Anche nell’immatricolazione in Cattolica dell’alumna Maria Paola un peso lo hanno avuto i genitori, che negli anni Ottanta riconoscevano all’Ateneo del Sacro Cuore una garanzia di serietà e professionalità. A questo si aggiungeva l’offerta di «piani di studio inerenti le lingue straniere più completi e ricchi rispetto a quelli delle altre università milanesi» spiega Maria Paola, che sottolinea come, proprio grazie all’ampia offerta formativa, poté «volendo diventare insegnante, inserire come facoltative quelle discipline che erano fondamentali per due diverse specializzazioni: quella linguistica e quella glottodidattica, con insegnamenti di metodologie didattiche fondamentali per la mia futura docenza».
Alla luce di tutte queste esperienze formative e di vita, al netto dei ricordi di tanti bei momenti vissuti tra i chiostri – come le visite alla Cappella del Sacro Cuore o gli incontri con i compagni per andare a lezione dalla sede di Largo Gemelli a quella di S. Agnese – e delle belle esperienze di studio vissute anche fuori dall’Ateneo - come al Centro Maria Immacolata del Passo della Mendola dove, racconta Maria Paola, si studiava ma anche si cantava e si facevano escursioni e «ci si sentiva veramente una grande famiglia e i rapporti fra i docenti e noi studenti divenivano meno formali» – è sempre rimasto intenso e vivo il legame tra gli alumni Gabriele e Maria Paola e la loro università: «Ricordare, portare al cuore è uno degli atti tra i più belli che si possano fare verso persone e cose ritenute importanti e, per noi, la Cattolica è sicuramente tra questi». È stato quindi quasi naturale per le loro figlie decidere di immatricolarsi dove si erano laureati i genitori, che affermano infatti che «la nostra università ha sempre rappresentato per le nostre ragazze, Aura e Gaia, il prolungamento della nostra famiglia, nonché la garanzia di un’eccellente formazione professionale, accompagnata da esperienze educative stimolanti».
Non ha dubbi infatti la primogenita Aura - che alla Facoltà di Lettere e filosofia ha conseguito, entrambe con un meritatissimo 110 e lode, sia la laurea triennale in Lettere moderne (con uno studio sull’opera di Lucio Mastronardi), sia la laurea magistrale in Filologia moderna nell’anno accademico 2014-2015 (dedicata invece alla poesia di Maurizio Cucchi) – nell’affermare che «per me la Cattolica ha sempre avuto un aspetto familiare, perché fin da piccola ho sentito raccontare dei sacrifici, ma anche delle soddisfazioni raccolte durante gli anni universitari dai miei genitori. Se iscrivermi quindi è stato naturale, alla fine del mio percorso di studi il senso di appartenenza è diventato anche per me molto personale. Ricordo che quando ero bambina passavo con curiosità davanti alla stampa della raffigurazione del Sacro Cuore appesa in casa dei miei genitori; ora, che ne ho una copia mia, sento una profonda consonanza e dolcezza nel ripetere le parole di padre Gemelli, fondatore dell’Ateneo, che vi sono riportate in calce e che so a memoria». Per l’alumna Aura gli anni in Cattolica sono stati «uno dei periodi più intensi e appaganti; ne conservo un ricordo splendido. Il contesto stimolante e l’eccellenza dell’offerta formativa hanno impresso la loro impronta proprio in un momento particolare della vita in cui, alle soglie della vita adulta, per la prima volta si constata che si è direttamente responsabili della costruzione delle basi della propria autorealizzazione, non solo professionale ma umana tout court». E come è stato per i suoi genitori, anche per Aura quanto imparato, quanto appreso in Cattolica è stato declinato nel suo quotidiano di insegnante in una scuola secondaria di primo grado: «La passione, il rigore e l’approccio metodologico ed umano che ho visto nei miei docenti universitari sono stati e sono per me ora fonte di ispirazione. Nella mia pratica scolastica, ogni giorno, cerco costantemente di trasporre queste caratteristiche, adattandole ai miei studenti, che seppur piccoli di età sono grandi di aspirazioni».
Sulla stessa linea di pensiero è Gaia, sorella di Aura, che ha scelto spontaneamente di immatricolarsi alla Facoltà di Lettere e filosofia – dove ha conseguito la laurea triennale in Lettere moderne e poi la magistrale in Filologia moderna con il medesimo relatore, il professor Michele Colombo docente di Storia della lingua italiana, e con la medesima eccellente valutazione di 110 e lode – ma tenendo ben presente il fatto che i suoi genitori «descrivevano l’Ateneo non solo come luogo di preparazione all’esercizio della professione, ma soprattutto come momento di crescita e maturazione, uno spazio e un tempo in cui le relazioni personali e gli oggetti del proprio studium tutti insieme concorrono a forgiare la persona nella sua interezza, nei suoi valori, attitudini e competenze».
L’alumna Gaia - sottolineando come in Cattolica abbia trovato un piano di studi ampio, interessante, flessibile, per consentire personalizzazioni allineate alle proprie inclinazioni, ma al tempo stesso rigido nel preservare il conseguimento dei saperi fondamentali - rammenta che «nel giorno della laurea triennale, il professor Giuseppe Langella ci disse che “il merito più grande del nostro corso di laurea è quello di averci fatto imparare ad imparare”, ed è vero: il nostro curriculum di Facoltà abbraccia molti campi di studio (lingua e letteratura italiana e latina, filologia, storia, storia dell’arte, letteratura artistica, storia del teatro e dello spettacolo, geografia, letteratura straniera…) e archi temporali vastissimi (dall’antichità al mondo contemporaneo), e ogni insegnamento contribuisce allo sviluppo e al rafforzamento di una propensione all’approfondimento, all’indagine, fornendo altresì gli strumenti necessari per compiere questo percorso conoscitivo. In mezzo a tante discipline – osserva sempre Gaia, oggi insegnante in una scuola secondaria di secondo grado e consigliere comunale con delega alle Politiche giovanili - mi sono appassionata in particolar modo allo studio della lingua italiana, alla sua storia, ai suoi meccanismi di funzionamento, ai valori che è in grado di trasmettere. È un aspetto su cui faccio spesso riflettere i miei studenti: le scelte linguistiche comunicano sempre moltissimo, quello che diciamo non può mai essere davvero disgiunto da come viene espresso». L’esperienza universitaria di Gaia, come quella di tantissimi altri studenti, è stata investita e rivoluzionata dalla pandemia da Covid19. «Il virus in Italia è dilagato esattamente in corrispondenza dell’inizio del secondo semestre del mio secondo anno di magistrale, proprio gli ultimi mesi che avrei trascorso in Cattolica» spiega Gaia, descrivendo un suo “ricordo visivo”: «Sull’agenda del 2020, sulla data del 24 febbraio, ho ancora segnato un inizio lezioni con varie indicazioni di aule e orari che la pandemia ha variato e trasferito in aule virtuali». Malgrado il lockdown e tutte le relative restrizioni che hanno condizionato ogni realtà e attività dell’intero Paese, Gaia ammette che «seguire le lezioni da casa e sostenere gli esami da remoto è stata una straordinaria opportunità, che mi ha permesso di proseguire con profitto e in piena sicurezza l’impegno universitario».
La preparazione stessa della tesi, un’analisi della lingua dei discorsi parlamentari di Cavour, è stata rivoluzionata dalla pandemia: «Non solo la discussione è avvenuta online, ma già per la stesura della tesi è risultato strategico e fondamentale l’accesso alle risorse digitali, mentre di norma i laureandi della mia Facoltà campeggiavano, da mattina a sera, nella Sala di Consultazione G. Billanovich, sicuri di poter lì reperire i materiali necessari alla propria ricerca».
Nelle parole delle alumne della Facoltà di Lettere Aura e Gaia si ritrova l’origine di quel vincolo che, tutt’oggi, a distanza di diversi anni, lega i loro genitori Gabriele e Maria Paola alla loro università, che è stata e continua ad essere punto di riferimento come istituzione educativa e di formazione professionale. Le due sorelle rivelano infatti come «per tutti i cinque anni l’Università Cattolica sia stata una famiglia, una casa, una finestra aperta sul mondo. Un luogo di incontri e relazioni, di scoperta del nuovo, di scambio e condivisione del sapere, dove entrambe non ci siamo mai sentite una semplice matricola, ma sempre parte di una comunità attiva, pensante e in costante movimento».
Se si considera poi che dall’austero ingresso di Largo Gemelli dell’Università Cattolica sono passati, non solo tutti e quattro i componenti della famiglia Riva, ma anche Ivana - la sorella di Gabriele, che si è laureata in Lingue e Letterature straniere moderne – e il nipote Riccardo – alumnus della Facoltà di Lettere e filosofia – è evidente la veridicità di quanto sostiene mamma Maria Paola: «Ora come allora le generazioni si susseguono, ma la Cattolica resta fedele alla propria missione. Volti ogni anno sempre nuovi, ma la medesima voglia di impegnarsi e spendersi non solo per sé stessi, ma anche per portare il proprio contributo, per costruire la città dell’uomo, a immagine di quella di Dio, come ci aveva detto il professor Lazzati, quando da studenti lo abbiamo ascoltato durante un convegno in Aula Magna».