L'intervento su Avvenire di S.E. Mons, Claudio Giuliodori, Assistente Ecclesiastico Generale di Ateneo, in occasione della decisione di Papa Francesco di autorizzare la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto per la beatificazione di Armida Barelli.
Armida Barelli è la donna che nel travaglio della prima metà del Novecento è riuscita a trasformare sogni impossibili in realtà concrete e feconde a servizio della Chiesa e del Paese. Ha saputo dare a generazioni di donne italiane il coraggio di prendere in mano la loro vita, di uscire dalle mura domestiche e di assumere ruoli da protagoniste nella vita ecclesiale e sociale, fino a diventare determinanti, anche grazie al voto, nel plasmare il volto repubblicano dell’Italia dopo la seconda guerra mondiale.
Impressionanti, per quantità e qualità, le opere che ha realizzato sospinta da una fede incrollabile nel Sacro Cuore e sostenuta da un fecondo sodalizio spirituale e culturale con padre Agostino Gemelli, iniziato a partire dal 1910. In un Paese che usciva sconvolto dalla Prima guerra mondiale, Armida Barelli nel gennaio del 1918 riceveva dal cardinal Ferrari, arcivescovo di Milano, il compito di dare vita nelle parrocchie della diocesi ad un movimento femminile collegato all’Azione Cattolica. Visti i risultati ottenuti in pochi mesi a Milano, Benedetto XV le affida il compito di far nascere la Gioventù femminile di Azione Cattolica in tutte le diocesi italiane.
Un compito immane che assume con grande trepidazione e solo per la fiducia che nutre nel Signore e nei Pontefici, che frequenta con una certa assiduità e familiarità, soprattutto Benedetto XV e poi papa Ratti, Pio XI. Sostenuta da un carattere volitivo e dotata di un tratto di grande gentilezza e affabilità, comincia a percorrere in lungo e largo il Paese facendo germogliare in tutte le diocesi e in moltissime parrocchie i circoli della Gioventù femminile italiana, anche superando qualche resistenza di vescovi e parroci.