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La “società liquida” nell’era del Covid

20 maggio 2021

La “società liquida” nell’era del Covid

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Zygmunt Bauman parlava di Società liquida dove il cambiamento è l’unica cosa permanente e l’incertezza è l’unica certezza. Una riflessione che pone l’attenzione sulla smisurata ricerca dell’individualità all’interno della società. Qualche anno dopo “A modern liquid landscape” veniva richiamato anche da Shakiyla Smith e Aliki Nikolaides definendo la società pre-Covid una realtà liquida, ambigua, instabile. Quale sarà ora l’ambiente in cui la persona dovrà vivere e lavorare nel post Covid?

Un ambiente che vede la sua complessità intensificarsi a seguito della crisi pandemica, che ha stravolto le modalità e i tempi di lavoro e delle relazioni e determinato nuove forme di solitudine, anche in presenza di una intensificazione degli scambi comunicativi, ma che sono avvenuti sempre a distanza, perché come sostiene Alessandra Cox, le nostre relazioni sono aumentate, noi lavoriamo, compriamo beni di necessità, manteniamo rapporti ma tutto questo lo abbiamo fatto per lungo tempo a distanza.

È necessario, ora, concentrarci sulla consapevolezza di noi stessi, (come agiamo, come pensiamo dopo questa esperienza) per dare senso a questo nostro nuovo agire, come direbbe Jean Piaget.

È importante, quindi, osservare la complessità del tempo, partendo dagli stimoli esterni, che influenzano l’essere e l’agire della persona e che diventano per l’essere umano barriere che impediscono il fluire delle attività nel corso del tempo.

Gli individui, infatti, come ci hanno insegnato le studiose americane Victoria Marsick e Karen Watkins, non imparano necessariamente attraverso o seguendo una certa logica. Spesso l’apprendimento parte da una sfida familiare o amicale o lavorativa, attraverso un processo informale e incidentale. Proprio quello che abbiamo sperimentato in questo ultimo anno di lockdown.

Da dove ripartiamo, allora, nel post Covid per evitare l’isolamento dell’essere umano e creare nuove condizioni per una attività lavorativa, che sia la base per una economia che recuperi la persona in tutte le sue dimensioni?

Ci possono essere di aiuto le parole di Papa Francesco, che evidenzia come esistano tre forme di educazione, l’educazione della mano, della mente e del cuore: non possiamo permettere che la mano prenda il sopravvento sulla mente e sul cuore e contemporaneamente è necessario comprendere quale forma di educazione abbiamo appreso in questo difficile anno e come, di conseguenza, può essere messa in pratica nel nostro agire quotidiano.

Seguendo il pensiero di illustri pedagogisti italiani contemporanei quando si affronta il tema dell’apprendimento degli adulti è utile considerare che l’educazione deve tendere a condurre le persone ad essere testimoni di speranza, la speranza di poter vedere realizzarsi la completezza dell’essere adulto, attraverso un apprendimento che permetta di crescere come persone.

Anche le nuove modalità di lavoro, come lo smart working, che hanno, nella fase pandemica, sostituito e rivoluzionato attività economiche di business e perfino di produzione e che hanno stravolto la dimensione della relazione, devono ora essere ricondotte dentro pratiche relazionali più autentiche e rispettose dei modi di essere delle persone.

Come ci suggerisce, d’altra parte, l’Enciclica Laudato Si', è necessario riflettere su questi aspetti per individuare nuove forme di crescita e di sviluppo, che ricomprendano la sfera economica e quella del lavoro, ponendo al centro la speranza di un futuro migliore per l’Uomo e per il nostro Pianeta.

 


Riferimenti:

  • Enciclica Laudato Sì, Lettera Enciclica sulla cura della casa comune.
  • Scully-Russ, E., Nicolaides A., Marsick, V.J., Watkins, K.E., Editors (2018) Update on Informal and Incidental Learning Theory. New Directions for Adult and Continuing Education WILEY, N. 159.

Un intervento di

Stefano Spennati

Stefano Spennati

Docente di Action Learning, Università Cattolica - Alumnus di Scienze Politiche e Sociali e di Scienze della Formazione

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