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Una “linea” traccia il passato, il presente e il futuro dell’Università

10 novembre 2021

Una “linea” traccia il passato, il presente e il futuro dell’Università

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Un pennello simbolico è stato messo nelle mani degli artisti che hanno tracciato la loro linea per partecipare alla nuova edizione degli “Itinerari di arte e spiritualità”, iniziativa del Centro pastorale dell’Università Cattolica giunta alla sua diciassettesima edizione, dedicata quest’anno a Nulla dies sine linea

Un tema che ci aiuta «a tratteggiare il percorso di decodifica della realtà nell’anno del centenario dell’Ateneo che ha vissuto un secolo travagliato e dilaniato da due guerre mondiali. La linea è, però, anche quella che andremo a disegnare per il futuro con l’aiuto dell’arte il cui sguardo è capace di leggere in profondità la realtà». Si è espresso così monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Ateneo, che il 27 ottobre ha introdotto l’inaugurazione della mostra curata da alcuni studenti di Storia dell’arte. 

Da sempre l’Università si confronta con l’arte contemporanea grazie all’attenzione di Padre Gemelli (si pensi ad artisti come Giannino Castiglioni e Ludovico Pogliani) e ancora oggi questo dialogo è importante e si manifesta nei diversi linguaggi adottati dagli artisti.  «È stata un’esperienza di confronto, abbiamo respirato l’entusiasmo dei ragazzi che ha ravvivato attività didattica» - ha dichiarato Elena Di Raddo, docente di Storia dell’arte contemporanea che, insieme con le docenti Cecilia De Carli e Bianca Trevisan, ha supervisionato il lavoro dei ragazzi. «L’arte ha bisogno anche di confrontarsi con il pubblico che in università è molto variegato - ha continuato Di Raddo -. Ci sono, infatti, studenti di diverse facoltà non necessariamente appassionati di arte. Eppure, l’arte funziona solo se suscita domande ed emozioni indipendentemente dalla conoscenza specialistica».


C’è un messaggio che gli studenti curatori hanno voluto comunicare al termine della realizzazione dell’esposizione che anima molti luoghi di passaggio dell’ateneo milanese e negli altri campus. «Costanza, impegno, ricerca, esercizio quotidiano, in qualsiasi disciplina sono gli ingredienti necessari e imprescindibili alla crescita» scrivono sul catalogo della mostra. “Nessun giorno senza tracciare una linea” sono le parole di Plinio nella sua Naturalis Historia che «rappresentano appieno quei valori che sentiamo nostri come comunità universitaria, una comunità che in occasione di questo centenario abbiamo voluto raggiungere in ogni sua sede: Brescia, Cremona, Milano, Piacenza e Roma».

«È stato un anno difficile, sempre a distanza, per noi è già un successo essere qui tutti in presenza. Parlare di arte e bellezza e confrontarci con gli artisti per noi è stata un’occasione di crescita personale e professionale di cui ringraziamo» - ha detto Monica Di Matteo, una delle curatrici. Una gratitudine condivisa da Arianna Sobilia Blancato che ha espresso «il valore della creatività e della serietà degli artisti estrosi, talora “incoercibili”, capaci di uno sguardo che va oltre quello abituale».  

Nell’esposizione della sede milanese un omaggio speciale a Padre Gemelli è il quadro di Marco Grasso Luce, ritratto di Padre Agostino Gemelli che si gioca tra il realistico bianco e nero del volto del fondatore che coniugava fede e ragione nell’istituzione fondata, e lo sfondo colorato di blu e rosso a simboleggiare l’alba come punto d’inizio del giorno e dell’Ateneo e il chitone di Gesù come elemento trascendente.

Accanto a Padre Gemelli, sullo Scalone d’Onore al centro tra i due chiostri, un altro ritratto colpisce l’attenzione: è il volto di Giovanni Testori dipinto da Barbara Nahmad (Il destino dell’uomo) affiancato a un QR code disegnato a mano che rimanda alla voce dello scrittore attraverso alcuni suoi interventi. L’intensità dello sguardo dello scrittore che ha studiato in Cattolica laureandosi in Lettere nel 1946, dice della sua sfidante certezza interiore.

“Il tempo è un gentiluomo che svela sempre la verità”. Il messaggio che emerge dal Calendario Door di Letizia Cariello concelebra il “secolo di storia davanti a noi” dell’Ateneo ricordandoci di essere consapevoli che la traccia che ciascuno di noi lascia non è indifferente e che l’oggi è ciò che conta se lo si vive con la tensione verso un miglioramento di sé con passione e tenacia.

Anche le altre opere dislocate nei punti di passaggio dell’Università rappresentano parte del mondo dell’arte contemporanea in tutte le sue forme. L’opera di Alice Schivardi raccoglie singole storie in un grande insieme nella sua opera Coccinelle; William Xerra (Reflections of love), opera sulla condivisione come fulcro di crescita, personale e collettiva; Armida Gandini rende omaggio a Madri, Padri spirituali; Caterina Morigi con Sectilia (Corpo di Venere) propone il mosaico di un passato classico; Ivan Tresoldi cerca l’interazione con il passante con la Pagina bianca ancora da scrivere di cui offre un esempio; l’Arpa del Pittore di Gabriella Benedini vuole dipingere una realtà migliore; le linee che si intrecciano a frazioni e montagne nell’opera Curva infinita di Francesca Ferreri indicano la continuità tra i cento anni trascorsi e quelli futuri. E ancora l’opera digitale Dark Collection di Luca Pozzi, la video performance Vice Versa di Filippo Berta, il neon con la scritta Nulla dies sine linea di Matteo Attruia, e la scultura Change to stay the same di Giuseppe Buffoli.
 


Il campus di Cremona ha già inaugurato nei giorni scorsi l’opera in mostra per Nulla dies sine linea. L’artista Gabriella Benedini, cremonese d’origine «Santa Monica è stato un grande contenitore di senso che, grazie all’intelligenza e alla generosità, è diventato un contenitore di conoscenza - e con riferimento all’opera esposta (Le Vele) - anche quest’opera ha l’intenzione di essere significante, di fungere da contenitore di senso. Originariamente erano barche, costruzioni che fanno parte del mito. La barca, che inizialmente era un viaggio per mare, ora sta diventando un viaggio attraverso la pulsione del vento: le cinque Vele, con la loro disposizione circolare divengono anche guscio, struttura di protezione severa nel loro isolamento, pronta però ad accogliere chiunque abbia l’ardire di avvicinarsi con lo stesso timore con cui ci si addentra in un tempio antico».

Il 29 ottobre a Roma è stata inaugurata l’opera Neburose. Giuramento di Ippocrate. L’autrice Bruna Esposito ha dichiarato che «i camici sono bianchi, immacolati. Dentro è trascritto il Giuramento di Ippocrate. Ogni camice è avvolto da una intricata rete bianca. Mi sono spesso domandata perché i medici siano vestiti di bianco… ovviamente il bianco è garante di igiene e induce fiducia, il camice bianco è una divisa che implica anche neutralità; al contempo penso ad ogni pagina vuota e bianca mentre attende la scrittura». E la curatrice Elena De Panfilis ha aggiunto: «Questa è un’opera di Grazia, di quell’eleganza che ingentilisce la vita.  Non può che portare speranza».

La mostra è approdata il 10 novembre anche negli altri due campus. A Brescia la grande installazione site-specific Madri, Padri dell'artista bresciana Armida Gandini è stata pensata per la vetrata dell'atrio d'ingresso della sede centrale: «Una ricerca iniziata nel 2013 con l'immagine di mio padre ed evoluta sino ad oggi, individuando i miei padri e le mie madri spirituali come punti di riferimento». L'opera allestita è permanente ed è composta da diciotto carte di cotone applicate alle trasparenze che si affacciano sul chiostro interno, dove, partendo da ritratti fotografici di volti, l'artista ha sovrapposto i propri occhi e le proprie mani.

Vive è l'opera allestita e inaugurata nella piazzetta di Economia della sede di Piacenza, una stampa su carta e intervento di collage che l'autore William Xerra ha così definito: «Due ovali che non vengono per caso. Guardando le immagini delle case dei nonni le ritroviamo con ritratte le immagini dei nostri cari. Uno di questi è uno specchio in cui possiamo rifletterci». Nell’altro ovale campeggia la scritta VIVE, ma quale immagine emergerà da quel VIVE? «Non lo so - ha concluso l'autore -, è la memoria, ma anche un mistero, come l’infinito, l’infinito che risiede in ciascuno di noi».

La mostra sarà visitabile a Milano fino al 27 novembre dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 20, al sabato dalle 8 alle 13, su prenotazione dei posti all’indirizzo centro.pastorale-mi@unicatt.it. Nelle altre sedi le inaugurazioni si sono svolte a Roma il 29 ottobre, a Piacenza e a Brescia il 10 novembre. I giorni e gli orari di visita negli altri campus sono rispettivamente: a Cremona in via Stefano Leonida Bissolati,74 da lunedì a venerdì dalle 8 alle 17 fino al 27 novembre; a Piacenza in via Emilia Parmense, 84 da lunedì a venerdì dalle 7.30 alle 20 fino al 10 dicembre; a Brescia in via Trieste, 17 da lunedì a venerdì dalle 8 alle 20 e sabato dalle 8 alle 12 fino al 10 dicembre; a Roma al Polo Universitario Giovanni XXIII in Largo Francesco Vito, 1 da lunedì a venerdì dalle 8 alle 19 e al sabato dalle 9 alle 13 fino al 27 novembre.
 

Un articolo di

Emanuela Gazzotti

Emanuela Gazzotti

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