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Lodovico Montini portò l’Unicef in Italia

06 dicembre 2024

Lodovico Montini portò l’Unicef in Italia

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Il Comitato italiano per l’Unicef ha compiuto 50 anni dalla sua fondazione (il 19 giugno 2024), e la sede bresciana dell’Università Cattolica ha celebrato l’importante traguardo ripercorrendo il pensiero, la storia e l’impegno lungimirante di Lodovico Montini, con l’incontro “A 50 anni dalla fondazione di Unicef Italia: il contributo di Lodovico Montini” promosso da Facoltà di Scienze della Formazione Cattedra UNESCO "Education For Human Development And Solidarity Among Peoples".

Una storia che parte nel 1946 con la fondazione dell’Unicef mondiale, a cui Montini contribuì, per occuparsi dei bambini europei, quindi anche italiani, vittime della seconda guerra mondiale. 

Bresciano, fratello di Papa Paolo VI e figlio di Giorgio Montini, leader del movimento cattolico sociale bresciano e parlamentare, Montini fu una figura chiave per l’adesione dell’Italia all’Unicef e l’assistenza all’infanzia nel mondo, la nascita del Comitato italiano, nel 1974, di cui fu il primo Presidente ed il prolungamento stesso dell’Unicef, la cui esperienza si sarebbe dovuta esaurire con il risollevamento dallo stato di povertà dei Paesi europei coinvolti nella Seconda Guerra Mondiale.

E poi accadde che «Ci si accorse poi che i bambini versavano in gravi condizioni anche in altre parti del mondo. Ludovico Montini fu la persona che contribuì per l’Italia nei colloqui con gli americani affinchè l’organizzazione diventasse stabile. Perché la E di Unicef sta per emergency found. Ciò accadde nel 1951» ha spiegato Paolo Rozera Direttore Generale di Unicef Italia.


Figura avanguardistica e visionaria, Montini riscrisse le regole del concetto stesso di assistenza, svoltando dalla sola attività caritativa ad un’azione più complessa che ha portato, tra le molte innovazioni per l’epoca, alla diffusione delle mense nelle scuole, all’applicazione di una tabella dietetica nelle mense scolastiche (specialmente per la fascia 6 - 12 anni), ma anche gli aiuti dall’Unicef per realizzare Centrali del latte in tutta Italia, sulla scia della Centrale del latte di Brescia e di Milano e del Piano latte di Firenze.

Non solo: a Montini si deve il totale cambio di paradigma grazie al quale l’assistenza sia compiuta senza umiliare l’assistito, perché non si tratta di «qualcuno che riceve, è qualcuno che ha diritto di ricevere».

«Sapevamo che era stato il primo presidente, ma in realtà è emerso molto di più dai documenti, lettere, giornali, molti dei quali forniti dalla famiglia Montini, in particolare dalla nipote Chiara e da Fausto, uno dei sette figli» ha detto Gianfranco Missiaia, Presidente di Unicef Brescia.

Aveva inoltre chiarissima l’idea di fare dei bambini dei soggetti di diritto: concetto basilare anche la convenzione internazionale per i diritti dell’infanzia approvata nel 1989.

La sua idea di aiuto internazionale e di Unicef è un’idea che non riguardava solo l’assistenza, bensì la ricostruzione del Paese.

«Un progetto di alto profilo che non trovò mmediata accoglienza presso le classi dirigenti democristiane che, nel periodo della Guerra fredda, erano costrette a indirizzare gli aiuti internazionali giunti in Italia all’avvio del processo di industrializzazione. L'idea, estremamente innovativa e che fonda le proprie radici nel cattolicesimo bresciano e sociale, pone comunque le premesse per un dibattito che contrassegna la politica e la cultura italiana tra la fine degli anno Cinquanta e l’inizio dei Sessanta, quando il boom economico avrebbe consentito anche all’Italia di riflettere in modo specifico sull’assistenza sociale quale cardine di un nuovo Stato moderno» ha notato Luca Barbaini, ricercatore dell’Università degli Studi di Genova.

Un articolo di

Bianca Martinelli

Bianca Martinelli

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