Accorciare le distanze tra personaggi illustri come i padri della nostra Repubblica e le nuove generazioni. Una sfida vinta dal podcast Le Figlie della Repubblica promosso dalla Fondazione De Gasperi con il sostegno di Fondazione Cariplo, considerando che da gennaio, quando è uscita la prima puntata, il 50% degli ascoltatori ha meno di 35 anni.
L’occasione per presentare il progetto agli studenti dell’Università Cattolica il 15 marzo nell’aula Pio XI sono i primi quarant’anni di vita della Fondazione De Gasperi.
L’idea è nata per raccontare i padri della Prima Repubblica attraverso le voci delle figlie «perché, in quanto figlie, sono state testimoni di eventi, custodi di speranze e di timori, collaboratrici, confidenti - ha spiegato Martina Bacigalupi, responsabile Progetti della Fondazione De Gasperi -. Abbiamo attraversato la terra di confine tra storia e memoria, tra fonti e ricordi, tra storiografia e testimonianza rendendo questo podcast uno strumento di public history grazie all’aiuto dello storico contemporaneo Antonio Bonatesta, che ha coinvolto un gruppo di studenti nella ricerca storica, e del regista Emmanuel Exitu che ha creato una appassionante narrazione».
«Non esiste il futuro se non c’è la memoria - ha dichiarato Angelino Alfano, presidente della Fondazione De Gasperi - e noi abbiamo voluto raccogliere la memoria viva di uomini che non ci sono più attraverso le loro figlie. La dimensione dell’impegno politico non si esaurisce nella carta patinata di un articolo di giornale o in una storia di Instagram, è un impegno che implica una fatica che solo la passione può giustificare». E rivolgendosi agli studenti ha aggiunto: «Chi di voi deciderà di fare la scelta dell’impegno pubblico farà, per dirla con un grande Papa (Paolo VI), "la forma più alta di carità", se seguirà la rotta del bene comune ma sappia che imporrà anche alcune fatiche non solo a se stesso ma anche alle persone che lo amano».
«La consapevolezza della possibilità che ci siano persone straordinarie nell’ordinarietà è un’acquisizione importante da trasmettere ai giovani - ha dichiarato la prorettrice dell’Ateneo, Antonella Sciarrone Alibrandi -. E questo podcast si rivela anche uno strumento valido per fare un esercizio di formazione socio politica, raccogliendo dagli esempi del passato una spinta morale che porti nell’oggi a un impegno più diretto e a una presa di coscienza della imprescindibilità di collocarsi nel tessuto socio politico del Paese».
Nella prima serie di questo podcast (è in uscita la seconda) attraverso lo sguardo di genere sono state ricostruite le biografie di alcuni tra i personaggi più importanti della Prima Repubblica unendo la dimensione privata e quella pubblica. Maria Romana De Gasperi ha raccontato il padre Alcide, Serena Andreotti il padre Giulio, Flavia Piccoli il padre Flaminio, Chiara Ingrao il padre Pietro, Stefania Craxi il padre Bettino.
Presenti in remoto all’incontro, moderato dal responsabile dei podcast del Corriere della sera Tommaso Pellizzari, Chiara Ingrao e Serena Andreotti hanno accolto con favore e con spirito critico l’invito a partecipare al progetto. La prima ha sottolineato l’importanza di ricordare un periodo storico duro, di scontro tra visioni diverse del mondo che non vanno edulcorate dai ricordi sentimentali, ma anche un’idea dello Stato e della democrazia che ha consentito loro di unirsi e abbandonare le divergenze di fronte al terrorismo. La seconda ha ricordato la carica affettiva che l’ha sempre legata a suo padre e il suo interpretare in casa lo stesso ruolo che aveva in pubblico, un ruolo serio ma anche ironico e simpatico.
All’evento è intervenuta anche Erika Stefani, Ministro per le disabilità, che ha sottolineato quanto sia importante che «la memoria storica non sia preclusa a nessuno, che l’emittente e il destinatario della storia della Repubblica e del suo patrimonio siano a disposizione di tutti e sotto tutti i punti di vista. La comunicazione ha bisogno di nuove forme vere che si adattino a un pubblico sempre più ampio, e il podcast è uno di questi, considerando l’accessibilità dello strumento tecnologico».
La conoscenza della storia è fondamentale per i ragazzi che spesso arrivano al diploma superiore conoscendo a malapena i postumi della Seconda Guerra mondiale. L’ha evidenziato Valeria Negrini, vice presidente di Fondazione Cariplo, che ha espresso la responsabilità che noi abbiamo «perché i giovani abbiano un luogo dove esercitare il loro protagonismo e avere a disposizione la conoscenza. Il passato recente è fondamentale per capire cosa sta succedendo in Europa e cosa si sta delineando per il futuro. Questo incontro è tanto più importante perché è avvenuto dopo il 24 febbraio, inizio dello scoppio della guerra tra Russia e Ucraina».
È d’accordo Martina Cirelli, studentessa del gruppo che ha partecipato alla realizzazione del podcast. Secondo lei «questo è molto più di un progetto, è un’eredità che la Fondazione lascia a noi e alle generazioni future» e per questo ha esortato gli studenti come lei a mettersi in gioco, ad «avere il coraggio di guardare a una meta ideale e avere la tenacia per raggiungerlo, come diceva De Gasperi».
Le conclusioni del convegno sono state affidate a Mariastella Gelmini, Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, che ha ribadito la speranza che «questo strumento possa entrare sempre di più nelle scuole, perché queste testimonianze possono rappresentare un’educazione alla cittadinanza, e che possa nascere una nuova passione per la politica tra i giovani». Le Figlie della Repubblica è «un’opportunità per sentire come all’impegno politico corrispondano spesso fatti concreti, e in questo momento in cui c’è più che mai bisogno di un’Europa unita, è utile capire quanti passi vadano compiuti nel solco di Alcide De Gasperi e degli altri padri della nostra Repubblica».