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Famiglia Riva: «Il nostro legame indissolubile con la Cattolica»

18 febbraio 2022

Famiglia Riva: «Il nostro legame indissolubile con la Cattolica»

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Senso di appartenenza. È questo il vincolo che lega, ancora oggi, a distanza di anni, la famiglia Riva all’Ateneo del Sacro Cuore. Per Gabriele, Maria Paola e le figlie Aura e Gaia - alumni delle Facoltà di Economia, Lingue e Lettere - la Cattolica è stata un prolungamento della vita famigliare, unita alla garanzia di una eccellente formazione professionale, arricchita da importanti esperienze educative. Un legame che la famiglia Riva rivive nel loro quotidiano lavorativo, declinando quanto imparato a lezione e dall’incontro con i professori, e che li rende orgogliosi di essere parte della community Alumni dell’Ateneo.


Sei titoli di laurea, quattro Facoltà, sei volumi di tesi, sei raffigurazioni del Sacro Cuore, potrebbe sembrare questo, tradotto in cifre, quel che resta alla famiglia Riva dei loro anni di studio all’Università Cattolica a Milano. In realtà c’è molto di più e di molto più prezioso: un bagaglio culturale completo, una qualificata preparazione, un patrimonio di nuovi significati e profondi valori spirituali.

La riprova è nelle parole del “capofamiglia” Gabriele Riva che ricorda i suoi anni nell’Ateneo di Largo Gemelli come «fondamentali per la mia vita professionale, umana e familiare. Anzi direi che sono stati anni di formazione permanente, una prosecuzione della formazione etica appresa in famiglia come impegno verso se stessi e verso gli altri, utilizzando i talenti che ognuno di noi ha e che non deve sotterrare. A tutto questo, naturalmente, si è aggiunta la qualità dei contenuti culturali ricevuti dall’Università Cattolica».

Gabriele si è laureato in Economia e Commercio nel 1992 con una tesi dal titolo "Da una contabilità industriale di magazzino a una contabilità industriale direzionale. Il processo di cambiamento e le nuove metodologie contabili", svolta sotto la guida del relatore professor Giuseppe Pavan, docente di Finanza e Controllo. Un traguardo davvero importante e raggiunto con sacrificio, in quanto Gabriele era uno studente lavoratore: «Al primo anno di università ho avuto delle proposte di lavoro da importanti aziende ed istituti di credito e ho deciso di accettare quella di una grande azienda industriale, anche perché la Cattolica offriva la possibilità di frequentare un corso serale di Economia e Commercio».

L’alumnus Gabriele lo rammenta come un periodo bello, seppur carico di impegni: «Di giorno mi recavo in ufficio e seguivo le lezioni alla sera e al sabato; negli ultimi due anni, inoltre, si è aggiunto anche il ruolo di consigliere comunale impegnato nelle Commissioni Bilancio e Istruzione del mio Comune». Il giorno della laurea è stato pertanto un momento di grande soddisfazione, in cui il dottor Gabriele riusciva a raggiungere – dopo tanto impegno, volontà e costanza – un traguardo importante che avrebbe fatto la differenza nella sua vita di giovane uomo. Una differenza dettata da quel valore aggiunto che Gabriele riconosce dall’aver studiato in Cattolica e che indica nel concetto di “resilienza”: «Quando nel corso della vita, non solo lavorativa, non sempre si ottengono i risultati sperati, e il più delle volte non per volontà propria, non si abbandona il campo, né ci si dispera, ma semplicemente, dopo un’accurata riflessione, si riparte con pazienza e intelligenza ed i risultati arrivano».

E se ripensa in particolare alla propria vita professionale l’alumnus della Facoltà di Economia e Commercio – che è stato responsabile del Controllo di gestione in una divisione di una multinazionale alimentare, poi Cfo in una società italo-francese e oggi responsabile finanziario di un’impresa sociale che gestisce un grande plesso scolastico – fa presente «di essere cresciuto nelle aziende profit per poi trasferire la mia professionalità alle aziende non profit» sottolineando come nella gestione finanziaria, sia di imprese industriali che del terzo settore, abbia sempre cercato di portare «quanto appreso, studiato e assorbito in Cattolica, mantenendo sempre primaria attenzione alle persone, vero capitale: l’economia, infatti, o è etica o è diseconomia».  

La consapevolezza che studiare nell’Ateneo del Sacro Cuore abbia significato la possibilità di coniugare una formazione culturale altamente qualificata con una profonda formazione spirituale e integrale della persona è condivisa anche da Maria Paola Galbusera, una studentessa che il 31 ottobre del 1989 si laureò in Lingua e letteratura inglese, discutendo una tesi dal titolo "The Spanish Friar e Don Sebastian di John Dryden" elaborata con la professoressa Maria Grazia Bellorini Slocovich e che proprio tra i chiostri bramanteschi di largo Gemelli incontrò Gabriele, che poi divenne suo marito. Fondamentale per l’alumna Maria Paola è stato, fin dal primo anno, «sentirsi parte e non semplicemente fruitore di un programma didattico che forniva conoscenze utili per costruirsi il proprio domani. L’alta professionalità, ma anche l’umanità dei professori che ho incontrato, mi hanno insegnato ad essere la docente che sono oggi, aperta al dialogo con i miei studenti e attenta alle loro fragilità per incoraggiare a non lasciarsi andare nelle difficoltà».

Sono tanti i ricordi, nitidi e precisi, che riaffiorano nella mente di Maria Paola se ripensa ai suoi anni in Cattolica: da quelli legati al professor Giuseppe Restelli di Glottologia «che a lezione riempiva intere lavagne di forme linguistiche a caratteri cubitali perché fossero leggibili da tutti gli studenti che affollavano l’aula Gemelli fino in fondo» e che all’esame si ricordava di ogni suo studente: «A me è capitato che si ricordasse dove mi sedevo in aula e persino le domande che gli avevo posto durante le lezioni del corso» a quelli della sua esperienza londinese presso la British Library per recuperare documenti utili alla tesi su consiglio della professoressa Margherita Giulietti, sua correlatrice: «Munita di speciali guanti consultavo codici di secoli addietro, in locali con luci adeguate, accessibili solo dopo una serie di lettere di presentazione da parte della professoressa Giulietti, di permessi straordinari dei vari responsabili della biblioteca londinese e sotto la supervisione dell’addetto che mi seguiva in ogni movimento che facessi. Avevo tra le mani volumi unici e rari, giustamente custoditi come tesori, ed era una sensazione bellissima».   

Anche per Gabriele sono tanti i ricordi significativi dei suoi docenti che, con le loro lezioni, le loro parole e il loro modo di essere, hanno lasciato un segno, ancora vivo negli anni. È infatti un vero e proprio elenco dettagliato quello che riporta l’alumnus Gabriele: il professor Spinelli di Matematica Generale Analisi 1, i professori Klauser e Menini di Matematica Analisi 2, il professor Golia di Ragioneria Generale applicata, il professor Brioschi di Economia e Tecnica della Pubblicità e il professor Delitala di Diritto Privato. Un elenco che si chiude con gli economisti Carlo Dell’Aringa e Giacomo Vaciago, e con il ricordo prezioso della figura del rettore Giuseppe Lazzati «che strappava applausi a tutti i giovani quando, intervenendo ai vari incontri che si svolgevano in università, spronava noi studenti a dedicarsi all’impegno sociale, professionale e politico con verità, onestà e competenza». In particolare Gabriele racconta di un intervento del rettore Lazzati in occasione di un convegno in Cattolica, nell’autunno del 1984: «Io e Paola partecipammo come studenti, insieme a tanti altri giovani interessati a costruire un mondo migliore, anzi, come diceva Lazzati, interessati a costruire la “Città dell’Uomo”. Ricordo che Lazzati prese la parola e disse: “Quando vi faranno presente che quella è una brava persona da eleggere, voi dovrete aggiungere ma è anche competente? Considerate che onestà e competenza vanno sempre insieme". Queste parole mi sono rimaste impresse e sono divenute un monito sia per la mia professione, sia per i miei impegni socio-politici».   

Tutti questi ricordi positivi, sia per Gabriele che per Maria Paola, non fanno che avvalorare, anche a distanza di tanto tempo, la loro decisione di studiare in Cattolica. Una scelta che l’alumnus Gabriele riconduce non solo alla qualità dei percorsi formativi proposti ma anche «alla storia dell’Ateneo, che conoscevo attraverso le testimonianze dei miei genitori che ci parlavano delle grandi personalità della Cattolica, come la figura e l’esempio di Armida Barelli - una vita spesa per il bene di tutti e il riconoscimento di un nuovo ruolo della donna cristiana nel mondo - che hanno contribuito a far crescere l’Italia e a rendere viva, presente e vicina la Chiesa italiana».

Un articolo di

Graziana Gabbianelli

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Anche nell’immatricolazione in Cattolica dell’alumna Maria Paola un peso lo hanno avuto i genitori, che negli anni Ottanta riconoscevano all’Ateneo del Sacro Cuore una garanzia di serietà e professionalità. A questo si aggiungeva l’offerta di «piani di studio inerenti le lingue straniere più completi e ricchi rispetto a quelli delle altre università milanesi» spiega Maria Paola, che sottolinea come, proprio grazie all’ampia offerta formativa, poté «volendo diventare insegnante, inserire come facoltative quelle discipline che erano fondamentali per due diverse specializzazioni: quella linguistica e quella glottodidattica, con insegnamenti di metodologie didattiche fondamentali per la mia futura docenza».

Alla luce di tutte queste esperienze formative e di vita, al netto dei ricordi di tanti bei momenti vissuti tra i chiostri – come le visite alla Cappella del Sacro Cuore o gli incontri con i compagni per andare a lezione dalla sede di Largo Gemelli a quella di S. Agnese – e delle belle esperienze di studio vissute anche fuori dall’Ateneo  - come al Centro Maria Immacolata del Passo della Mendola dove, racconta Maria Paola, si studiava ma anche si cantava e si facevano escursioni e «ci si sentiva veramente una grande famiglia e i rapporti fra i docenti e noi studenti divenivano meno formali» –  è sempre rimasto intenso e vivo il legame tra gli alumni Gabriele e Maria Paola e la loro università: «Ricordare, portare al cuore è uno degli atti tra i più belli che si possano fare verso  persone e cose ritenute importanti e, per noi, la Cattolica è sicuramente tra questi». È stato quindi quasi naturale per le loro figlie decidere di immatricolarsi dove si erano laureati i genitori, che affermano infatti che «la nostra università ha sempre rappresentato per le nostre ragazze, Aura e Gaia, il prolungamento della nostra famiglia, nonché la garanzia di un’eccellente formazione professionale, accompagnata da esperienze educative stimolanti».

Non ha dubbi infatti la primogenita Aura - che alla Facoltà di Lettere e filosofia ha conseguito, entrambe con un meritatissimo 110 e lode, sia la laurea triennale in Lettere moderne (con uno studio sull’opera di Lucio Mastronardi), sia la laurea magistrale in Filologia moderna nell’anno accademico 2014-2015 (dedicata invece alla poesia di Maurizio Cucchi)  – nell’affermare che «per me la Cattolica ha sempre avuto un aspetto familiare, perché fin da piccola ho sentito raccontare dei sacrifici, ma anche delle soddisfazioni raccolte durante gli anni universitari dai miei genitori. Se iscrivermi quindi è stato naturale, alla fine del mio percorso di studi il senso di appartenenza è diventato anche per me molto personale. Ricordo che quando ero bambina passavo con curiosità davanti alla stampa della raffigurazione del Sacro Cuore appesa in casa dei miei genitori; ora, che ne ho una copia mia, sento una profonda consonanza e dolcezza nel ripetere le parole di padre Gemelli, fondatore dell’Ateneo, che vi sono riportate in calce e che so a memoria». Per l’alumna Aura gli anni in Cattolica sono stati «uno dei periodi più intensi e appaganti; ne conservo un ricordo splendido. Il contesto stimolante e l’eccellenza dell’offerta formativa hanno impresso la loro impronta proprio in un momento particolare della vita in cui, alle soglie della vita adulta, per la prima volta si constata che si è direttamente responsabili della costruzione delle basi della propria autorealizzazione, non solo professionale ma umana tout court». E come è stato per i suoi genitori, anche per Aura quanto imparato, quanto appreso in Cattolica è stato declinato nel suo quotidiano di insegnante in una scuola secondaria di primo grado: «La passione, il rigore e l’approccio metodologico ed umano che ho visto nei miei docenti universitari sono stati e sono per me ora fonte di ispirazione. Nella mia pratica scolastica, ogni giorno, cerco costantemente di trasporre queste caratteristiche, adattandole ai miei studenti, che seppur piccoli di età sono grandi di aspirazioni».

Sulla stessa linea di pensiero è Gaia, sorella di Aura, che ha scelto spontaneamente di immatricolarsi alla Facoltà di Lettere e filosofia – dove ha conseguito la laurea triennale in Lettere moderne e poi la magistrale in Filologia moderna con il medesimo relatore, il professor Michele Colombo docente di Storia della lingua italiana, e con la medesima eccellente valutazione di 110 e lode – ma tenendo ben presente il fatto che i suoi genitori «descrivevano l’Ateneo non solo come luogo di preparazione all’esercizio della professione, ma soprattutto come momento di crescita e maturazione, uno spazio e un tempo in cui le relazioni personali e gli oggetti del proprio studium tutti insieme concorrono a forgiare la persona nella sua interezza, nei suoi valori, attitudini e competenze».

L’alumna Gaia - sottolineando come in Cattolica abbia trovato un piano di studi ampio, interessante, flessibile, per consentire personalizzazioni allineate alle proprie inclinazioni, ma al tempo stesso rigido nel preservare il conseguimento dei saperi fondamentali - rammenta che «nel giorno della laurea triennale, il professor Giuseppe Langella ci disse che “il merito più grande del nostro corso di laurea è quello di averci fatto imparare ad imparare”, ed è vero: il nostro curriculum di Facoltà abbraccia molti campi di studio (lingua e letteratura italiana e latina, filologia, storia, storia dell’arte, letteratura artistica, storia del teatro e dello spettacolo, geografia, letteratura straniera…) e archi temporali vastissimi (dall’antichità al mondo contemporaneo), e ogni insegnamento contribuisce allo sviluppo e al rafforzamento di una propensione all’approfondimento, all’indagine, fornendo altresì gli strumenti necessari per compiere questo percorso conoscitivo. In mezzo a tante discipline – osserva sempre Gaia, oggi insegnante in una scuola secondaria di secondo grado e consigliere comunale con delega alle Politiche giovanili - mi sono appassionata in particolar modo allo studio della lingua italiana, alla sua storia, ai suoi meccanismi di funzionamento, ai valori che è in grado di trasmettere. È un aspetto su cui faccio spesso riflettere i miei studenti: le scelte linguistiche comunicano sempre moltissimo, quello che diciamo non può mai essere davvero disgiunto da come viene espresso». L’esperienza universitaria di Gaia, come quella di tantissimi altri studenti, è stata investita e rivoluzionata dalla pandemia da Covid19. «Il virus in Italia è dilagato esattamente in corrispondenza dell’inizio del secondo semestre del mio secondo anno di magistrale, proprio gli ultimi mesi che avrei trascorso in Cattolica» spiega Gaia, descrivendo un suo “ricordo visivo”: «Sull’agenda del 2020, sulla data del 24 febbraio, ho ancora segnato un inizio lezioni con varie indicazioni di aule e orari che la pandemia ha variato e trasferito in aule virtuali». Malgrado il lockdown e tutte le relative restrizioni che hanno condizionato ogni realtà e attività dell’intero Paese, Gaia ammette che «seguire le lezioni da casa e sostenere gli esami da remoto è stata una straordinaria opportunità, che mi ha permesso di proseguire con profitto e in piena sicurezza l’impegno universitario».

La preparazione stessa della tesi, un’analisi della lingua dei discorsi parlamentari di Cavour, è stata rivoluzionata dalla pandemia: «Non solo la discussione è avvenuta online, ma già per la stesura della tesi è risultato strategico e fondamentale l’accesso alle risorse digitali, mentre di norma i laureandi della mia Facoltà campeggiavano, da mattina a sera, nella Sala di Consultazione G. Billanovich, sicuri di poter lì reperire i materiali necessari alla propria ricerca».

Nelle parole delle alumne della Facoltà di Lettere Aura e Gaia si ritrova l’origine di quel vincolo che, tutt’oggi, a distanza di diversi anni, lega i loro genitori Gabriele e Maria Paola alla loro università, che è stata e continua ad essere punto di riferimento come istituzione educativa e di formazione professionale. Le due sorelle rivelano infatti come «per tutti i cinque anni l’Università Cattolica sia stata una famiglia, una casa, una finestra aperta sul mondo. Un luogo di incontri e relazioni, di scoperta del nuovo, di scambio e condivisione del sapere, dove entrambe non ci siamo mai sentite una semplice matricola, ma sempre parte di una comunità attiva, pensante e in costante movimento».

Se si considera poi che dall’austero ingresso di Largo Gemelli dell’Università Cattolica sono passati, non solo tutti e quattro i componenti della famiglia Riva, ma anche Ivana - la sorella di Gabriele, che si è laureata in Lingue e Letterature straniere moderne – e il nipote Riccardo – alumnus della Facoltà di Lettere e filosofia – è evidente la veridicità di quanto sostiene mamma Maria Paola: «Ora come allora le generazioni si susseguono, ma la Cattolica resta fedele alla propria missione. Volti ogni anno sempre nuovi, ma la medesima voglia di impegnarsi e spendersi non solo per sé stessi, ma anche per portare il proprio contributo, per costruire la città dell’uomo, a immagine di quella di Dio, come ci aveva detto il professor Lazzati, quando da studenti lo abbiamo ascoltato durante un convegno in Aula Magna».

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