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I nuovi scenari della contrattazione collettiva

06 dicembre 2022

I nuovi scenari della contrattazione collettiva

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Si è trattato di una grande lezione sul campo e di una inedita grande prova pratica di dialogo e di concertazione quella che, in occasione della consegna dei diplomi, hanno vissuto giovedì 1° dicembre i partecipanti al master in Consulenza del lavoro e direzione del personale, giunto alla XIX edizione.

La cerimonia di consegna dei diplomi, infatti, svoltasi nella sede di Assolombarda, è stata preceduta dal dibattito “Modernizzazione del sistema di relazioni industriali: quale ruolo per le parti sociali?”, in occasione della pubblicazione del “Commentario al Contratto collettivo dei metalmeccanici 2021”, a cura di Tiziano Treu (Torino Giappichelli, 2022). Alla tavola rotonda, che ha visto gli intereventi introduttivi di Stefano Solimano, preside della facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica, e di Stefano Passerini, direttore Settore Lavoro, Welfare e Capitale Umano Assolombarda, sono intervenuti gli esponenti dei quattro principali firmatari del contratto collettivo: Roberto Benaglia, segretario generale Fim Cisl Nazionale, Rocco Palombella, segretario generale Uilm Uil Nazionale, Michele Depalma, segretario generale Fiom Cgil Nazionale, Stefano Franchi, direttore generale Federmeccanica, coordinati da Vincenzo Ferrante, direttore del Centro Europeo di Diritto del lavoro e Relazioni industriali dell’Università Cattolica (Cedri) nonché direttore del master .

La relazione introduttiva è stata affidata a Maurizio Delconte, docente dell’Università Bocconi di Milano, e le conclusioni del pregnante dibattito sono state tratte da Tiziano Treu, presidente del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (Cnel) e professore emerito dell’Università Cattolica.

Dalla discussione è emerso che il contratto collettivo dei metalmeccanici, che interessa 1,6 milioni di metalmeccanici, è stato sottoscritto il 5 febbraio 2021 in un momento del tutto particolare, perché le trattative sono state condotte quasi esclusivamente durante il periodo più buio dell’epidemia da Covid e, malgrado le iniziali distanze fra le posizioni delle due parti, sono poi giunte a conclusione dopo un brevissimo sciopero di sole quattro ore. «Il contratto ha rappresentato, dentro un nuovo rapporto impresa-lavoro, una modalità di lettura e risposta in chiave contrattuale dei cambiamenti che il lavoro e quindi la società stanno avendo - ha osservato Benaglia -. Cambiamenti profondi che afferiscono tutti noi e che nel giro di pochi anni, sotto l’influenza della digitalizzazione, dei mutamenti climatici, delle migrazioni e del cigno nero della pandemia stanno profondamente mutando il nostro modo di vivere e lavorare».

Un contratto, dunque, considerato come uno dei più rilevanti degli ultimi anni proprio perché consente di aprire una fase nuova nelle relazioni sindacali italiane. A fronte di un quadro che testimonia una sicura ripresa dell’economia nazionale, non mancano elementi di preoccupazione: se il numero complessivo degli occupati fatto registrare al giugno 2022 è di poco superiore ai 23 milioni, diversa è invece la situazione per quanto riguarda l’andamento dell’inflazione, perché, in poco più un anno, a ragione della guerra in corso e delle difficoltà di approvvigionamento del gas, il tasso è enormemente cresciuto (sino ad arrivare all’8% su base annua nel giugno 2022).

Tale situazione richiama gli anni più tormentati delle relazioni sindacali italiane, quando l’aggancio delle retribuzioni all’andamento dell’inflazione ebbe a produrre, già nel breve periodo, un effetto di moltiplicazione dei tassi inflattivi, come accadde nei primi anni ’70 con il libero fluttuare delle valute - conseguente al venir meno della parità aurea del dollaro - e l’improvviso incremento del prezzo del petrolio, rendendosi conto solo dopo che una parte dell’inflazione era frutto non già dell’effettivo incremento dei costi delle materie prime, ma delle aspettative dei singoli che, al fine di proteggersi preventivamente contro il crescere dei prezzi al consumo, finivano essi stessi per alimentare la tendenza al rialzo.

Così nel 1984 si raggiunse un accordo in cui ci fu anche l’impegno del Governo, che pose in essere una serie di misure dirette al calmieramento delle tariffe e al contenimento del costo della vita, attraverso il controllo di ticket e imposte indirette.

Anche oggi sarebbe opportuna una politica combinata finalizzata al contenimento dei costi correlati ai servizi di primaria necessità, ancora in mano pubblica (luce, riscaldamento, acqua), e a un sostegno economico a tutte le famiglie e al più generale miglioramento dei servizi pubblici, per tenere al riparo la dinamica retributiva dalle tendenze inflattive, proteggendo i salari più bassi. Del resto, anche le previsioni collettive della contrattazione nazionale mantengono meccanismi diretti ad assicurare il controllo sulla dinamica inflattiva grazie al riconoscimento a posteriori di un elemento una tantum da attribuire a tutti i lavoratori.

«Consapevoli di questo scenario le organizzazioni sindacali dei metalmeccanici hanno sottoscritto un accordo che non solo ha registrato una consonanza importante sui temi del recupero salariale, ma ha messo mano alla revisione dei sistemi di inquadramento professionale e intende investire sulla formazione e sulla gestione bilaterale di tante novità, promettendo l’inizio di una nuova stagione di concreta condivisione degli obiettivi nell’interesse delle imprese e di tutti i lavoratori», ha affermato il direttore del master Ferrante al termine del dibattito.

Sicuramente si è trattato di una grande lezione per i diplomati del master che dalla sua istituzione a oggi ha formato oltre 500 professionisti, metà dei quali si sono inseriti nel settore industriale mentre l’altra metà lavora in studi professionali.

 

Un articolo di

Agostino Picicco

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