Come annunciato dal Rettore dell’Università Cattolica Elena Beccalli, l’Africa sarà al centro dell’azione dell’Ateneo attraverso il Piano Africa, un progetto che «mira a porre il continente africano al cuore delle progettualità educative, di ricerca e di terza missione» e vuole «diventare polo educativo per i giovani africani di seconda generazione che vivono in Europa, spesso ai margini, pur rappresentando una parte rilevante del nostro futuro».
Questo futuro nel campo della letteratura è già presente. Da tempo, infatti, giovani studenti e studentesse crescono in tutti gli ordini delle scuole italiane e, seppur per molti anni privati della cittadinanza, da adulti non solo continuano a vivere nel paese in cui sono nati e cui appartengono ma partecipano anche a quella grande impresa che è la letteratura.
Il riconoscimento di questa realtà è essenziale, in prima battuta perché essa esiste ed è affermata, e in seconda e in terza battuta per abbattere le barriere della discriminazione razziale e per promuovere un serio e fruttuoso dialogo interculturale.
Gli autori e le autrici afrodiscendenti, infatti, con la loro presenza svolgono un ruolo fondamentale nel panorama culturale italiano poiché portano con sé esperienze e linguaggi nuovi che arricchiscono e diversificano la tradizione letteraria. I loro libri, spesso autobiografie, sono testimonianze di una scrittura che si fa portavoce di istanze politiche e culturali, attraverso storie di vita e di resistenza alle violenze e alle marginalizzazioni, diventando uno strumento di affermazione, di denuncia e di confronto.
Proseguendo la linea tracciata da Ben Okri, il noto poeta e romanziere nigeriano, che ha affermato in un saggio del 2020 disponibile sul sito Brittle Paper che “la letteratura africana è il futuro”, possiamo sostenere che anche la letteratura degli afrodiscendenti in Italia può essere un angolo luminoso per il futuro letterario del nostro paese il quale, spesso tristemente, fatica a riconoscere il suo carattere multiculturale di ieri, di oggi e soprattutto di domani.
In un saggio edito da Feltrinelli, intitolato Africana Viaggio nella storia letteraria del Continente a cura di Chiara Piaggio e Igiaba Scego, con illustrazioni di Diana Ejaita, le curatrici affermano che «La letteratura africana è un’invenzione. […] La letteratura africana di fatto è un insieme di punti di vista ognuno con le sue contraddizioni, le sue geografie e i suoi percorsi. Chi scrive sa di non rappresentare una sedicente “anima” o “cultura” africana, ma al massimo la propria gente o forse solo se stesso».
Della letteratura afrodiscendente si potrebbe dire lo stesso. D’altra parte se non è possibile elaborare nessuna generalizzazione, forse è proprio in questa impossibilità che risiede la sua potenza. Ogni storia, infatti, contiene vicende di persone che hanno conosciuto grandi sofferenze che hanno però voluto testimoniare, divenendo narratori di loro stessi. Qui di seguito, senza nessuna pretesa di completezza, si è allestito un piccolo inventario di libri da leggere per conoscere un poco di più sul passato di persone che faranno, per fortuna, il nostro futuro:
Ladri di denti (Busto Arsizio, People, 2020), scritto da Djarah Kan, nata a Santa Maria Capua Vetere nel 1993 e cresciuta in provincia di Caserta, è una raccolta di sette racconti e due saggi. Nei primi gli intrecci tra razza, classe, genere e sessualità informano le storie attraverso il razzismo di tutti i giorni e aggressioni continue e sistematiche, mentre i secondi analizzano i giudizi e i pregiudizi coloniali sull’Africa e sulle persone nere. Il libro è una riflessione multiforme sull’esproprio esistenziale che gli e le afrodiscendenti subiscono. Il titolo, in questo senso, è esemplificativo: il furto operato dal sistema razzista è materializzato dalla metafora dei denti, che servono a vivere, a comunicare, a esistere, cavati a forza dalla bocca e rubati.
Addio, a domani (Torino, Einaudi, 2022) di Sabrina Efionayi nata nel 1999 a Castel Volturno, è un romanzo autobiografico che racconta di una bambina con due madri. Quella naturale, Gladys, una ragazza nigeriana che finisce nella rete criminale della prostituzione, affida la bambina nata in Italia ad Antonietta, una madre adottiva molto accogliente e comprensiva tanto da accettare che il legame con la madre biologica non si spezzi. Da quel momento la bambina cresce tra Castel Volturno e Scampia, tra Prato e Lagos, cambiando famiglia, lingua, sguardo e cultura, in costante ricerca di un centro di gravità. Un’identità complessa, la sua, che già il nome racconta: Sabrina, come la figlia dell’aguzzina di Gladys, scelto per compiacerla; Efionayi, come un uomo che non è il padre, ma che le ha dato un cognome.
Qua è rimasto autunno (Milano, Rizzoli, 2022) di Antonio Dikele Distefano, nato a Busto Arsizio nel 1992 da genitori angolani, musicista, scrittore e regista, racconta la storia di tre ragazzi, Paco, Tito e Dave e una ragazza, Ife, protagonisti di vite ai margini, quelle degli immigrati neri nelle periferie metropolitane che si riscattano con la musica rap e che ci mostra, attraverso la nascita di una bambina, Aisha, come la famiglia non sia un inevitabile destino, ma quella che si sceglie di costruirsi al di fuori dei legami di sangue.
Pizza Mussolini (Roma, Redstarpress, 2023) di Marilena Delli Umuhoza, nata e cresciuta a Bergamo da padre bergamasco e madre rwandese, scrittrice fotografa e regista, è il secondo volume (il primo si intitolava Negretta. Baci razzisti) di una saga intima e familiare che procede verso l’agnizione finale, seguendo i percorsi di vita paralleli di Marilena, nata e cresciuta a Bergamo, che ha trascorso la sua esistenza a proteggersi dai colpi bassi del razzismo, inseguita da continui insulti, a volte appicciati come uno scherzo («Negra!») e di Luna, nata in Malawi, accolta come una sventura a causa del colore troppo chiaro della pelle e di conseguenza perseguitata come «strega». Due vite diverse eppure unite, speculari, nella lotta per affermare il proprio diritto all'esistenza. Nel 2024 inoltre, Marilena Delli Umuhoza per Piemme ha pubblicato anche Storia vera dell’Italia nera, un libro istruttivo e rivelatore dei rami che hanno unito la penisola italiana alle terre al di là del Mediterraneo. Attraverso il racconto di alcune figure, come il filosofo Agostino d'Ippona, oppure l'ex schiavo italo-etiope Benedetto il moro, patrono di Palermo, o ancora il partigiano italo-somalo Giorgio Marincola che diede la vita per l'Unità dell'Italia, si tenta di fare luce sull'ignoranza che cancella legami millenari per mitigare i pregiudizi che falsano vincoli ben stretti e annodati.
Tutta intera (Torino, Einaudi, 2022) di Espérance Hakuzwimana, nata nel 1991 in Rwanda, adottata da una famiglia italiana e cresciuta a Brescia, racconta invece le storie dei ragazzi che la protagonista, afrodiscendente, incontra nella scuola di un quartiere difficile dell’Italia meridionale dove, con mille difficoltà nei rapporti, tiene un corso di recupero. Nel 2024, sempre per Einaudi, ha pubblicato Tra i bianchi di scuola, un agile volumetto che delinea la realtà multiculturale delle classi e si interroga sulla transizione necessaria verso una scuola più attenta ai diritti negati e alle opportunità che offre, non sempre di pari livello, per quelle generazioni di studentesse e studenti che non sono ritenuti, dalle legge, italiani e sono quindi invisibilizzati.
Il corpo nero (Roma, Fandango, 2023) è infine la storia di Anna Maria Gehnyei, nata a Roma da genitori liberiani che fanno di tutto per integrarsi, fino a instillare in Anna un amore viscerale e senza condizioni per i bianchi e a tralasciare i doveri conoscitivi verso la terra di origine. Per Anna ogni giorno è una negoziazione, tra la cultura liberiana che non conosce fino in fondo, di cui appena avverte le lontane radici, e quella italiana che la respinge, che si incarna quotidianamente in chi si stupisce delle sue capacità linguistiche, nei poliziotti che a ogni rinnovo del permesso di soggiorno scherzano con modalità razziste, in chi pensa che sia troppo nera per indossare certi abiti.
La letteratura, oltre che un'espressione individuale, è espressione della società che la produce. Questi testi, come è evidente, nascono da più istanze tra le quali l'urgenza di raccontare la propria storia che rappresenta, iconicamente, decine di altre marginalizzate e ignorate, a volte volontariamente, dai più. Il presente, l'Italia di oggi, con tutte le sue storture e la sua arretratezza ma anche con le sue luminose possibilità è qui dentro e pulsa e vive grazie a anche a queste autrici ed autori che non solo si fanno con coraggio megafono di contenuti politici e culturali ma anche e soprattutto collettori delle tessere che compongono il mosaico del mondo in cui viviamo.