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Laurearsi in Cattolica, il sapere che ti cambia la vita

15 luglio 2022

Laurearsi in Cattolica, il sapere che ti cambia la vita

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A Giorgio ha permesso di conciliare lavoro e studio, ad Attilio di laurearsi quando già aveva avviato una propria attività imprenditoriale, a Paola e Federica di approfondire i propri interessi e coltivare le proprie passioni. L’Università Cattolica per la famiglia Abbiezzi è stato un percorso ricco di stimoli, di professori preparati e disponibili così come di laboratori attrezzati, utili tirocini ed esperienze formative importanti a livello culturale e personale. Ma ad accomunare le tre generazioni di alumni c’è sicuramente il fatto che la Cattolica ha saputo offrire, a ognuno di loro, l’opportunità e gli strumenti giusti per realizzare il futuro desiderato. Rievocando incontri, emozioni e luoghi rimasti nel cuore tre generazioni di laureati Unicatt raccontano la gratitudine per la loro università e l’orgoglio di appartenere alla Community Alumni.


Era visibilmente emozionato Giorgio Abbiezzi, classe 1934, alumnus della Facoltà di Economia e commercio, quando alcune settimane fa, in un pomeriggio assolato di giugno, è ritornato in largo Gemelli, nella sua Università. Tanti ricordi e altrettante emozioni accompagnavano il suo soffermarsi in luoghi, un tempo abituali: i chiostri, l’Aula Magna, l’ingresso del rettorato. Non è stato un “tuffo nel passato” è stato un “ritorno” in un luogo, in un ambiente, dove Giorgio si è formato gettando le fondamenta della sua vita.

Sicuramente l’esperienza positiva - prima da studente, e poi da “studente/lavoratore” - in Cattolica di Giorgio ha inciso nel fatto che ben tre generazioni di Abbiezzi si sono laureati nell’Ateneo del Sacro Cuore, dopo di lui infatti hanno varcato l’ingresso di Largo Gemelli: i suoi due figli Attilio e Paola e poi la nipote Federica. Ad accomunare le tre generazioni di alumni c’è sicuramente il fatto che l’Università Cattolica ha saputo offrire, a ognuno di loro, l’opportunità e gli strumenti giusti per perseguire e realizzare il futuro desiderato.

Per la matricola Giorgio infatti che, dopo il diploma di Ragioneria iniziò subito a lavorare prima in banca e poi presso lo studio di commercialista di suo fratello, non era facile seguire con assiduità le lezioni ma grazie alla possibilità di frequentare un corso serale di laurea in Economia e commercio – corsi che furono istituiti dal fondatore dell’Ateneo nel lontano 1946-47 e che al tempo erano davvero un’esclusività della Cattolica – riuscì con grande impegno e volontà a conciliare negli anni lavoro, studio e poi anche impegni famigliari fino al conseguimento della laurea: «Non è stato facile, a un certo punto avevo anche pensato di lasciare gli studi universitari, ma poi mi sono rimesso in gioco» confessa Giorgio che ricorda come il giorno della laurea andò da solo a discutere la sua tesi dal titolo Il “Metodo Europeo” di analisi finanziaria nella istruttoria del fido e nella valutazione del titolo”, elaborata con il professor Francesco Cesarini come relatore. «Ho preferito vivermelo da solo quel giorno, mia moglie non c’era e mio fratello era via per un impegno di lavoro. Avevo 39 anni, 3 figli e un’attività avviata». Ricorda così quel momento di grande soddisfazione ed emozione, frutto di tanti sacrifici come le sveglie al mattino presto per studiare prima di recarsi al lavoro, le domeniche completamente dedicate alla preparazione degli esami da sostenere e anche le ripetizioni, sempre prima del lavoro alle ore 7, per superare lo scoglio di Matematica finanziaria.


«Quando mi sono immatricolato in Cattolica erano i primi anni ’50 e malgrado li abbia vissuti lavorando ho condiviso tutte le emozioni tipiche di ogni studente» ci tiene a far presente l’alumnus Giorgio che rammenta bene «la tensione prima degli esami e l’ansia dell’attesa trascorsa a ripassare gli appunti seduto sui grandi caloriferi degli ambulacri al primo piano dell’Università». Tra i tanti ricordi un posto speciale lo conserva l’incontro con un amico caro di suo fratello, con il quale erano sfollati insieme in provincia di Como: «Ci siamo abbracciati, tante esperienze ci legavano e avevamo in comune, era il professor Siro Lombardini, docente di Economia politica dell’Ateneo, che ovviamente per correttezza non fu lui a interrogarmi quando dovetti sostenere l’esame della sua disciplina».

È orgoglioso Giorgio di aver studiato in Cattolica, perché tale università gli ha permesso di conciliare lavoro e studio e di laurearsi, perché l’impegno e lo sforzo che ha dovuto mettere in gioco per ottenere questo risultato è stato un insegnamento importante di vita che ha determinato un forte legame con l’Ateneo del Sacro Cuore. Un legame che si è rafforzato ulteriormente quando anche i suoi figli hanno deciso di studiare in Cattolica, nella sua università.

Quell’università in cui sua figlia Paola - oggi docente di Giornalismo radiofonico e televisivo nel corso di laurea in Linguaggi dei media della Facoltà di Lettere e filosofia della Cattolica – ha trovato, perfettamente, quel che cercava e desiderava, quando da liceale pensava a come approfondire i propri interessi immaginando il suo futuro.

«Dopo la maturità classica, sapevo di voler assecondare la mia passione per gli studi umanistici ma nello stesso tempo ero attratta dall’area della comunicazione e, in quegli anni, l’Università Cattolica era l’unico Ateneo che offriva un percorso di specializzazione orientato alle “comunicazioni sociali” con un reale spessore culturale. Non ho avuto dubbi che fosse la mia strada» racconta infatti l’alumna Paola della Facoltà di Lettere, riscontrando inoltre come «i grandi volumi di Letteratura italiana di Gianfranco Contini, preparati per l’esame di Italiano 1, o i testi di lingua latina  - che implicavano terribili e temibili “apri a caso e traduci …” - a volte sembravano portare un po’ fuori strada rispetto al desiderio di confrontarsi con il rutilante mondo della comunicazione di quei primi anni Novanta; ma poi effettivamente avevano un senso, in quanto proprio questa profondità di preparazione era il marchio distintivo dell’Università Cattolica nella formazione dei professionisti della comunicazione».


Nell’Ateneo del Sacro Cuore Paola non solo ha trovato il corso di studi che più rispondeva alle sue aspettative ma ha trovato e sperimentato, fin da subito, la sensazione “di sentirsi a casa” e questo perché «sia da studentessa, sia ora da docente, ha percepito un’affinità di sguardo, che non è comune né scontata in un ambiente formativo o lavorativo».

In Cattolica, infatti lo studio è concepito anche come crescita personale, l’apprendimento ha un risvolto di esperienza comune, dove accoglienza e relazione rivestono molta importanza. Se l’alumna Paola dovesse infatti indicare un motivo per cui scegliere l’Ateneo del Sacro Cuore, senza esitazione, direbbe «la relazione che si instaura tra gli studenti e i docenti. Negli anni ho incontrato tanti studenti, sia nel campus di Brescia dove ho insegnato per una decina d’anni, sia nella sede di Milano, per il corso triennale di Limed o nei master, come la Scuola di giornalismo o il master Comunicare lo sport e spesso mi capita di rincontrarli anche a distanza di anni: un incontro fortuito, un messaggio in occasione dell’anniversario della discussione della tesi di laurea, a uno stage, a un colloquio. Ormai molti di loro sono professionisti affermati… gli anni passano, ma in ognuno percepisco quanto l’Università Cattolica abbia lasciato un segno e non sia stato per loro un semplice percorso formativo. E ogni volta mi accorgo che il segno lo hanno lasciato anche loro su di me».

Anche il percorso “professionale” da docente di Paola ha origine da incontri e relazioni importanti con professori che sono stati educatori e personalità significative. «Il professor Gianfranco Bettetini, che è stato un vero maestro per l’area comunicazione della nostra università, teneva il corso di Teoria e tecniche delle comunicazioni sociali. Uno dei suoi libri di testo, di taglio semiotico, affrontava inaspettatamente un tema che a prima vista poteva sembrare pop, la relazione tra lo sport e i media» racconta Paola, da sempre appassionata di calcio. «E fu così che intrapresi la mia tesi dal titolo Calcio e televisione. Trasformazioni linguistiche e metamorfosi reali, avendo come relatore il professor Giorgio Simonelli, milanista doc…che nonostante la mia fede nerazzurra accettò di buon grado di seguire il mio lavoro sul calcio televisivo».

Da allora, dal rapporto tra una laureanda e il proprio relatore di riferimento, è cominciato quello che Paola definisce «non solo un percorso professionale ma anche di amicizia, il vero valore aggiunto che ha caratterizzato una collaborazione ultraventennale».

Anche per Attilio Abbiezzi, secondo figlio di Giorgio, fratello di Paola, e alumnus della Facoltà di Economia la Cattolica ha rappresentato un’occasione preziosa, perché è stato come se gli fornisse una vera e propria “cassetta degli attrezzi” da cui Attilio ha attinto ciò che gli interessava e serviva per assecondare i suoi interessi informatici, affrontare le sfide del mondo digitale e inserirsi, ancora da studente, nel mondo del lavoro.

Dopo la maturità scientifica, anche se non aveva ancora un’idea precisa di quale poteva essere il proprio futuro professionale, Attilio scelse la Cattolica e si immatricolò al corso di laurea in Economia e commercio: «Decisi per l’Ateneo di largo Gemelli perché conoscevo molti studenti che soddisfatti la frequentavano e poi, non nascondo, che influì il fatto che mio padre si fosse laureato lì e che fosse titolare di uno studio di commercialista molto ben avviato». Ma in Attilio studente, fin dai tempi del liceo, era già forte l’interesse per il mondo informatico: «Scoprii i primi personal Computer che negli anni ’80 iniziavano ad entrare nelle case degli italiani. Con il mio “Commodore 64” e il mio “ZX Spectrum”, collegati ai primi modem, conobbi una realtà completamente nuova - si chiamava Videotel, un precursore di Internet - che permetteva di comunicare con altre persone, cercare informazioni e lasciare messaggi ad utenti non connessi. Rimasi affascinato da questo mondo e imparai a creare delle “pagine” (non esisteva il concetto di sito) in cui pubblicavo piccoli articoli o recensioni musicali».


«Agli inizi degli anni ’90 - nei miei primi anni di università - si iniziò a parlare di una Rete molto più grande, mondiale, che permetteva di condividere informazioni in modo molto più veloce: Internet. E fu così che venni letteralmente travolto da questo mondo e dalle infinite possibilità che offriva» confessa Attilio che racconta come, giunto al suo terzo anno di corso, inserì nel suo piano di studi due esami di Informatica «che se non erro si chiamavano “Elaboratori elettronici” in cui, guarda caso, presi i miei voti più alti». E fu così che l’alumnus Attilio iniziò a studiare, per conto proprio, come creare siti web (con la nascita del linguaggio HTML nella sua forma primitiva), decidendo però di continuare il suo percorso e i suoi studi universitari per avere una formazione di tipo imprenditoriale.

«Qualche anno dopo trovai lavoro in una delle prime web-agency di Milano, inizialmente part-time, ma il tempo restante che avrei dovuto dedicare agli studi universitari lo dedicavo invece ad approfondire le mie conoscenze di “accatiemmellista”, orribile termine che indicava chi sapeva costruire siti web in HTML» fa presente Attilio che nel 1998 si mette in proprio, nel 2000 avvia la sua attività ufficiale, condividendo uno studio con altri tre liberi professionisti e riesce comunque a concludere gli esami universitari, accantonando però completamente la preparazione della tesi. Passano gli anni, ma per chi ha studiato in Cattolica gli anni non sono mai troppi, così come le occasioni e le opportunità non svaniscono mai. Nel 2010 Attilio riceve una comunicazione dall’Università Cattolica che lo avvisa che i suoi esami sarebbero scaduti a breve: «Decido di rimettermi in gioco, rientro in Cattolica e contatto subito la docente di Informatica Anita Longo per l’elaborazione della mia tesi di laurea».

Grazie proprio alla disponibilità della professoressa Longo ad Attilio viene data la possibilità di approfondire argomenti, non solo a cui era particolarmente interessato, ma anche utili per il suo ambito lavorativo: «Quando iniziai a scrivere la tesi avevo ormai dieci anni di attività lavorativa alle spalle, rindossare i panni dello studente non è stato semplice. La difficoltà maggiore è stata quella di trovare il modo di conciliare studio e lavoro. Ma grazie all’opportunità di redigere una tesi su un tema inerente alla mia professione, sono riuscito a trovare gli stimoli giusti per portarla a termine e conseguire la laurea» spiega Attilio che discutendo una tesi intitolata "L’evoluzione dei motori di ricerca: tra Search Engine Optimization e Web semantico" nel 2010 si laurea per la soddisfazione sua e sicuramente di papà Giorgio che, dopo la figlia Paola nel 1993, poté essere fiero di contare in famiglia un altro alumnus UC.

Studiare in Cattolica quindi per Giorgio, Paola e Attilio non ha significato un meccanico apprendimento di nozioni, ma ha voluto dire approfondire i propri interessi , le proprie passioni, ha rappresentato crescita intellettuale, morale e opportunità di incontri e relazioni. Tutto ciò lo si ritrova anche in Federica, che si è laureata in Scienze della Formazione primaria nel 2019, ed essendo la nipote dell’alumnus Giorgio, rappresenta la terza generazione della famiglia Abbiezzi in Cattolica. 

“Sfidante” è infatti l’aggettivo con cui Federica ritiene e riassume la sua esperienza nell’Ateneo del Sacro Cuore: «Sono stati cinque anni di sfida su più fronti: avendo vissuto gli anni delle superiori in modo molto faticoso, accompagnata da insegnanti con poca passione per il proprio mestiere, temevo che avrei incontrato nuovamente docenti poco motivati, che mi avrebbero messo in difficoltà nell'apprendimento. Al contrario, la motivazione e la passione riscontrate in Università a catena hanno acceso anche il mio mondo interiore. La “sfida” ha riguardato proprio la mia speranza per il futuro: la mia volontà era quella di apprendere nel miglior modo possibile le modalità e gli strumenti che mi avrebbero reso una insegnante preparata, competente, appassionata, che avrebbe in qualche modo fatto la differenza. E così è stato».

L’alumna Federica rammenta infatti come da neomatricola temeva fortemente «un ambiente immenso dove ritrovarsi ad essere solamente un numero» mentre poi invece ebbe la sorpresa di «incontrare compagni di corso appassionati come me al mondo della formazione, con cui avere la possibilità di confrontarmi e crescere» e la gioia «di trovare una Facoltà dove potermi esprimere, poter essere presa in considerazione e potermi mettere in gioco». Una Facoltà, quella di Scienze della formazione primaria, in cui come osserva Federica «la pratica e la teoria sono sempre state sapientemente intrecciate fra loro, un percorso di studi che prevede lezioni teoriche, laboratori pratici, tirocinio diretto sul campo, un mix perfetto che è divenuto oggi per me un utile strumento di lavoro che quotidianamente applico nella mia professione di insegnante». A questo si unisce «la precisa e perfetta organizzazione delle diverse attività da parte dell’Ateneo, che ha reso sempre possibile la frequenza del corso di laurea» un vero e proprio plus, da considerare e non dare per scontato, nella scelta dell’università.

Una scelta che per Federica si è rivelata vincente perché ha permesso una formazione completa ed è stata anche il miglior investimento per realizzare i propri sogni. «Tutti credono che un insegnante entri in aula e spieghi per lo più in modo teorico e frontale gli argomenti di lezione di un programma già stabilito a priori. In realtà, la lezione è solo la punta dell’iceberg» spiega Federica che grazie alle lezioni di Didattica generale ha appreso come ogni insegnante deve essere pronto a modificare programmazione, metodologia, strumenti e metodi di valutazione a fronte dei feedback dei suoi allievi. Ma soprattutto è stato grazie al professor Pier Cesare Rivoltella – con cui Federica si è laureata elaborando una tesi dal titolo "Teatrando s’impara: i bambini protagonisti della scena didattica" – che ha avuto modo di approfondire il suo grande interesse per la relazione fra teatro e didattica: «Ho sempre fatto teatro sin da quando ero piccola, e uno dei miei sogni nel cassetto è sempre stato quello di regalare l’opportunità al maggior numero di persone di vivere l’esperienza teatrale come ho fatto io, sin dalla più tenera età. Grazie al lavoro di tesi con il professor Rivoltella, e al suo consiglio di frequentare un master dedicato a questo tema, ho acquisito competenze e una preparazione specifica che mi ha aperto nuove opportunità. Infatti, oggi coordino i laboratori di Drammaturgia Didattica all’Università Cattolica, proprio nel "mio" corso di laurea».

Giorgio, Paola, Attilio, Federica, quattro alumni Unicatt, storie di vita differenti in epoche diverse. Quattro voci che raccontano di un’università dove le lezioni e lo studio sono state occasione per imparare, sviluppare interessi, cambiare prospettive ma soprattutto quattro voci che, a distanza di anni, testimoniano quanto quegli anni in Largo Gemelli siano stati un tempo prezioso e utile per formarsi e crescere.

Un articolo di

Graziana Gabbianelli

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