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Donne e denaro, ancora troppi gli stereotipi

03 maggio 2022

Donne e denaro, ancora troppi gli stereotipi

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C’è ancora tanta strada da fare per colmare il gap fra donne e uomini nella gestione del denaro. I dati parlano chiaro se si guarda all’Italia: un terzo delle donne non ha una fonte di reddito e altrettante considerano le proprie conoscenze in ambito finanziario ancora insufficienti nonostante la percezione di avere stesse capacità e pari nozioni di educazione finanziaria ricevute in famiglia. Come se non bastasse le donne, oltre a essere poco propense al rischio a prescindere dal titolo di studio, si affidano meno ai consigli di professionisti per effettuare le proprie scelte finanziarie. Sono queste solo alcune evidenze emerse dalla ricerca “Donne e Denaro: una sfida per l’inclusione”, avviata a settembre 2021 e della durata di un anno, dal Dipartimento di Psicologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, in collaborazione con Banca Widiba.

«Le forme del divario tra uomini e donne in Italia si diramano in molte direzioni. Molto spesso ci occupiamo di stereotipi legati alle scelte lavorative, ai percorsi di carriera. Con questa ricerca siamo andati al cuore di un altro importante, ma forse trascurato, ambito: quello della gestione del denaro e dei risparmi», dichiara Claudia Manzi, docente di Psicologia Sociale all’Università Cattolica del Sacro Cuore e responsabile scientifica del progetto. «Lo studio ci restituisce per la prima volta dei dati rappresentativi sul nostro territorio in grado di fornirci la misura di questo divario: le donne hanno meno soldi e quelli che hanno li gestiscono meno efficacemente degli uomini. Non è un problema di sottovalutazione delle proprie capacità, come inizialmente ci aspettavamo: sono, piuttosto, delle credenze stereotipiche che creano la distanza tra le donne e il denaro. Questa ricerca ci mostra ancora una volta che il cambiamento culturale è uno dei fattori più importanti per promuovere la parità di genere».

Punto di partenza dell’indagine multi-metodo - che ha permesso di comprendere meglio i luoghi comuni che nel nostro Paese influenzano atteggiamenti e comportamenti finanziari delle persone - è stata un’analisi della letteratura, a cui è seguita una ricerca qualitativa, con focus group che hanno coinvolto le donne e i consulenti finanziari. A questa si sono aggiunti uno studio quantitativo che ha interessato oltre 2.000 persone, e alcuni studi sperimentali. La ricerca terminerà con la messa a punto di laboratori utili a proporre soluzioni concrete per colmare i gap finanziari esistenti.

 

Dall’analisi risulta che le prime differenze tra i partecipanti si trovano nelle principali fonti di reddito: quasi una donna su 3 non risulta avere fonte di reddito (per gli uomini la proporzione è uno su 5), mentre le donne che hanno una fonte integrativa di reddito sono la metà rispetto agli uomini. Inoltre, quasi una donna su 3 percepisce come insufficienti le proprie conoscenze in ambito finanziario, a dispetto dei maschi. Interessante è specificare come questo gap non derivi da una differenza di genere nell’educazione finanziaria ricevuta in famiglia, che risulta, invece, omogenea. L’insicurezza delle donne riguardo le proprie conoscenze non si modifica neppure di fronte al titolo di studio: tra le donne che hanno intrapreso studi economici solo la metà ha esperienza in investimenti finanziari. Le donne, poi, sono più restie a investire e sono molto più prudenti (circa il 50% non prenderebbe alcun rischio contro il 35% degli uomini) e cercano meno frequentemente consigli finanziari attraverso canali professionali, attivando invece in misura maggiore canali informali come amici e parenti.

«Come Banca il nostro impegno è da sempre promuovere iniziative volte alla creazione di una vera e propria cultura finanziaria che garantisca pari opportunità nella gestione dei risparmi», afferma Marco Marazia, direttore Generale di Banca Widiba. «La fotografia che ci restituisce la ricerca mostra un gap relativo al rapporto col denaro ancora da colmare fra uomini e donne nel nostro Paese. A partire da questa evidenza, la industry finanziaria può svolgere un ruolo da protagonista nel farsi promotrice dell’abbattimento degli stereotipi legati al genere, anche grazie alla capacità di fare sistema insieme a tutti gli attori coinvolti, da chi si occupa costantemente di supportare l’educazione finanziaria al mondo della ricerca scientifica».

Ultima nota: per quanto gli italiani ritengano che entrambi i sessi siano ugualmente capaci di gestire il loro denaro, dall’indagine emergono altre due credenze stereotipiche di genere legate ai soldi: la prima è che le donne sono motivate a guadagnare principalmente per realizzare un progetto di vita familiare e relazionale, mentre le risorse economiche non sono importanti per valorizzare la propria identità; la seconda è che questi stereotipi risultano associati a una peggiore performance delle donne nei confronti del denaro. In altre parole: meno soldi e gestiti peggio.

Insomma, serve un impegno massimo per modificare i pensieri stereotipici che influenzano il rapporto tra donne e denaro. Da questo punto di vista potrebbe risultare efficace aumentare il numero di consulenti finanziarie donne e lavorare ai fini di una maggiore sensibilizzazione dei consulenti finanziari uomini rispetto all’influenza che gli stereotipi di genere hanno sul loro comportamento, ottimizzando la relazione con le clienti donne.

Il quadro finale acquisito da questa ricerca, che sarà ulteriormente arricchita con due nuovi studi sperimentali e i laboratori, sarà alla base di un lavoro di riflessione e di progettazione di nuove soluzioni di intervento per avvicinare le donne al mondo della finanza e renderle più forti e solide economicamente, contribuendo al superamento del divario di genere che ancora persiste in questo campo.

Un articolo di

Redazione

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