Dall’analisi risulta che le prime differenze tra i partecipanti si trovano nelle principali fonti di reddito: quasi una donna su 3 non risulta avere fonte di reddito (per gli uomini la proporzione è uno su 5), mentre le donne che hanno una fonte integrativa di reddito sono la metà rispetto agli uomini. Inoltre, quasi una donna su 3 percepisce come insufficienti le proprie conoscenze in ambito finanziario, a dispetto dei maschi. Interessante è specificare come questo gap non derivi da una differenza di genere nell’educazione finanziaria ricevuta in famiglia, che risulta, invece, omogenea. L’insicurezza delle donne riguardo le proprie conoscenze non si modifica neppure di fronte al titolo di studio: tra le donne che hanno intrapreso studi economici solo la metà ha esperienza in investimenti finanziari. Le donne, poi, sono più restie a investire e sono molto più prudenti (circa il 50% non prenderebbe alcun rischio contro il 35% degli uomini) e cercano meno frequentemente consigli finanziari attraverso canali professionali, attivando invece in misura maggiore canali informali come amici e parenti.
«Come Banca il nostro impegno è da sempre promuovere iniziative volte alla creazione di una vera e propria cultura finanziaria che garantisca pari opportunità nella gestione dei risparmi», afferma Marco Marazia, direttore Generale di Banca Widiba. «La fotografia che ci restituisce la ricerca mostra un gap relativo al rapporto col denaro ancora da colmare fra uomini e donne nel nostro Paese. A partire da questa evidenza, la industry finanziaria può svolgere un ruolo da protagonista nel farsi promotrice dell’abbattimento degli stereotipi legati al genere, anche grazie alla capacità di fare sistema insieme a tutti gli attori coinvolti, da chi si occupa costantemente di supportare l’educazione finanziaria al mondo della ricerca scientifica».
Ultima nota: per quanto gli italiani ritengano che entrambi i sessi siano ugualmente capaci di gestire il loro denaro, dall’indagine emergono altre due credenze stereotipiche di genere legate ai soldi: la prima è che le donne sono motivate a guadagnare principalmente per realizzare un progetto di vita familiare e relazionale, mentre le risorse economiche non sono importanti per valorizzare la propria identità; la seconda è che questi stereotipi risultano associati a una peggiore performance delle donne nei confronti del denaro. In altre parole: meno soldi e gestiti peggio.
Insomma, serve un impegno massimo per modificare i pensieri stereotipici che influenzano il rapporto tra donne e denaro. Da questo punto di vista potrebbe risultare efficace aumentare il numero di consulenti finanziarie donne e lavorare ai fini di una maggiore sensibilizzazione dei consulenti finanziari uomini rispetto all’influenza che gli stereotipi di genere hanno sul loro comportamento, ottimizzando la relazione con le clienti donne.
Il quadro finale acquisito da questa ricerca, che sarà ulteriormente arricchita con due nuovi studi sperimentali e i laboratori, sarà alla base di un lavoro di riflessione e di progettazione di nuove soluzioni di intervento per avvicinare le donne al mondo della finanza e renderle più forti e solide economicamente, contribuendo al superamento del divario di genere che ancora persiste in questo campo.