Bruciare la legna impatta sulla qualità dell’aria, nonostante molti la considerino una combustione naturale e quindi carbon neutral. Ma vietare di bruciare la legna in ambito alpino è tuttavia impensabile.
È da questa considerazione che ha preso avvio tre anni fa il progetto europeo BB-CLEAN, che ha coinvolto otto partner dell’Area Alpina Europea, con la partecipazione di esperti da Francia, Austria, Germania e Slovenia, oltre che dall’Italia.
Il partenariato internazionale, coordinato dal team di ricerca del professor Giacomo Gerosa dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ente capofila del progetto, ha lavorato per mettere a punto strumenti conoscitivi e tecnici per una combustione sostenibile nelle aree alpine della biomassa legnosa per il riscaldamento domestico. I risultati verranno presentati durante una tavola rotonda online lunedì 12 aprile, alle ore 18.
«Per minimizzare gli impatti il primo passo da fare – affermano i ricercatori- sarà quello di adottare come singoli cittadini delle buone pratiche di combustione e gestione degli impianti (stufe e caldaie a biomassa). Ad esempio imparando la tecnica di accensione dall'alto (e non dal basso), curando la pulizia puntuale delle canne fumarie, revisionando periodicamente le nostre stufe e caldaie per garantirci una elevata efficienza, evitando di bruciare legna quando le condizioni atmosferiche non lo consentono (es. inversioni termiche)».
Con questa finalità è stata sviluppata una app per cellulare che indica alla popolazione in tempo reale le fasce orarie in cui è meglio evitare di usare stufe a legna o caminetti sulla base delle previsioni meteorologiche e di accumulo di inquinanti in aria nelle successive 48 ore.
Ma la vera svolta del futuro sarà puntare verso sistemi di teleriscaldamento a biomassa, dove l’orografia del territorio lo consente, oppure - dove non fosse possibile - sull'adozione di impianti a piccola scala alimentati a pellet di ultima generazione dotati di sistemi di abbattimento del particolato.
«Questo comporterà però un cambio radicale di prospettive – precisa Gerosa: se si vorrà preservare la qualità dell'aria si dovrà passare da sistemi di riscaldamento individuali a sistemi collettivi e, in qualche modo, abbandonare l'uso diretto della legna in favore del pellet/cippato che dovrà essere però di produzione locale (filiera corta del bosco) e non di importazione».
Un cambiamento che richiederà investimenti strategici, da una parte per la realizzazione di impianti collettivi di teleriscaldamento a biomassa, dall'altro per l'incentivazione alla sostituzione degli apparecchi domestici a biomassa esistenti verso sistemi di ultima generazione a pellet o a cippato.
Le simulazioni modellistiche effettuate nell'ambito del progetto BB-CLEAN in tre valli pilota (Valle del Chiese, TN; alta Valle Camonica, BS; Valle d'Aosta, AO) hanno dimostrato che questo passaggio comporterà benefici tangibili per la qualità dell'aria, con abbattimenti delle concentrazioni di polveri sottili in aria compresi tra il 40% e il 60%.
Il progetto BB-CLEAN proporrà questo cambiamento di prospettiva all'UE come linea strategica per la gestione sostenibile della combustione di biomassa legnosa in area alpina.