La Meeting Industry italiana si conferma uno dei motori più dinamici del sistema turistico ed economico nazionale. Nel 2024 il comparto ha generato 14,8 miliardi di euro di contributo economico diretto, segnando una crescita del 26,3% rispetto all’anno precedente. È quanto emerge dalla nuova stima elaborata da Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali (ASERI) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che aggiorna i dati della ricerca condotta nel 2023 per ENIT con la collaborazione di Federcongressi&eventi.
«La suddivisione effettuata in ASERI del territorio italiano in cluster congressuali mostra come il valore economico della meeting industry venga generato non solo nei “Poli congressuali”, che ne concentrano più del 40%, ma anche nei comuni turistici a vocazione marittima, lacuale e termale, che contribuiscono con oltre il 20%, e nel “cuore industriale” italiano, turisticamente meno rilevante ma centrale per lo sviluppo economico e produttivo del Paese, al quale può essere attribuito circa il 18% del valore complessivo», puntualizza Roberto Nelli, direttore scientifico del Research Lab on the International Meeting Industry di ASERI.
Secondo ASERI, nel 2024 i congressi e gli eventi ospitati in Italia hanno richiamato 29,3 milioni di partecipanti, generando una spesa diretta pari a 11,47 miliardi di euro, in aumento del 28,5%. Il dato è trainato dalla crescita delle presenze complessive (+12,9%) e soprattutto di quelle con soggiorno superiore a un giorno (+16,6%). A incidere maggiormente è la spesa per l’alloggio, che rappresenta il 44,6% del totale (5,12 miliardi, +36,5% sul 2023). Seguono trasporti nazionali e regionali: 2,61 miliardi (22,8%), ristorazione esterna: 1,80 miliardi (15,7%), acquisti e altre spese: 1,38 miliardi (12,1%), mentre i trasporti locali si attestano su una spesa complessiva di 555 milioni (4,8%)
La spesa media giornaliera per partecipante raggiunge i 243 euro, che diventano 301 euro per chi partecipa a eventi su più giornate.
Cresce anche la spesa nelle sedi: per la realizzazione dei 368 mila eventi ospitati in 5.590 sedi italiane, la spesa diretta ha raggiunto i 3,36 miliardi di euro (+19,5%).
Catering e tecnologie al centro: tra le voci principali emergono catering e ristorazione interni che rappresenta il 57% del totale, con 1,91 miliardi, seguita da allestimenti e tecnologie, con 699 milioni (20,8%) e dall’affitto degli spazi, con una spesa che si attesta sui 575 milioni (17,1%).
Il Daily Delegate Rate, cioè la spesa media giornaliera per partecipante sostenuta dagli organizzatori, sale a 71,19 euro (+5,9%).
«La meeting industry si conferma un motore di sviluppo economico e sociale per il Paese. I dati ribadiscono, infatti, il ruolo del settore MICE che non solo contribuisce a rafforzare la competitività internazionale dell’Italia, ma genera anche crescente valore diffuso sui territori. È quindi fondamentale che le istituzioni continuino a riconoscerne il ruolo strategico e a sostenerne lo sviluppo per consolidare i risultati raggiunti e affrontare con successo le sfide future» a sottolinearlo è Gabriella Gentile, Presidente di Federcongressi&eventi». Ivana Jelinic, AD di ENIT S.p.A., evidenzia che «quello della meeting industry rappresenta un comparto fondamentale nel settore del turismo. L’Italia attrae numerosi turisti che prima conoscono il Paese per meeting e congressi, e poi decidono di tornare per apprezzarne e visitarne le bellezze. Il segmento MICE funge da leva di sviluppo per i nostri territori, generando ricadute positive su tutto l’indotto».
Nel complesso, la combinazione della spesa dei partecipanti e di quella delle sedi porta il valore medio giornaliero per singolo partecipante a 314,25 euro, confermando il ruolo della Meeting Industry come uno dei segmenti più ad alto impatto per l’economia del Paese.
L’analisi di ASERI fotografa un settore in forte espansione, capace di attivare filiere diversificate - dall’hotellerie alla ristorazione, dai trasporti ai servizi tecnologici - e di intercettare una domanda sempre più internazionale e orientata a soggiorni più lunghi e a maggiore qualità.
L’aumento della propensione alla spesa, unito all’incremento dei prezzi turistici (+3,9% secondo l’indice NICT), ha ulteriormente rafforzato la performance del comparto, confermando congressi, meeting ed eventi come leve decisive per la competitività delle destinazioni italiane.
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