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Il Mediterraneo, un mare di storia

30 giugno 2023

Il Mediterraneo, un mare di storia

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Un mare densamente popolato di incontri, scambi, dialogo. Il Mediterraneo da secoli è stato culla di civiltà in cui diverse popolazioni hanno saputo coabitare, integrarsi, contaminarsi convivendo pacificamente e producendo ricchezza. Nello stesso tempo, però, è stato un crocevia di instabilità, scontri, conflitti proprio per la molteplicità di culture che l’hanno attraversato. Un’area geografica ricca di storia. E che ancora oggi non smette di essere al centro della scena mondiale attuale anche per il massiccio aumento di migrazioni. Un fenomeno, quello migratorio, che negli ultimi decenni ha assunto dimensioni sempre più ampie trasformando la via di fuga attraverso le rotte mediterranee in un punto di non ritorno, tanto da trasformare il Mediterraneo in quello che molti hanno finito per soprannominare un “grande cimitero di migranti”.

Quali sfide attendono il “Mare nostrum” nei prossimi anni? Può tornare a essere nuovamente simbolo di pace e di convivenza tra popoli? Sono gli interrogativi che hanno fatto da sfondo alla tavola rotonda “Il Mediterraneo nella storia, nell’identità e nell’apertura”, sessione in memoria dello storico Antonio Di Vittorio, che si è tenuta venerdì 23 giugno nell’ambito delle tre giornate di studio “Lo spazio europeo. Equilibri geo-economici e potere nella lunga durata”, ospitate dall’Università Cattolica del Sacro Cuore dal 22 e 24 giugno e promosse congiuntamente dal Dipartimento di Storia dell’economia, della società e di scienze del territorio “Mario Romani” dell’Ateneo e dalla Società italiana degli storici economici (Sise).

 

 

A confrontarsi alcuni tra i più importanti storici del tema, come Maurice Aymard, della École des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi, Bartolomé Yun-Casalilla, della Universidad Pablo de Olavide di Siviglia, Egidio Ivetic, dell’Università degli Studi di Padova, Luigi Mascilli Migliorini, dell’Università di Napoli “L’Orientale” - Accademia nazionale dei Lincei. Insieme gli studiosi hanno cercato di fornire una chiave di lettura per interpretare la storia di un mare che è altro non è se non «la storia dell’Europa, la sua identità, la sua piena espressione», ha detto Amedeo Lepore, docente di Storia dell’economia all’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”, introducendo il dibattito. Il Mediterraneo è, infatti, «elemento di connessione fra l’Europa e altri mondi» e una «apertura che guarda a quello che è stato e sarà il mondo nella nostra epoca» e «a un contesto in cui l’economia e i suoi cicli trovano particolare e fertile diffusione». Invece, «l’attualità è quella di una storia più complessa, ingarbugliata da conflitti, economie, capitali, itinerari sparsi, poteri e ruoli degli stati» e forse è per questo interessante affrontarla «in una modalità diversa di sviluppo della globalizzazione, più selettiva, ad arcipelago, in cui il Mediterraneo si colloca pienamente con le sue possibilità e le sue problematiche». Di qui la necessità di conoscerne a fondo la storia che, come è emerso dal dibattito, può essere un importante elemento di condivisione. «Una conoscenza che, al di là dell’egemonia culturale europea, si fonda sull’umiltà di conoscere l’altro e soprattutto la storia e la cultura degli altri Paesi. E l’Italia che, geograficamente si trova al centro, ha di fronte una sfida ancora più grande».

Le tre giornate di studio si sono articolate in più di 12 sessioni animate da numerosi workshop e incontri nel corso dei quali una sessantina tra i maggiori storici economici italiani ed europei hanno portato i loro contributi scientifici sul concetto di spazio europeo, un topos storiografico che da secoli è oggetto di discussioni culturali e politiche e catalizza molti interessi di ricerca e specializzazione scientifiche. Diversi gli argomenti trattati: dagli scambi commerciali ai fattori di integrazione europea come uomini, merci e linguaggi; dagli spazi marittimi alle politiche di sviluppo e ai mercati del lavoro; dai divari regionali alle sfide dell’economia dalla Comunità all’Unione europea fino alle nuove prospettive sull’Europa nel mondo globalizzato. Un tema quest’ultimo approfondito anche dal dialogo tra due illustri interlocutori, i professori Romano Prodi e Alberto Quadrio Curzio, durante l’incontro dal titolo “Quale futuro per l’Europa?”.
 

Un articolo di

Katia Biondi

Katia Biondi

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