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Cancellazione e recupero, alla ricerca del mistero
Dalla fusione dei due progetti “In buone mani” e “Mi guardo fuori” nasce “Madri, Padri”, la grande installazione site-specific che l’artista bresciana Armida Gandini ha pensato per la vetrata parietale dell’atrio d’ingresso della sede centrale dell’Università Cattolica a Brescia.
L’opera - inaugurata mercoledì 10 novembre e che è parte integrante del progetto “Itinerario di Arte e Spiritualità” - rimarrà allestita in modo permanente e si compone di 18 carte di cotone applicate alle trasparenze che si affacciano sul chiostro interno, in cui - partendo dai ritratti fotografici di volti, connotati e fisionomie di quegli uomini e donne di cultura il cui operato ha plasmato il mondo e l’immaginario collettivo occidentale come lo conosciamo noi oggi - l’artista ha sovrapposto i propri occhi e le proprie mani, in un fondersi di pelle e sguardi che suona come un invito agli studenti all’identificazione e all’ispirazione dettata dal loro lascito culturale.
Così - idealmente accoppiati per professioni o affinità - i Padri e le Madri di Gandini sono l’Imperatore Adriano e Marguerite Yourcenar (autrice del volume caro all’artista “Memorie di Adriano”), i filosofi morali Immanuel Kant e Simone Weil, Alfred Hitchcock e Carol Lombard (tra le prime attrici bionde ad ispirare il regista), gli scrittori ottocenteschi Fëdor Dostoevskij e Charlotte Brontë, ma anche gli artisti Lee Krasner e Henri Matisse, Éric Rohmer e Maya Deren (il primo, grande regista della Nouvelle Vague a cui Gandini ha dedicato la tesi di laurea, la seconda regista sperimentale underground) e i pittori del quotidiano Giorgio Morandi e Giovanna Garzoni.
All’interno dei tasselli di siffatto mosaico, le mani di Gandini si fondono con quelle dei Padri incontrati lungo la propria formazione umana e professionale, mentre il collage degli occhi dell’artista attraversa quelli di donne che, pur non avendo generato figli biologici, si qualificano come Madri estremamente feconde in termini di pensiero, idee, scienza, eredità culturale.
«Una ricerca iniziata nel 2013 con l'immagine di mio padre ed evoluta sino ad oggi, individuando i miei padri e le mie madri spirituali come punti di riferimento» spiega l’artista che, dai primi anni Duemila, ha eletto il tema identitario a campo d’indagine prediletto della propria ricerca.
Accanto alle già citate 7 coppie, figurano inoltre i due padri e le due madri di Anita Papa e Marco Tariello, studenti del Dams e curatori dell’esposizione.
Il concept dell’esposizione valorizza così lo spazio universitario come il luogo dove studio, ricerca e fede si intrecciano e convivono, a costituire le fondamenta della comunità universitaria. (Testo di Bianca Martinelli, foto di Nicholas Berardo)
11 novembre 2021