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«L’economia si riavvicini alla filosofia morale»

24 marzo 2022

«L’economia si riavvicini alla filosofia morale»

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Riflettere sulle conseguenze del pensiero liberista, partendo dalla teoria economica e dal ruolo dello stato, toccando vari argomenti. Questo il percorso tracciato da Andrea Boitani, docente della Facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative dell’Università Cattolica, nel suo ultimo libro “L’illusione liberista. Critica dell’ideologia di mercato” (ed. Laterza), che è stato presentato, lunedì 21 marzo, in occasione del ciclo AserIncontra, la serie di convegni promossi dall’Alta Scuola in Economia e relazioni internazionali.

L’aspetto più importante del testo, secondo quanto evidenziato dal docente di economia dell’Università della Svizzera italiana Giovanni Pica, correlatore della tavola rotonda, è stato quello del rapporto tra i rapporti sociali e il mercato.

«Il problema è di carattere storico. Nel passaggio alla società capitalistica - ha spiegato Boitani - il ruolo del mercato nei rapporti sociali è cresciuto. Per i liberisti esso può diventare assoluto e controllare ogni aspetto. Di conseguenza l’intera vicenda umana è ingabbiata nelle logiche capitalistiche, con una perdita, dall’altro lato, della logica conoscitiva e morale».

«Il tentativo di leggere tutto attraverso il mercato - ha aggiunto - impoverisce la visione d’insieme. Il liberismo ha avuto un effetto corrosivo sulla stessa scienza economica che è molto più ricca di sfumature, ha semplificato brutalmente il discorso». Il focus si è poi spostato sull’Italia, un paese dove il liberismo e il neoliberismo hanno avuto radici profonde (Ferrara, Pareto, Einaudi), ma in cui lo spazio da loro occupato è stato più culturale che politico rispetto ad altri stati del mondo.

Ma in quale quantità lo stato deve intervenire nei risvolti del mercato? Se secondo la dottrina liberista non deve esserci alcuna interferenza è interessante notare che negli indici di libertà economica gli stati al vertice sono quelli in cui l’intervento statale è maggiore, ovvero i paesi del nord. Lì il mercato è più efficiente: «Esiste il problema della qualità delle regole – ha spiegato Boitani - si valuta il peso dello Stato dalla dimensione del suo intervento, ma non è questo il problema. È importante la qualità dell’intervento. In Italia la qualità è andata via via peggiorando. C’è stato bisogno della pandemia per rendersi conto che erano stati fatti troppi tagli nel settore sanitario, per esempio».

L’illusione liberista ha contribuito, secondo Boitani, a far emergere l’egoismo individuale sopra ogni altra cosa, sulla base della teoria della “mano invisibile” di Smith: massimizzare per un soddisfacimento personale giova allo stesso tempo a tutto il mercato. Boitani nella sua opera evidenzia invece la sottovalutazione di un altro fattore importante, la fiducia: «In un mondo come quello della “mano invisibile” il problema non si pone, le relazioni di mercato sono in grado di coordinare tutto perfettamente. Ma cosa c’è all’origine del mercato? C’è la fiducia, insieme con l’empatia che sta alla base della prima. Non esiste solo il tornaconto personale. Lo scambio elementare non ci potrebbe essere senza la fiducia, così come il mercato».

La ‘provocazione’ di Alessandro Pica, che ha ipotizzato una sopravvalutazione della variabile fiducia se si considera il mercato in un sistema giudiziario civile funzionante, ha condotto la discussione sul tema della disuguaglianza e della meritocrazia. Secondo l’autore, un mercato che inserisce negli indici di utilità il soddisfacimento personale comporta una valutazione arbitraria e irrilevante. Si ritorna così alla questione morale, vero nucleo dell’incontro: «Non è una scelta neutra. Se si interpretano tutte le relazioni sociali secondo il mercato, sto implicitamente dicendo che il mercato non corrompa i rapporti, ma non è così. Nel caso delle donne povere dell’India chiamate ad affittare il proprio ventre per le coppie più ricche, come si può negare la corruzione di valori fondanti come quello della natalità, dei bambini e dell’amore che vengono messi in vendita?».

Il mercato non può non tenere conto delle disuguaglianze affidandosi alla teoria dell’egoismo per Boitani che ha citato a tal proposito la questione ambientale: la visione liberista ha ignorato per molto tempo il problema dell’inquinamento e ciò oggi si ripercuote sui vari stati del mondo non solo attraverso i cambiamenti climatici, ma anche con le migrazioni ambientali cresciute notevolmente negli ultimi anni.

«L’Homo Economicus, quello egoista, non è razionale. L’economia - ha concluso - è una scienza nata dalla filosofia morale, ed è bene che vi rimanga legata il più possibile».

Un articolo di

Samuele Valori

Scuola di giornalismo

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