Secondo Filippo Abbà, Presidente della Fondazione LHS di Saipem. «Questo progetto è un investimento nel futuro della conoscenza e nella vita delle persone. Possiamo generare una cultura più profonda della sicurezza, a beneficio di tutta la società». Anche il Direttore HSEQ di Saipem e Vicepresidente della Fondazione LHS, Angelo Spingardi, ha sottolineato come la sicurezza non possa essere affidata solo a procedure e sistemi, ma occorra agire sui comportamenti, sulla leadership diffusa e sulla capacità di apprendere dagli errori. Per questo, ha continuato, «investire nella cultura della sicurezza e nell’innovazione tecnologica è una condizione indispensabile per evolvere verso un concetto di sicurezza proattiva, capace di anticipare i rischi e non solo di reagire agli eventi».
Le nuove tecnologie - dall’intelligenza artificiale ai sistemi IoT, fino ai dispositivi indossabili intelligenti - rappresentano un alleato fondamentale per rafforzare i processi di prevenzione, ma il loro valore si esprime pienamente solo se integrate in una cultura organizzativa matura e partecipata. È questa sinergia tra persone e tecnologia che consentirà di avvicinarsi concretamente alla visione di zero incidenti gravi.
La collaborazione fra l’Università Cattolica e la Fondazione LHS intende offrire un quadro aggiornato della cultura della sicurezza in Italia; anticipare tendenze emergenti e nuove competenze richieste alla leadership; identificare buone pratiche nella gestione di salute e sicurezza, con particolare attenzione ai rischi psicosociali; fornire linee guida strategiche per istituzioni e aziende.
Il progetto adotta un approccio integrato, combinando analisi qualitativa (interviste, focus group, casi aziendali) e quantitativa (dati, indicatori, questionari) per misurare l’impatto della leadership e dell’innovazione tecnologica sul benessere e sulla sicurezza dei lavoratori.
Tra le evidenze già emerse, il ruolo trasformativo dell’intelligenza artificiale nella prevenzione. Strumenti come smart cameras, algoritmi predittivi e robot per attività ad alto rischio stanno già innalzando gli standard di sicurezza nelle grandi realtà industriali. La stessa Saipem, ad esempio, sta già introducendo nei suoi cantieri il sistema delle smart cameras con l’obiettivo di rafforzare la sicurezza attraverso l’impiego dell’intelligenza artificiale, in linea con l’impegno verso una visione di “zero incidenti gravi” negli ambienti di lavoro.
«L’intelligenza artificiale consente di passare da una prevenzione reattiva a una proattiva. Ma va governata con attenzione per non creare nuovi rischi. Il nostro obiettivo è usare la tecnologia per tutelare il benessere complessivo dei lavoratori», ha commentato Claudio Lucifora, direttore del Crilda.
La digitalizzazione porta anche nuove sfide, come l’emergere di rischi psicosociali legati al tecnostress, al sovraccarico cognitivo e all’adattamento a processi automatizzati. Il progetto intende affrontare anche questi aspetti analizzando in modo sistemico l’interazione tra persona e tecnologia, con l’obiettivo di sviluppare nuove mappe di rischio e linee guida pratiche.