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Giana Anguissola, la scrittrice inafferrabile come un gatto

09 giugno 2022

Giana Anguissola, la scrittrice inafferrabile come un gatto

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Giana. Un nome più azzeccato non poteva esserci. Autrice poliedrica e imprevedibile, giovane scrittrice con grandi sogni e l’aspettativa di diventare famosa grazie ai suoi romanzi, Giana Anguissola mentre racconta una cosa te ne presenta in maniera surrettizia un’altra. Persino Gio Ponti aveva disegnato un ritratto della giovane con un doppio volto proprio come il Giano Bifronte. 

A raccontare questo aneddoto è Sabrina Fava, docente di Letteratura per l’infanzia all’Università Cattolica, che dalla Sala Cinquecentine dell’Ateneo, dove sono conservati preziosi manoscritti, ha partecipato al docufilm biografico Con tanto coraggio e una piccola bugia sulla vita variegata e certamente mai banale della piacentina Giana Anguissola, che ha raccontato anche nel libro, edito da Vita e Pensiero, Dal "Corriere dei Piccoli" Giana Anguissola scrittrice per ragazzi.

La sua avventura letteraria comincia a circa 18 anni con tanto coraggio, una piccola bugia e un viaggio a Milano. Non per vedere le luci del capoluogo lombardo ma per andare dal direttore del Corriere della sera a cui mente dicendo che era stata raccomandata da Annie Vivanti.

Con tanto coraggio... e una piccola bugia. Il TRAILER from Roberto Dassoni on Vimeo.

Come inizia la carriera letteraria di Giana Anguissola?
«Dopo il contatto con il Corriere della sera Giana arriva in Mondadori dove le si apre un mondo: cento lettere tra lei e Arnoldo Mondadori segnano il percorso degli anni Trenta dove lei aveva cercato di affermarsi come scrittrice per adulti. In queste lettere insiste per scrivere romanzi dopo il successo ottenuto con Il romanzo di molta gente, scritto a poco più di vent’anni anni, premiato dall’Accademia Mondadori che riconosceva i giovani talenti pubblicandone gli scritti. Il romanzo viene presentato al Premio Viareggio nel 1931 classificandosi ai primi posti».

Cosa succede negli anni successivi?
«Nel periodo successivo è convinta di continuare ad avere successo. Scrive tanto ma non sempre è riconosciuta e le illusioni vengono meno quando Mondadori, dopo tanta insistenza di Giana, le dice che ha letto il suo manoscritto e che “il romanzo è troppo lungo e la vita troppo breve”. La giovane si dispera e continua a modificare, cancellare mettendo pezze sopra alle parti del manoscritto da ridurre, ma nonostante tutto il libro non verrà mai pubblicato».

Di cosa vive allora la Anguissola?
«Scrive molti articoli di costume e novelle sui supplementi del Corriere della Sera ovvero su La Lettura e la Domenica del Corriere. Parallelamente pubblica sul Corriere dei piccoli di cui era stata una lettrice bambina quando ancora non sapeva leggere. Qui pubblica dal 1928 al 1942-43, poi la pubblicazione diventa saltuaria per problemi legati alla guerra in corso. La sua è una scrittura talora realistica, ma anche fantastica, usa anche il genere giallo per ragazzi, altrove l’antropomorfizzazione degli animali. In generale nel racconto breve riesce a essere molto efficace perché è spontanea ed emerge la sua vena creativa rivolta all’infanzia».

Cosa accade nel secondo Dopoguerra?
«Di fatto vive di rendita rimaneggiando e ripubblicando i suoi scritti degli anni Trenta. Poi la scrittura creativa ritorna ad essere prolifica negli anni Cinquanta quando Giana si dedica a pubblicazioni per signorine. In quegli anni nasce la televisione e lei approfitta di questi media: la radio dove era una lettrice di storie, la tv che nel 1954 mette in onda lo sceneggiato scritto da lei Il romanzo di Giulietta, da cui nasce, contrariamente a quanto accade di solito, il romanzo in volume».

Che visione ha Giana delle donne?
«Sicuramente una visione anticonformista. Nei romanzi per le ragazzine crea personaggi con propensioni in ambito lavorativo non più secondo i tradizionali clichè. In Storie di ragazze la donna è presentata come lavoratrice, ad esempio ingegnere, o aspirante ballerina della Scala, o giornalista». 

Qual è stato il suo rapporto con il fascismo?
«Dai suoi scritti per ragazzi non si evince una adesione al fascismo ma resta un enigma la sua amicizia con Benito Mussolini che il film documenta tramite alcune lettere inedite messe a disposizione dal figlio Riccardo. In una lettera del 1947 scritta al cardinal Schuster Giana chiede un suo intervento per fare cessare voci attorno a una conoscenza del Duce che potrebbe essere mal interpretata. Lo chiede per proteggere la propria reputazione e soprattutto per quella di suo figlio Riccardo, avuto dal marito Rinaldo Kufferle, colto librettista russo che ha portato molta letteratura russa in Italia, e che aveva sposato nel 1933». 

Le ricerche condotte dalla produzione del film non consentono di mettere la parola fine sulle vicende biografiche di Giana Anguissola ma, come nel miglior lavoro di ricerca, lasciano piste investigative inesplorate e confermano l’inafferrabilità della scrittrice come i gatti che tanto amava e dei quali narrava nei suoi racconti per l’infanzia.
 

Un articolo di

Emanuela Gazzotti

Emanuela Gazzotti

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