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Dante, i Papi e... l'Università Cattolica

25 marzo 2021

Dante, i Papi e... l'Università Cattolica

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La profondità del pensiero teologico di Dante, oltre che la poesia universalmente riconosciuta, hanno costituito elementi di studio per tutti i liceali. Ma non è noto a tutti che Dante sia stato apprezzato e citato dai Papi, in particolare da quelli dell’ultimo secolo (dato che con i Pontefici suoi contemporanei i rapporti non sono stati idilliaci, come denotano alcuni canti dell’Infermo nella Divina Commedia). Lo dimostra il volume "...non fa scïenza, sanza lo ritenere, avere inteso. Dante nei testi degli ultimi Pontefici. A cinquant’anni dall’Altissimi cantus” (Vita e Pensiero 2015) a cura di Giuseppe Frasso, ora emerito di Filologia della letteratura italiana, e Michele Faldi, direttore Offerta formativa, Promozione, Orientamento e Tutorato.

Tale testo, pubblicato dall’editrice dell’Università Cattolica, per i 700 anni dalla morte dell’Alighieri, e definito dal rettore Franco Anelli nella prefazione “un contributo originale, coerente con l’identità del nostro Ateneo”, raccoglie gli interventi dei Papi negli ultimi cento anni occasionati da eventi legati ad anniversari danteschi significativi ma anche da discorsi per lo più rivolti ad intellettuali e a esponenti della cultura in cui il poeta fiorentino viene citato a supporto del magistero per dare evidenza a concetti che riguardano il mondo delle arti, delle lettere, della scienza, partendo dal 1914 con Benedetto XV, passando per Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, fino a Papa Francesco.

Particolare evidenza viene data al magistero di Paolo VI, autore peraltro della lettera Altissimi cantus, in occasione del settimo centenario della nascita del poeta fiorentino, che cadeva proprio nell’anno conclusivo del Concilio Vaticano II. E significativamente il Pontefice promulgò tale lettera il 7 dicembre 1965, il giorno prima della chiusura del Concilio, donando ai padri conciliari una copia della Divina Commedia.

Come si evince dal saggio del professor Frasso “Paolo VI e Dante”, contenuto nel volume, Giovanbattista Montini da umanista, ben conosceva la produzione dantesca e anche nei suoi scritti giovanili si trovano frequenti riferimenti al poeta fiorentino.

Nella lettera Altissimi cantus il beato Paolo VI affermava: «Dante è nostro, possiamo ben ripetere; e ciò affermiamo non già per farne ambizioso trofeo di gloria egoista, quanto piuttosto per ricordare a noi stessi il dovere di riconoscerlo tale, e di esplorare nella opera sua gli inestimabili tesori del pensiero e del sentimento cristiano, convinti come siamo che solo chi penetra nell’anima religiosa del sovrano Poeta può a fondo comprenderne e gustarne le meravigliose spirituali ricchezze». Nella circostanza il Papa chiese all’Ateneo dei cattolici italiani di istituire una cattedra di Filologia dantesca, fonte di ispirazione per gli studi letterari.

Il 31 gennaio 1966, ricevendo i Comitati italiani ed esteri della Società Dante Alighieri, ebbe ad affermare: “L’augurio è che, nel nome di Dante, oggi come nelle passate epoche della sua storia, il Popolo italiano trovi un fattore di unità spirituale. È questo, ci sembra, l’insegnamento concreto e suasivo che ci viene dalle pagine dell’Alighieri, e che può bene assurgere a emblema conclusivo, a ricordo, a consegna di queste celebrazioni centenarie”.

Circa l’ammirazione di Paolo VI per Dante vale la pena ricordare che inviò una croce d’oro per la tomba del poeta a Ravenna e una corona aurea d’alloro da incastonare nel battistero di Firenze.

Il volume di Frasso e Faldi ricostruisce anche l’apporto che l’Università Cattolica ha dato allo studio dantesco dal punto di vista letterario e religioso, avendo istituito – proprio per volontà di Paolo VI – la cattedra di Filologia dantesca.

Attualmente l’attenzione a Dante è data dalla Scuola Estiva Internazionale di Studi Danteschi, attiva dal 2007 e promossa tra gli altri dagli stessi Frasso e Faldi in collaborazione con il Centro Dantesco di Ravenna dei Frati minori conventuali, e dal 2015 con l’Università degli Studi di Verona.

A tal proposito il dottor Faldi scrive nel capitolo sugli studi danteschi in Cattolica: «L’Università Cattolica e il Centro Dantesco hanno voluto configurare la Scuola come una settimana residenziale composta di corsi – strutturati in moduli didattici intensivi ciascuno dedicato a uno specifico argomento dantesco –, seminari, visite guidate a luoghi danteschi e conferenze pubbliche; un vero e proprio learning environment dove fosse possibile scoprire più da vicino, con l’aiuto di illustri specialisti, la figura dell’Alighieri, le sue opere, il suo pensiero. La Scuola, così immaginata, ha assicurato in questi anni una formazione altamente qualificata, offrendo a laureati, dottorandi e dottori di ricerca, giovani ricercatori, docenti universitari, insegnanti e cultori della materia italiani e stranieri, un momento prezioso di scambio di esperienze, un arricchimento reciproco necessario per comprendere più a fondo la complessità e la grandezza dell’«altissimo poeta», all’interno di un’occasione privilegiata di incontro e scambio tra persone di diversa provenienza culturale e geografica, accomunate dall’interesse per l’Alighieri e la sua poesia».

Il rettore Anelli, nella prefazione, ribadisce che tale pubblicazione è «un modo per ricordare il contributo che l’Università Cattolica del Sacro Cuore assicura, sin dalle proprie origini, all’avanzamento degli studi danteschi e alla divulgazione dei testi dell’Alighieri. Nel tempo, il lavoro di generazioni di ricercatori e di maestri come il Servo di Dio Giulio Salvadori (al quale padre Gemelli, nel 1923, affidò la prima cattedra di Lingua e Letteratura Italiana), Mario Apollonio, Giuseppe Billanovich e altri ancora, oltre a portare alla pubblicazione di contributi scientifici di valore internazionale, ha formato moltissimi giovani nella frequentazione dell’opera dantesca da cui hanno potuto attingere bellezza, forza morale, guida spirituale e sensibilità umana».

Siamo certi che la seconda edizione di tale pubblicazione (che auguriamo!) conterrà la lettera che viene oggi promulgata da Papa Francesco Candor Lucis aeternae per tale significativo centenario, che sviluppa quanto il Pontefice ebbe a scrivere il 5 maggio 2015 in occasione della celebrazione del 750° anniversario della nascita di Dante Alighieri, definito «profeta di speranza, annunciatore della possibilità del riscatto, della liberazione, del cambiamento profondo di ogni uomo e donna, di tutta l’umanità. Egli ci invita ancora una volta a ritrovare il senso perduto o offuscato del nostro percorso umano e a sperare di rivedere l’orizzonte luminoso in cui brilla in pienezza la dignità della persona umana. Onorando Dante Alighieri, come già ci invitava a fare Paolo VI, noi potremo arricchirci della sua esperienza per attraversare le tante selve oscure ancora disseminate nella nostra terra e compiere felicemente il nostro pellegrinaggio nella storia, per giungere alla meta sognata e desiderata da ogni uomo: "L’amor che move il sole e l’altre stelle" (Par. XXXIII, 145)».

Un articolo di

Agostino Picicco

Agostino Picicco

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