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Harvard, uno scambio di storie e di vite che trasforma

19 dicembre 2022

Harvard, uno scambio di storie e di vite che trasforma

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Fare ricerca ad Harvard grazie ad una borsa di studio speciale, la Fulbright, che permette ai giovani ricercatori italiani di essere visiting scholar negli Stati Uniti. Francesca Minonne è appena tornata dagli Usa e ci ha raccontato la sua esperienza formativa: dal percorso in Cattolica, allo studio delle scienze religiose oltreoceano, fino ad arrivare ai suoi progetti per il futuro.

Qual è stato il suo percorso universitario? Qual è stata la sua formazione?
«Il mio percorso universitario è iniziato all’Università Cattolica, a Milano, dove ho frequentato il corso triennale in Lettere classiche e ho proseguito con una laurea magistrale in Scienze dell’antichità. Sono sempre stata interessata allo studio filologico-letterario».

Ci può raccontare il suo percorso accademico?
«La mia ricerca di dottorato si è svolta in Letteratura cristiana antica con il professor Marco Rizzi. Mi sono soffermata sulle pratiche di lettura degli autori cristiani di lingua greca e latina tra il secondo e il terzo secolo, approfondendo l’uso delle categorie e dei metodi grammaticali da parte di questi autori per l’interpretazione delle Scritture e individuando i passi in cui il testo biblico è spiegato a partire dall’analisi della sua struttura logico-sintattica. Il tema è stato, poi, la base per la mia ricerca successiva che ha valutato anche l’impatto di queste modalità di lettura sull’autodefinizione delle comunità cristiane antiche, mantenendo uno sguardo comparativo tra autori cristiani e non cristiani. È stato molto interessante lavorare nel Dipartimento di Scienze Religiose, dove mi sono confrontata con esperti del settore che valorizzano l’analisi delle fonti storiche e religiose e l’approccio interdisciplinare alla ricerca scientifica».

Cos’è la borsa Fulbright? Per cosa ha vinto la borsa di studio?
«Le borse di studio Fulbright sono promosse sulla base di accordi binazionali, in questo caso tra Stati Uniti e Italia, per favorire la ricerca internazionale e il consolidamento di una rete d’interazione culturale e professionale in ambito accademico. Nel mio caso si è trattato di un progetto di nove mesi di ricerca che ho trascorso alla Harvard Divinity School, in Massachusetts, sotto la guida del professor Giovanni Bazzana, per approfondire la funzione dei testi nella formazione delle comunità cristiane dei primi secoli di lingua greca e siriaca».

Com’è stata l’esperienza negli Stati Uniti?
«Arricchente sia in ambito universitario sia per il contesto circostante. Ho avuto la possibilità di partecipare a corsi e seminari specialistici e di frequentare un ambiente di ricerca stimolante e dagli approcci innovativi nel settore delle scienze religiose. Grazie alla condivisione delle competenze e al confronto con gruppi di lavoro interdisciplinari, ho sperimentato modelli di ricerca differenti. Ricco e diversificato è stato anche il programma offerto dall’Associazione Fulbright che ha previsto incontri e attività con molte realtà del territorio: autorità governative, istituzioni formative, associazioni culturali e di promozione sociale. Poter condividere l’esperienza con altri ricercatori internazionali è stata l’occasione per potersi aprire a uno scambio di storie e di vite che trasforma».

Come studiano e insegnano le scienze religiose negli Stati Uniti?
«Sono rimasta colpita dall’alto livello di specializzazione combinato con un approccio innovativo e interdisciplinare. Un esempio può essere il corso di Teologia comparativa, in cui abbiamo esaminato le implicazioni del concetto di ‘Dio’ nella relazione con gli esseri umani tra induismo e cristianesimo. In classe si lascia molto spazio al dibattito e al confronto con l’attualità, per cui ci si interroga su prospettive di ricerca sempre nuove: lo studio del passato diventa un’opportunità per ripensare il presente e la riflessione sul presente conduce a nuove domande sul passato. Questo confronto è stato reso ancora più interessante dal contesto multireligioso di Harvard Divinity School, una comunità vitale e dinamica che promuove il dialogo tra tutte le culture e tradizioni religiose».

Quali sono i suoi programmi futuri?
«Credo che questa esperienza sarà determinante per le mie scelte future. Vorrei investire nel mio lavoro di ricerca, valorizzando l’approccio comparativo nell’analisi delle fonti antiche. Prevedo anche ulteriori soggiorni all’estero, magari in contesti diversi da quelli occidentali da cui provengo, per apprendere altre metodologie di ricerca e continuare a esplorare le nuove frontiere negli studi delle scienze religiose».

Un articolo di

Lorenzo Mozzaja e Andrea Miniutti

Scuola di giornalismo

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