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Tra relazioni educative e sostenibilità in tempo di Covid-19

13 maggio 2021

Tra relazioni educative e sostenibilità in tempo di Covid-19

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La qualità dei processi formativi si misura oggi in uno scenario inedito contraddistinto dalla pandemia Covid-19, portando con sé effetti dirompenti e significativi sul piano culturale e sui modelli educativi della formazione umana. Queste brevi riflessioni si focalizzano sulla consapevolezza del valore della formazione, in un momento storico come quello attuale, caratterizzato dalla necessità di ripensare i processi e porre al centro la relazione educativa. L’impatto della pandemia sull’organizzazione sociale suscita pressanti interrogativi sul futuro delle civiltà, nel perseguire il bene comune. Muovere dalla dinamicità dei processi di cambiamento in atto significa promuovere un’approfondita riflessione sulle attuali forme di conoscenza. Ciò implica l’elaborazione di un nuovo spazio del sapere per poter sviluppare potenzialità umane e ideare un nuovo modo di essere società, per fronteggiare le sfide contemporanee.

La ricerca e l’individuazione di risposte adeguate, in relazione alle esigenze e ai mutamenti posti dalle società, nel periodo post-pandemico, non possono risolversi nell’utilizzo di modelli formativi standardizzati, ma anzi comportano un riferimento sistemico alla diversità dei contesti, alle peculiarità e capacità dei soggetti coinvolti, come condizione imprescindibile di ogni processo innovativo. Tra natura e cultura, dimensione materiale e spirituale della vita occorre interrogarsi sui modi e sulle forme con cui dovranno modificarsi i modelli di insegnamento e di apprendimento, in coerenza con il mutare delle stesse condizioni di vita e degli assetti politico-economici. La capacità di generare innovazione scaturisce da un’intenzionale tensione educativa che promuove il valore della cura per le nuove generazioni e da uno slancio progettuale rivolto ad accrescere i benefici per la comunità umana nel suo complesso.

Il distanziamento pandemico, a cui siamo in buona parte ancora costretti, segna inevitabilmente anche un’emergenza educativa. La situazione che stiamo vivendo può essere considerata come una “crisi”, una “rottura” della nostra quotidianità e come tale può diventare occasione di discernimento e nuova progettualità che porta ad individuare nuovi obiettivi da perseguire e metodologie adatte per conseguirli. Un’emergenza educativa si caratterizza come sfida da accogliere per innovare processi, riflettere su una progettualità aperta ai valori della fraternità, della solidarietà intra e intergenerazionale, per delineare la pensabilità di un futuro possibile.

Ci obbliga a cambiare e a trovare nuove forme di impegno educativo, rafforzando l’esigenza della relazione con l’altro come spazio, luogo di incontro che favorisce, sostiene e promuove il dialogo e la responsabilità non solo verso l’altro, ma anche verso il nostro ambiente di vita. Durante il periodo di isolamento, nel quale abbiamo patito la mancanza soprattutto degli affetti e degli incontri, abbiamo sentito ancor più il bisogno di un’ampia alleanza educativa per formare persone mature capaci di costruire reti di vicinanza e di solidarietà per dare vita ad una cultura della speranza. Coltivare la speranza come virtù umana implica assumere consapevolezza della complessità dell’esistenza, riconoscendo nella relazione il pilastro della vita e il senso dell’esistere perchè l’uomo è per sua natura un essere in relazione.

In primis le scuole e il mondo delle università hanno proposto in modo efficace attività di formazione a distanza, testimoniando il valore dell’educazione e della cultura per la formazione delle nuove generazioni. Tessere legami di solidarietà e significative relazioni educative diventa la strada da percorrere per condividere e custodire la nostra casa comune, per costruire un’umanità più fraterna. Questo richiede una trasformazione culturale che coinvolge il modo di vedere e pensare il mondo. I nuovi scenari e approcci formativi, affermando la centralità dello sviluppo umano, devono contribuire in maniera profonda a riformulare quanto ruota intorno alla complessa questione della formazione, ai diversi spazi e luoghi deputati all’educazione.

In un clima di diffuso relativismo, di accelerazione del cambiamento e, al contempo, di disorientamento, la ricerca pedagogica è invitata a riflettere sulle risorse dell’umano, su dinamiche formative e contesti educativi chiamati a porre in risalto la dignità della persona e il valore della vita. La drammatica emergenza sanitaria che ci vede coinvolti smaschera la nostra vulnerabilità umana e le nostre sicurezze, ponendoci di fronte alla fragilità dell’esistenza. Non manca la percezione di possibili e ancora più gravi tragedie, osservando come e quanto il comportamento dell’essere umano ferisca continuamente la nostra Terra. È imprescindibile fare un riferimento anche alle questioni ambientali che interessano l’intero pianeta: non si può infatti ignorare la gravità di tale degrado, del cambiamento climatico, del deterioramento della qualità della vita sociale.

Il periodo che stiamo vivendo porta a riflettere sul ruolo della responsabilità educativa nel generare relazioni significative con l’ambiente. Questo significa promuovere una cultura della responsabilità attraverso un cammino educativo per contribuire a creare società più accoglienti, inclusive e solidali. Un’educazione intenzionale e consapevole orientata alla cura dell’ambiente familiare e sociale, naturale e tecnologico è parte integrante di un autentico sviluppo umano in armonia con l’ambiente, tra dinamicità delle trasformazioni e pervasività della mediatizzazione del mondo. Uno sguardo e una sensibilità ai problemi, alla capacità di produrre idee e soluzioni originali, ad un’apertura a definire e a strutturare in modo nuovo conoscenze ed esperienze nel segno dell’ecologia integrale, come ci ricorda Papa Francesco nella sua enciclica Laudato si’.

Pensare alla formazione delle nuove generazioni, al fine di dare vita al migliore sviluppo possibile per tutti e ciascuno, suppone l’intenzione di orientare con intelligenza l’acquisizione del sapere quanto la competente capacità di rinnovamento della realtà e delle istituzioni per elaborare nuove modalità di conoscenza e molteplici contesti di apprendimento nella prospettiva della progettualità educativa che connetta il conoscere e l’agire, il sapere con il saper fare e il saper essere nell’orizzonte della sostenibilità. La dimensione della sostenibilità allude ad un impegno educativo verso la creazione di percorsi formativi volti ad alimentare inedite opportunità di cambiamento che intravedono nell’educazione il percorso da avviare per la valorizzazione dell’essere umano e delle sue potenzialità nel prendersi cura della casa comune.

Intervento di

Teresa Giovanazzi

Teresa Giovanazzi

Alumna di Scienze della Formazione - Assegnista di ricerca della Libera Università di Bolzano e collaboratrice ASA - Alta Scuola per l'Ambiente

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