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Incontri importanti con docenti indimenticabili

23 settembre 2021

Incontri importanti con docenti indimenticabili

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Il ricordo di professori speciali, la fortuna di aver incontrato docenti che hanno insegnato, incuriosito, stimolato e orientato a scelte importanti per costruire il proprio futuro. È questo il fil rouge che si snoda nelle testimonianze di Maurizio e Mattia, un padre e un figlio, alumni delle Facoltà di Pedagogia e Lettere e Filosofia. Una testimonianza che parla di formazione permanente, psicologia e cinema e che è al centro della nuova puntata della rubrica #laureedifamiglia e che va ad arricchire le tante storie che animano la Community Alumni dell’Ateneo.


Seguono due copioni diversi i percorsi universitari di Maurizio Bizzozero, coordinatore didattico in un plesso scolastico milanese, e di suo figlio Mattia, che dopo la laurea in Linguaggi dei media sta per concludere il Master in International Screenwriting and Production.

Maurizio si è laureato nel 1985 in Pedagogia, discutendo una tesi sul tema Analisi del processo persuasivo nelle relazioni interpersonali, elaborata con il professor Assunto Quadrio come relatore. Gli anni da studente in Università Cattolica si intrecciavano già con le prime esperienze lavorative per Maurizio che ricorda come, molto spesso, non era facile conciliare gli impegni, i tempi e le modalità del mondo del lavoro con quello dello studio universitario. «Ma proprio il dover andare fisicamente in Cattolica – per seguire le lezioni, sostenere gli esami, studiare in biblioteca, incontrare docenti o i compagni di corso – era un richiamo ai propri impegni e doveri di studente». Perché l’università non è solo un luogo fisico e concreto di divulgazione scientifica, di ricerca, di condivisione del sapere. L’Università, con le sue aule, i suoi dipartimenti ma anche - come l’ateneo di largo Gemelli - con i suoi chiostri, i suoi cortili, i suoi lunghi ambulacri costituisce un luogo privilegiato di relazioni, conoscenza e confronto con gli altri.

E molti sono infatti gli incontri che hanno arricchito e caratterizzato gli anni di studio universitario di Maurizio che ricorda, in particolare, quelli che hanno lasciato un segno e determinato una svolta nell’orientamento professionale: «Non dimenticherò mai il professor Assunto Quadrio che insegnava Psicologia sociale. Dai più definito “curioso e appassionato”, proprio con tali caratteristiche mi ha colpito e ammaliato. Ovviamente l’ho voluto (e a lungo inseguito) come relatore della mia tesi: e i temi e i contenuti del mio elaborato - sui quali ci siamo più volte confrontati - restano pietre miliari della mia professionalità».

C’è anche un altro docente, di cui non rammenta il nome, ma che è rimasto “positivamente impresso” nella mente di Maurizio, malgrado il passare degli anni: «Insegnava Metodologia dell’insegnamento medio e non ho mai frequentato le sue lezioni a causa del lavoro. Quando mi presentai all’esame, mi fece parlare per tre quarti d’ora senza interrompermi, seguendomi attentamente con il suo sguardo. Dopo aver fatto appello a tutto ciò che avevo studiato, confessai candidamente che era tutto quel che sapevo e che non avrei potuto aggiungere niente altro di più. “Io le do 30 per empatia”, fu la sua risposta. Mi lasciò interdetto, ma me lo ricordo ancora».

Anche per Mattia, che ha concluso il corso di laurea in Linguaggi dei media discutendo una tesi dal titolo Le strategie narrative dell'episodio pilota. Analisi dei primi minuti di tre medical drama, elaborata con il professor Francesco Toniolo come relatore, decisivi sono stati alcuni docenti incontrati, conosciuti e ascoltati nelle aule dell’ateneo di largo Gemelli. «Il professor Giuseppe Lupo e il suo esame sono stati un punto di svolta nella mia carriera universitaria – racconta Mattia -. Ho seguito le sue lezioni di Forme dell’espressione visiva e letteraria nella contemporaneità al secondo anno di corso e, al di là del mio interesse personale per la materia, ho molto apprezzato la capacità che il professore ha avuto di miscelare il suo lavoro da scrittore con la spiegazione delle opere di Elio Vittorini. Invitandoci nella sua mente di romanziere contemporaneo e spiegandoci la genesi dei libri e le insidie del processo di pubblicazione, il professor Lupo ci ha reso più facile l’accesso al pensiero di un autore più classico. Così facendo inoltre – continua Mattia - ha alleggerito il corso, arricchendolo di aneddoti e presentandosi in modo simpatico e originale».

Fondamentale è stato anche l’incontro con il professor Armando Fumagalli, direttore del master in International Screenwriting and Production, quando Mattia era laureando e stava cercando di individuare la strada migliore per costruire il proprio futuro. «Ho iniziato a interessarmi a questo master quando frequentavo gli ultimi due anni delle superiori. Il primo contatto in assoluto avvenne quando lessi, per diletto, un libro scritto da un docente del master, Paolo Braga, che analizzava una determinata serie tv. Negli anni successivi ho letto altri analoghi libri e mentre frequentavo la triennale in Cattolica ho incontrato il professor Fumagalli. Il confronto con lui mi ha fatto chiaramente comprendere che il Master sarebbe stata la scelta giusta per perseguire il mio sogno professionale» afferma Mattia che, ora che sta per diplomarsi, si ritiene molto soddisfatto del percorso post laurea realizzato.

L’impostazione del Master infatti che coinvolge circa 40 studenti di varie nazionalità ed età differenti, con background professionali quindi molto diversi, e che offre lezioni interattive, basate sulla collaborazione tra studenti per sviluppare quelle storie che i docenti insegnano a raccontare con gli strumenti e le strategie comunicative più adatte, permette di acquisire competenze specifiche proprie dell’ambito professionale a cui lo studente aspira.

«Il fine del master è inserire lo studente nel mondo professionale – sottolinea Mattia, che fa presente come le lezioni siano tenute non solo da docenti ma anche da professionisti del settore - sulla cattedra a fare lezione si alternano: sceneggiatori, registi, produttori… e chi meglio di loro può spiegare le regole del mondo del cinema?».

Alla scelta del master l’alumnus Mattia è giunto forte di un corso di laurea dove dice «ogni studente ha avuto la possibilità di trovare e costruire il proprio percorso plasmandolo a partire da ciò che più gli interessa e dove ho trovato un’organizzazione generale del corso e del piano di studi flessibile e declinabile alle varie aspettative culturali e formative della maggior parte dei miei compagni». Se ripensa a tutti gli esami sostenuti durante la triennale Mattia ammette che ha compreso, solo in un secondo tempo, l’importanza di quelli a cui non era particolarmente interessato: «I corsi di Organizzazione aziendale e di Etica sociale si sono rivelati utili per il metodo che mi hanno suggerito, sono stati preziosi successivamente in occasione di dibattiti e lavori di gruppo». Mentre, senza alcun dubbio, per Mattia l’esame preferito che ricorderà per sempre è stato quello di Storia del cinema del professor Andrea Chimento: «In quanto amante del cinema ho seguito con passione ogni lezione e sua spiegazione: dalla storia delle pellicole più importanti e del motivo della loro celebrità, al percorso di evoluzione dei registi, analizzando nel dettaglio la filmografia dei maestri del cinema. Il corso e l’esame in Storia del cinema è stato inoltre essenziale – aggiunge sempre Mattia - per avere un assaggio delle tecniche di storytelling cinematografico, vale a dire una serie di nozioni preliminari fondamentali per accedere al Master in International Screenwriting and Production».

Sia la triennale e poi il master che sta per concludere sono state quindi scelte azzeccate e che hanno pienamente soddisfatto Mattia che ricorda infatti come, quando era in dirittura di arrivo con la tesi di laurea, si fosse informato sulle possibili lauree magistrali, o master o accademie che gli permettessero di continuare il suo percorso da studente in linea con i suoi interessi e le sue aspirazioni. E la scelta è stata una riconferma per l’Università Cattolica in quanto «altrove non ho trovato nulla di meglio, per chi si interessa di cinema il master che ho frequentato è il più completo; in questo la Cattolica non ha eguali». Senza dimenticare «l’ambiente accogliente, stimolante e intrigante» in cui Mattia dice di essersi ritrovato, un ambiente che lo ha fatto maturare e che costituisce delle fondamenta solide su cui impostare il proprio domani.

La medesima convinzione di aver fatto la scelta giusta traspare anche dalle parole del papà di Mattia, che infatti afferma come l’aver studiato nell’Ateneo del Sacro Cuore «mi ha sicuramente consentito di intraprendere il corso di studi che era più vicino alle mie inclinazioni e che non avrei trovato in altre università, senza dover rinunciare inoltre alle mie prime esperienze lavorative». Una scelta giusta che ha implicato un legame duraturo tra Maurizio e il suo Ateneo e che spesso si rinnova nella sua vita lavorativa: «Ho contatti con il servizio Formazione Permanente, con il loro staff ho appena concluso un apprezzato corso di aggiornamento. Inoltre, presso le scuole dove opero, accolgo tirocinanti provenienti dai corsi di laurea in Scienze della Formazione e Scienze dell’educazione della Cattolica».

Chissà se un giorno, quando magari sarà un affermato sceneggiatore, proprio alla luce di aver potuto studiare e approfondire le discipline di maggior interesse in un ateneo di eccellenza, Mattia riporterà i suoi ricordi da alumnus della Cattolica ambientando una storia in largo Gemelli, piuttosto che rievocando persone e situazioni incontrate e vissute nei chiostri bramanteschi. Intanto, per il momento, se dovesse paragonare e riassumere la sua esperienza universitaria in un film, Mattia va a colpo sicuro indicando la commedia I sogni segreti di Walter Mitty del regista Ben Stiller. «È la storia di un uomo che intraprende un’avventura nelle impervie terre dell’Atlantico settentrionale alla ricerca del negativo di una fotografia da stampare sulla copertina della rivista per cui lavora, per poi scoprire di avere avuto il negativo sempre con sé, nel proprio portafoglio» racconta Mattia, sottolineando come «la mia esperienza è stata molto simile. Durante e attraverso il viaggio Walter acquisisce maggiore consapevolezza di sé e conoscenze tali da poter vivere meglio e più serenamente; così come io ho seguito le lezioni e studiato libri. Gli anni di studio in Università mi sono serviti per fare luce sulle mie capacità, che prima intuivo soltanto o non sapevo esistessero - così come il negativo di Walter nascosto nel portafoglio - mentre ora ne sono pienamente conscio e sono in grado di usarle al meglio». Ma è un altro titolo di film che viene in mente a Mattia se ripensa, invece, al momento degli esami, un momento che per la sua intensità e l’alto tasso di agitazione accomuna la vita di tutti gli studenti universitari. Quel preciso momento in cui ci si trova davanti al docente, in cui si attende e poi si ascolta la prima domanda dell’esame – ammette Mattia – lo hanno talvolta fatto sentire «come catapultato sul set del film L’uomo che fissa le capre».                            

Un articolo di

Graziana Gabbianelli

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