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I “maturandi” del Covid, provati ma non meno motivati

15 giugno 2021

I “maturandi” del Covid, provati ma non meno motivati

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Ultime ore di studio per i 540mila maturandi che a partire da mercoledì 16 luglio, affronteranno l’esame di Stato, il secondo dell’era Covid. Anche quest’anno niente scritti ma solo un colloquio finale articolato in vari momenti, a partire dall’esposizione di un elaborato riguardante le materie di indirizzo. Lo studente passerà poi all’italiano, che verterà sulla riflessione intorno ad un testo di lingua o letteratura. Nella terza fase, invece, spazio all’analisi di un testo, di un documento, di un problema o di un progetto, a scelta della commissione, su varie materie. Il colloquio terminerà poi con l'esposizione dell'esperienza svolta nei percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento.

Ma la maturità 2021 non sarà all’acqua di rose né di emergenza – assicura il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. Gli studenti avranno modo di testimoniare come sono cresciuti come persone in questo ciclo di studi e si si tratterà di un esame “vero e pieno”.

Ma come arrivano i ragazzi a questa maturità dopo un anno e mezzo di didattica a distanza?
«Provati ma non meno motivati – afferma Pierpaolo Triani, docente di Pedagogia generale - hanno fatto il possibile per arrivare preparati e le scuole li hanno accompagnati in questo percorso per affrontare con serietà questo appuntamento che rimane un passaggio importante per riflettere sul lavoro che hanno fatto, anche se in modo un po’ diverso dal tradizionale»

Ha ancora senso oggi un esame di maturità, quando ormai molti atenei selezionano gli studenti prima ancora della fine del percorso di studio? 
«Si, ha ancora senso perché rimane uno dei pochi riti sociali, non tanto come valore in sé, ma in tutta la sua dimensione sociale. E’ un passaggio importante, non assoluto, che dà la possibilità ai ragazzi di mettersi alla prova, di ritenere conclusa la propria formazione scolastica e aprirsi a una nuova fase, sia essa lavorativa o universitaria. Per la società, invece, è un rito collettivo perché viene vissuto come amarcord dalle famiglie e dall’importanza attribuita dai mass media.

Dai miei contatti con le scuole deve dire che i ragazzi stanno affrontando questo esame con molta serietà e anche se può sembrare più facile perché mancano le prove scritte di italiano e della disciplina di indirizzo, così non è poiché devono dimostrare in un solo orale la capacità di riflessione critica e la capacità di fare collegamenti fra le diverse discipline. L’importante è restituire ai ragazzi che hanno passato un anno e mezzo inedito a cui è stato chiesto di maturare, di dimostrare responsabilità personale e serietà. E lo hanno fatto seguendo la didattica online, da soli e senza avere stimoli dalla classe.  La loro prova di maturità è durata un anno e mezzo, quindi più degli anni passati».    

La prova scritta di italiano, in passato comune a tutte le scuole, è stata sostituita con la comprensione di un testo letterario. La capacità di comprensione è ritenuta più importante della scrittura? 
«L’abolizione, per il secondo anno consecutivo, delle due prove scritte previste dal nuovo esame di Stato - spiega il professor Giuseppe Langella, docente di Letteratura italiana - ha generato, comprensibilmente, un allarme abbastanza diffuso, rafforzato peraltro da alcune dichiarazioni del Ministro Bianchi, che sembra orientato a volerle cancellare in via definitiva. Staremo a vedere. Intanto la misura è da ritenersi a tutti gli effetti transitoria, decisa in considerazione della difficile congiuntura sanitaria. Abolire gli scritti dall’esame di maturità costituirebbe obiettivamente un grave impoverimento non solo della prova, che sarebbe il meno, ma dell’intero percorso formativo, perché ne verrebbero fatalmente svalutate, a monte, le abilità linguistiche legate alla comunicazione scritta, ovvero leggere e scrivere, con prevedibili effetti, a medio termine, di imbarazzante analfabetismo di ritorno». 

«Faccio notare, tuttavia, che nella maturità di quest’anno la scrittura, cacciata dalla porta, è stata fatta rientrare dalla finestra, nella forma di un elaborato, assimilabile alla vecchia “tesina”, che lo studente deve sviluppare su un argomento delle cosiddette “discipline d’indirizzo” assegnatogli dagli insegnanti del suo consiglio di classe. Il colloquio, giornalisticamente definito “maxi orale”, parte proprio dall’illustrazione di questo elaborato, redatto dallo studente sotto la guida e il controllo di uno dei suoi professori».

«Piuttosto, -  aggiunge Langella - stando al dettato dell’ordinanza ministeriale del 3 marzo 2021 che disciplina questa tornata dell’esame di Stato, desta qualche perplessità l’impostazione che s’intende dare alla parte del colloquio dedicata al programma di letteratura svolto nel corso dell’ultimo anno (art. 18, c. 1), dove si parla, assai infelicemente, di “discussione” di un “breve testo”. Il problema non riguarda, beninteso, la lunghezza o la frammentarietà del brano antologico, cui siamo abituati, ma l’azione richiesta: che le opere letterarie, infatti, facciano anche “discutere”, è senza dubbio un loro titolo di merito, ma impostare in termini di “discussione” il colloquio sul testo letterario rischia di alimentare un equivoco alquanto pericoloso, autorizzando giudizi impressionistici, reazioni di gusto o valutazioni ideologiche, che nulla hanno a che fare con la didattica della letteratura, centrata invece sull’analisi testuale e sui riferimenti storico-culturali. Voglio credere che si sia trattato soltanto di una svista, dell’impiego inconsapevole di un termine inappropriato; perché altrimenti ci sarebbe di che preoccuparsi».

«L’esame di maturità - aggiunge il professor Langella, che ricopre anche la carica di membro della Mod, la Società italiana per lo studio della modernità letteraria nonché autore di manuali di letteratura per i licei - rappresenta senz’altro un evento importante nella vita di un giovane, perché chiude un ciclo, aprendo a una fase nuova: è un rito di passaggio verso l’età adulta. Non a caso, più volte il cinema come la narrativa ne hanno fatto materia delle loro storie. E in effetti la crescita di un ragazzo è un processo lento, un percorso a tappe scandito da eventi cruciali, un po’ come avviene nei romanzi di formazione. Fra tali eventi l’esame di maturità riveste un significato assolutamente speciale perché, al di là del compimento, fatidico ma soltanto simbolico, dei 18 anni, segna davvero una svolta: sia per chi si avvia al lavoro, con le sue dinamiche relazionali tanto meno amichevoli, sia per chi decide invece di iscriversi all’università, perché comunque l’esame di Stato pone fine alla scuola intesa come esperienza sociale dove quasi tutto è fisso e tutto è stabilito e controllato dall’alto, mentre all’università si è incomparabilmente più mobili e liberi di autogestirsi.

«Che l’esame di maturità sia sentito, perciò, come una prova impegnativa non è un male - conclude - quello che bisognerebbe evitare è di cambiare continuamente, magari in corso d’opera, le regole del gioco, fonte evitabile di ansia, di stress aggiuntivo. Solo sapendo con largo anticipo cosa li aspetta, gli studenti possono prepararsi consapevolmente, adeguatamente e serenamente».

Un articolo di

Antonella Olivari

Antonella Olivari

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