Cattolica: laurea, scuola di specializzazione, dottorato. «La mia è stata una scelta di eccellenza “obbligata”: vivendo a Roma la facoltà di Medicina principale è stata sempre quella della Cattolica, cui si aggiunge qualità di assistenza sanitaria del Policlinico Gemelli», racconta il professor De Luca.

 

Un articolo di

Katia Biondi

Katia Biondi

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A Parigi dal 2013, è diventato subito primario della divisione di Pediatria e di Rianimazione neonatale dell’Ospedale “A. Béclère” dell’Università Paris Saclay. Dal 2015 è professore associato di Pediatria e dal 9 aprile 2021 ordinario nella medesima disciplina. Insomma, un traguardo da medaglia d’oro, per utilizzare una metafora sportiva, che in Italia sarebbe stato quasi impossibile raggiungere. «Si è trattato di una grande sfida per me», ribatte il professor De Luca. «Anche se caratterizzata da ostacoli e difficoltà superate e affrontate grazie alla formazione ricevuta». E aggiunge: «Come diceva padre Gemelli l’Università è un luogo dove bisogna sviluppare pensiero critico. A distanza di qualche anno, se guardo agli anni trascorsi in Cattolica, mi rendo conto come noi studenti di allora siamo stati in grado di farlo con grande serenità, gioia, spensieratezza. Ricordo ancora quel periodo in cui ci preparavamo ad avere responsabilità sempre maggiori che oggi ricopro in virtù di questo insegnamento».

Chi sceglie la professione medica sa che svolge un importante “missione”: prendersi cura dell’altro. «Il medico in generale, e in particolare quello universitario, è una figura ibrida che, da un lato, ha il compito di curare le persone: ed è quello che faccio tutti i giorni, in rianimazione. Dall’altro lato, però, deve anche insegnare, trasmettendo agli altri quello che ha imparato quotidianamente». Tuttavia, «il medico universitario si distingue per un’altra fondamentale caratteristica: deve fare ricerca, trovando nuovi modi per rispondere al bisogno di salute dei pazienti. Un imperativo che sento ancora più forte quando curo i bambini mi chiedo sempre che cosa posso fare di più per loro e che cosa posso fare domani rispetto a oggi quando mi si presentano casi complicati».

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