A far da collante a tutte queste motivazioni e considerazioni che sono state alla base dell’aver scelto l’Università Cattolica per Sara, Vincenzo e Filippo, ci sono le parole entusiaste di Eleonora: «Ho deciso di studiare lì perché ho sempre visto delle persone – come i miei genitori e amici più grandi - che ci andavano felici e questa cosa mi ha da subito colpita e affascinata». E se oggi l’alumna Eleonora ripensa ai suoi anni spesi tra i chiostri della Cattolica - dove dopo la laurea triennale, ha conseguito la magistrale in Scienze Politiche-Servizi sociali lo scorso anno - non può infatti che ammettere che per lei la sua università è stata «un po’ una casa, un luogo in cui la mia persona è cresciuta, un luogo dove ogni fatica, sfida, difficoltà, mi ha fatto diventare grande» e allo stesso tempo un luogo dove «amici, affetti e amori mi hanno fatto andare contenta; come non ricordare le mille chiacchierate nei chiostri, le sigarette fumate tra una lezione e l’altra, il ripetere gli esami nel primo chiostro e nel giardino delle vergini, e tutti i volti degli amici che accompagnavano le mie giornate e che ancora oggi, nonostante la mancanza di quotidianità, fanno parte della mia vita».
Anche per il fratello Filippo, sebbene si sia laureato solo alcuni mesi fa, pensare alla sua università è un caro ricordo; perché anche per lui la Cattolica «è stato il luogo in cui sono diventato un uomo adulto, una persona cosciente di sé e di che cosa vuole veramente, e questo grazie allo studio che mi ha dato una maggiore capacità di visione e lettura della realtà». Senza dimenticare il ricordo di «persone incontrate e conosciute con cui si sono condivisi momenti importanti che hanno contribuito al percorso di crescita», grazie alle quali nel periodo pandemico «l’Università non è stata un semplice erogatore online di servizi necessari al conseguimento di una laurea – una sorta, come dire, di Youtube formativo – ma sempre un luogo di esperienze formative».
Sebbene siano stati studenti tra i chiostri e nelle aule dell’Ateneo del Sacro Cuore in anni differenti – Vincenzo si è laureato nel 1991 e Sara nel 1992 – anche i genitori di Eleonora e Filippo ricordano il loro tempo trascorso in Cattolica come «fondamentale per l’impronta che ha dato alle loro vite», entrambi conservano il caro ricordo e rivivono il piacere «di aver vissuto pienamente l’università in tutti i suoi molteplici aspetti: dal partecipare a lezioni, seminari e convegni alle sbobinature con le vecchie macchine per scrivere, allo studiare in biblioteca o negli istituti, alle campagne elettorali per le elezioni studentesche, fino al promuovere i gruppi di studio per le matricole per le materie più “ostiche”».
Così come hanno detto ed è stato per i loro figli, anche per Sara e Vincenzo la Cattolica è stata «un luogo di vita, dove domande e risposte trovavano spazio” dove si era contenti di andare “perché si imparava e si cresceva come studente e come persona». A tutto ciò, e al fatto di avere potuto incontrare persone che sono tutt’oggi tra i loro più cari amici e di riferimento nei loro ambiti professionali, si aggiunge il fatto che proprio nell’Ateneo di Largo Gemelli Sara e Vincenzo si sono conosciuti: «Abbiamo avuto il privilegio di sposarci nella Basilica di Sant’Ambrogio e la nostra preparazione al matrimonio è stata accompagnata da sacerdoti che operavano in Cattolica».
Sicuramente, inoltre, a rendere significativi gli anni di studio universitario per tutti gli alumni della famiglia Zulli è stato l’incontro e il confronto con i docenti. «Professori straordinari – come Gianfranco Miglio, Alberto Quadrio Curzio, Lorenzo Ornaghi, - rivelatisi dei veri e propri maestri nelle rispettive discipline, che hanno contribuito a forgiare in modo corale la mia formazione, aiutandomi ad individuare meglio i criteri di scelta del mio percorso professionale» spiega Vincenzo, che dopo aver lavorato, per oltre vent’anni, in multinazionali presso importanti società di ricerca e consulenza di mercato e sociali, da circa un decennio opera su tre fonti: consulenziale, manageriale, come direttore di una Fondazione del Terzo Settore ed accademico, dove ha alcuni insegnamenti presso la Facoltà di Scienze politiche e sociali del campus di Brescia della Cattolica e dove ha curato, sin dalla sua origine, ConLab – uno spazio di coworking dedicato ad attività autoimprenditoriali – ed è coordinatore Business Development CattolicaPer il Turismo.
Un ricordo particolare Vincenzo lo riserva per il professor Vincenzo Cesareo di Sociologia, con il quale ebbe modo di svolgere una tesi, allora sperimentale di ricerca sul campo, sul tema dell’immigrazione: «Mi spinse ad andare a raccogliere materiale all’estero, a Parigi, cosa non comune all’epoca; proprio dal mio lavoro per la tesi ho scoperto l’interesse per la ricerca sociale e di mercato, ambito nel quale ho poi sviluppato il mio percorso professionale e che mi ha tenuto sempre vicino al mondo accademico, non solo della Cattolica, ma anche con università all’estero». Più che un ricordo, una vera e propria menzione d’onore invece l’alumnus Vincenzo la riserva per il suo docente di Teologia, don Luigi Giussani, la cui figura e le cui opere «hanno guidato il mio cammino di Fede». Anche Sara non può dimenticare le lezioni di don Giussani nell’affollata Aula Magna: «Con il suo approccio appassionato alla vita di ciascuno, ci ha fatto scoprire la pertinenza della Fede alla ragione» e anche lei reputa alcuni docenti della sua Facoltà di Giurisprudenza «dei veri maestri in materia del Diritto», in particolare rammenta quanto appreso e imparato dai professori Piero Schlesinger, Angelo Giarda, Federico Stella e Adriano Cavanna.
La fortuna di avere avuto professori in grado di dare, non solo una formazione culturale completa, ma una visione profonda sulla realtà è attestata anche dai giovani alumni Eleonora e Filippo. La prima lo fa citando Claudia Mazzucato «mi ha sempre colpito il suo sguardo preciso, ma estremamente umano davanti alla sua materia – Diritto penale e penale minorile – soprattutto riguardo il tema della giustizia riparativa, sul quale ho elaborato la tesi della mia laurea triennale» e la disponibilità all’ascolto e al dialogo del professor Stefano Gheno. Il secondo, invece, lo fa sottolineando come la possibilità di avere un confronto con professori appassionati della propria materia come Marco Rainini, Armando Fumagalli, Emanuele Pagano lo abbiano aiutato «a superare la barriera del già conosciuto, stimolando molto il mio pensiero critico».
Sostanzialmente, quanto appreso e vissuto nell’Ateneo di Largo Gemelli ha dato una forte impronta al percorso personale e professionale di ogni laureato della famiglia Zulli. «Studiare in Cattolica mi ha educato sul piano valoriale, insegnandomi ad agire nel lavoro, come nella società, avendo sempre presente - come origine e orizzonte di sviluppo – la persona e il bene comune» afferma infatti Vincenzo, a cui gli fa eco sua moglie Sara che ribadisce quanto la vita universitaria l’abbia aiutata a comprendere che genere di persona avrebbe voluto essere nel suo lavoro: «Infatti nella mia professione di avvocato penalista ho sempre cercato di applicare i valori appresi all’università». Così come fa Filippo, che ha da poco iniziato a insegnare, e spiega che «approfondire in Cattolica, nel migliore dei modi, le materie che maggiormente mi interessavano, mi ha semplicemente fatto appassionare più profondamente all’oggetto dello studio stesso. E questo ha senz’altro contribuito al mio desiderio di far conoscere agli altri, attraverso la scuola e l’insegnamento, ciò che mi appassiona».
Per Eleonora invece - che oggi si occupa di consulenza presso PwC Italia - gli anni di studio alla Cattolica hanno fortemente spronato «ad avere un interesse appassionato verso ogni possibile contesto lavorativo, nonché ad assumere sempre un approccio curioso, aperto e flessibile».
Da quanto raccontato da ogni laureato della famiglia Zulli, emerge la consapevolezza di aver studiato in una università che stata un’esperienza formativa completa, dove c’è stata una condivisione di valori e una scoperta di interessi. Studiare e laurearsi in Cattolica per Vincenzo, Sara, Eleonora e Filippo è stato, per certi versi, solo l’inizio di un sentimento di comunità, di un modo di pensare, relazionarsi, lavorare che è e sarà per sempre.