Bisogna ricostituire un sistema di relazioni internazionali che assicuri la pace al nostro mondo». E in questa opera, se politica e diplomazia non sono in grado di «dare risposte autorevoli ed efficaci» a quanto sta avvenendo in Ucraina, possono avere un ruolo determinante le università, luoghi di pensiero e riflessione. Il tema della guerra non resta fuori dal dibattito che, mercoledì 18 maggio, ha avuto come protagonisti in Università Cattolica il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità, e Giuliano Amato, Presidente della Corte costituzionale. Secondo il Cardinale Parolin la drammatica situazione ucraina è il «risultato della progressiva erosione del multilateralismo», un processo che va avanti da tempo. E, in questa esperienza di tragedia, l’enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti” «dà indicazioni precise che possono essere proposte all’insieme della comunità internazionale», per ricostruire quanto è stato finora distrutto.
Le università, dunque, che «non sono mai state ‘torri d’avorio’» bensì sono per definizione «luoghi aperti e di transito», dove «gli studenti entrano ed escono, speriamo migliori, con conoscenze nuove», ha ricordato il Rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli, aprendo il dibattito “L’Università Cattolica per il bene del Paese: un secolo di impegno educativo e culturale” che ha concluso il ciclo di conferenze “Un secolo di futuro: l’università tra le generazioni”, promosso dall’Ateneo nell’ambito delle Celebrazioni del Centenario. «Alla soglia dei cento anni siamo consapevoli della nostra cruciale responsabilità: dare un contributo alla società, alla collettività e, soprattutto, alla chiesa. Ex Corde Ecclesiae si è originata l’Università Cattolica», ha ribadito il rettore Anelli. Anche perché, «l’Ateneo è nato per essere, e lo dovrà essere sempre di più, un laboratorio permanente di dialogo e di confronto inter e trans disciplinare per rispondere alle esigenze di un mondo in rapida trasformazione», ha fatto eco monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Ateneo, e curatore del terzo volume della Storia dell’Ateneo dedicato alle Fonti del Magistero della Chiesa per l’Università Cattolica del Sacro Cuore (Vita e Pensiero), che ha fatto da sfondo al dibattito.
Contributo, servizio, impegno. Sono termini ricorrenti nell’intervento del Cardinale Parolin che ha ripercorso alcune tappe fondamentali della storia dell’Università Cattolica. Un Ateneo che non ha rigettato le complessità del proprio tempo ma ha saputo sempre accogliere le sfide impegnandosi «nell’esplorazione delle premesse scientifiche, antropologiche e teologiche sulle quali poggia la ricerca della verità e la plausibilità della fede». Un modus operandi che descrive bene anche il «peculiare servizio che ha reso alla Chiesa, impedendo che se ne spegnesse la curiosità intellettuale e tenendone viva l’inquietudine spirituale».
In fondo, ha aggiunto il Segretario di Stato di Sua Santità, ci sono analogie tra la situazione attuale e quella in cui maturò la decisione di dare vita alla Cattolica. «Ma se un secolo fa il confronto era tra fede e incredulità, nello scenario odierno il dissidio è semmai tra fede e diffidenza. Spesso, purtroppo, tra fede e indifferenza. Laddove lo scientismo di inizio Novecento cercava il modo di negare l’esistenza di Dio per via razionale, la mentalità degli anni Duemila pare prigioniera di un agnosticismo accomodante e melanconico, che si accontenta di affermare l’irrilevanza di Dio, salvo poi rifugiarsi nelle credenze più abborracciate e anacronistiche». In particolare, ha precisato, «domina, su tutto, il rifiuto e l’esclusione dell’altro, un altro che di volta in volta si presenta con le sembianze del povero, dello straniero, del migrante».
Eppure, «non si dà pensiero di Dio, e quindi non si dà fede, in assenza di pensiero». E se la Chiesa, come ci ripete Papa Francesco da quasi dieci anni, è per sua natura «in uscita», curiosa di tutti e di tutto, non è senza pensiero. «Per uscire, infatti, bisogna prima sapere che fuori esiste qualcosa. Per incontrare l’altro, occorre prima pensarlo. E questa è la straordinaria missione di una Università Cattolica».