Come si concilia il “villaggio globale” con il “mondo virtuale”? «Il mondo virtuale – onnipresente, onnisciente, onnipotente - lo abbiamo inventato noi (con tutte le varianti possibili, basti pensare che un giapponese ha sposato un ologramma), ma il tempo non è più quello dei ritmi naturali. Il mondo virtuale o è virtuoso (per cui uno è educato ad usarlo) o è pervasivo perché soddisfa solo bisogni immediati. Il virtuale è virtuoso quando tiene conto dei tempi umani». Così la vera civiltà è quella che sa attendere i tempi degli ultimi e dei fragili, come nella marcia notturna Macerata-Loreto, quando la statua della Madonna di Loreto arriva in piazza solo dopo che è entrato l’ultimo pellegrino, come ha chiosato Lucia Bellaspiga.
Il telefonino rende un servizio importante a tutti ma toglie passaggi di esperienza alla nostra vita. «Il tempo oggi è sempre molto risicato, si è abbassata la soglia di attenzione, i discorsi articolati non funzionano più, bisogna parlare per slogan, come la televisione insegna. Per apprendere, però, ci vuole tempo, non ci si deve affidare alle macchine: la cultura è per sempre, bisogna studiare per la vita, non per il voto, bensì per trovare soluzioni».
Maria Rita Parsi si è aiutata con le immagini di grandi autori e pensatori. Dall’affermazione di Sartre - l’unica colpa è nascere perché la vita è una condanna a morte - ha messo in guardia da avere quell’atteggiamento negativo per cui la vita non passa mai: «La più grande vittoria della vita è vivere senza paura di vivere e di morire. Se sai attraversare la vita, questa diventa una conquista unica». L’invito a coltivare grandi speranze l’ha preso da Oscar Wilde: “Una mappa del mondo che non prevede l’utopia non merita neppure di esistere”.
E ancora: «La strategia del vivere nasce dalla conoscenza di sé. Un conto è essere presuntuoso, un conto è essere capace. Ciascuno diventa ciò che è. Il senso alla vita lo diamo noi con le scelte che facciamo, con le nostre esperienze, con la cultura e gli strumenti che abbiamo, anche in condizioni estreme di difficoltà. Occorre lavorare su quello che siamo, con i tempi che vogliamo darci, e lottare perché ciò avvenga».
Tante le affermazioni di Maria Rita Parsi in risposta a varie sollecitazioni: «La perfezione è una forma di perversione; nessuno è perfetto. Gli uomini li allevano le donne e da una situazione di infelicità nascono abusi, violenze, distanza, conflitto; uomini e donne non sono eserciti armati gli uni contro gli altri. Un adulto che non ha mai giocato è infelice».
Per arrivare a queste verità, quindi, occorre ogni tanto fermarsi un attimo, non ritenendo di perdere terreno o di restare indietro secondo la mentalità corrente, ma ritagliandosi degli spazi per riflettere e …trovare quegli elementi che danno più gusto alla vita.