Il professor David Johnston - avvocato nei tribunali della Scozia e professore onorario presso la University of Edinburgh Law School, già docente di diritto civile all’Università di Cambridge dal 1993 al 1999 e visiting presso le università di Parigi I, Parigi V, Osaka e Berkeley – in queste settimane è all’Università Cattolica in qualità di visiting professor. È ospite dalla cattedra di Diritto internazionale dedicata a Giorgio Balladore Pallieri affidata, a rotazione, a illustri studiosi di Università straniere, al fine di arricchire l’offerta dei corsi impartiti in lingua inglese per consentire agli studenti di Giurisprudenza di entrare in contatto sia con metodi di insegnamento sperimentati altrove sia con sensibilità e culture diverse dalla nostra. A lui abbiamo rivolto qualche domanda sulla sua esperienza didattica in Cattolica, il rapporto con gli studenti e i colleghi.
Professor Johnston, in cosa consiste il suo corso? «L’obiettivo principale delle mie lezioni è fornire agli studenti una comprensione generale delle somiglianze e delle differenze tra il diritto romano e il common law, con particolare riguardo a come il diritto romano può aver influenzato lo sviluppo del common law in Inghilterra. L’argomento principale del mio corso è il diritto contrattuale, con qualche accenno alla lex Aquilia e al diritto dei trust. Il corso si concentra sulle somiglianze e le differenze tra i metodi giuridici impiegati dai giuristi romani e dagli avvocati e giudici di common law, al fine di dare un’idea dello sviluppo e delle caratteristiche principali del common law e dei tipi di ragionamento che utilizza, in antitesi ai metodi del diritto romano e dei sistemi basati su di esso».
Qual è il contributo che può dare la sua attività di visiting professor? «Dal mio punto di vista il “valore aggiunto” è quello di potermi concentrare, riflettere e discutere su argomenti di interesse comune con i colleghi, soprattutto nel campo del diritto romano e della storia del diritto, libero dalla distrazione del mio lavoro quotidiano a Edimburgo. E tutto questo grazie anche a un ambiente molto congeniale come quello dell’Università Cattolica. Per gli studenti e i colleghi, spero che il mio insegnamento e la mia presenza possano rivelarsi fruttuosi. Anche se non sta a me giudicare».
Queste forme di insegnamento possono dare benefici alla carriera professionale di chi si laurea in Giurisprudenza? «Poiché il mercato dei servizi legali è globale, gli studenti che hanno seguito il corso dovrebbero trovare che l’acquisita comprensione di base dei sistemi di common law può essere utile ai fini di un avanzamento nella loro carriera. Oltre a questo, lo studio attento dei testi giuridici - sia romani che inglesi - è sempre fondamentale per sviluppare le capacità analitiche. Queste abilità serviranno nel prosieguo della loro carriera universitaria».
Come è stato accolto il suo corso dagli studenti della Cattolica? «Sembrano essere interessati e hanno posto domande stimolanti, soprattutto quando abbiamo confrontato il diritto attuale in Italia con le regole del diritto romano e del common law».
Può fare un bilancio di questa sua esperienza accademica? «In Cattolica ho trovato un ambiente accogliente e amichevole, ed è stato un piacere ritrovare colleghi di lunga data e conoscerne di nuovi. Amicizie e incontri che hanno favorito scambi di idee e discussioni interessanti in diverse occasioni, soprattutto a pranzo. Senza dimenticare l’opportunità di migliorare le mie competenze linguistiche italiane».