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Milano. Piazza Duomo prima del Duomo

18 dicembre 2023

Milano. Piazza Duomo prima del Duomo

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Il Duomo di Milano con la sua piazza è un’icona conosciuta in tutto il mondo, ma i milanesi che da sempre frequentano, attraversano, osservano questa vasta area del centro della città si sono mai chiesti che aspetto avesse molti secoli fa?

Milano. Piazza Duomo prima del Duomo è il titolo del volume a cura degli archeologi dell’Università Cattolica Silvia Lusuardi Siena, Filippo Airoldi ed Elena Spalla che è stato presentato venerdì 15 dicembre in largo Gemelli durante l’evento “Milano. Piazza Duomo prima del Duomo. La cattedrale di Santa Tecla perduta e ritrovata. Archeologia del complesso episcopale milanese”.  

Novecento pagine frutto del lavoro di trent’anni di ricerche, scavi, studi che hanno delineato, stratificazione dopo stratificazione, la storia del cuore pulsante di Milano. Un vero e proprio «opus magnum, che rappresenta una risistemazione di tutta la conoscenza archeologica dell’area di piazza Duomo», come l’ha definito il direttore della Comunicazione dell’Ateneo Alessandro Zaccuri introducendo l’incontro.

Il valore dell’opera è stato riconosciuto da tutti i partecipanti che ne hanno messo in luce il lavoro corale, indice della «continuità tra maestri e allievi di tradizioni e discipline diverse, anche molto prestigiose», come ha sottolineato il preside della Facoltà di Lettere e filosofia Andrea Canova, ma anche di «una anatomo patologia, oltre che puzzle tridimensionale, del sottosuolo» secondo Emanuela Carpani, soprintendente Archeologia belle arti e paesaggio per la Città metropolitana di Milano, e ancora di «una grande orchestra sinfonica fatta di 62 contributi e una pietra miliare per lo studio di Milano», per usare le parole di Marco Navoni, prefetto della Veneranda Biblioteca Ambrosiana.
 

 

Un successo suggellato in un’aula gremita dalla riconoscenza e dagli applausi per la professoressa Silvia Lusuardi Siena e per i suoi collaboratori Filippo Airoldi ed Elena Spalla. 

Un ringraziamento particolare è stato espresso dal direttore della sede di Milano dell’Ateneo, Mario Gatti, per il quale «il fatto che il Rettore abbia voluto scrivere l’introduzione di questo volume è indicativo, così come è fondamentale la restituzione alla società civile della ricerca scientifica che si fa nelle aule universitarie».

All’evento sono emersi i periodi topici in cui Milano ha visto i cambiamenti più radicali del suo centro, ricordati dal direttore del dipartimento di Storia, archeologia e storia dell’arte dell’Ateneo Francesco Tedeschi, e il ringraziamento della professoressa emerita di Letteratura latina medievale e umanistica dell’Università Cattolica Mirella Ferrari, letto da Marco Petoletti, professore di Filologia medievale e umanistica oltre che presidente onorario, in rappresentanza del presidente Mario Morelli, del Comitato “ArPiCa” ad Arolo di Leggiuno, che ha supportato la realizzazione del volume.

Infine, nei ricchi contributi di monsignor Navoni e di Lucrezia Spera, professore ordinario di Archeologia cristiana e medievale dell’Università degli studi di Roma Tor Vergata, sono stati evidenziati i contenuti storico archeologici del libro che resta il più importante la voro di ricognizione dell’architettura sottostante il Duomo e il suo sagrato dai primi secoli d.C. ad oggi.  

Infatti, prima che iniziasse la costruzione del Duomo nel 1387 per volontà del duca Gian Galeazzo Visconti, l’area ha conosciuto imponenti trasformazioni. Sono soprattutto gli scavi tra il 1870 e la fine del XX secolo (costruzione di condutture fognarie, di un rifugio antiaereo nel 1943 e delle stazioni delle linee 1 e 3 della Metropolitana milanese) a mostrare, sia pure per frammenti, l’evoluzione di questo spazio centrale della Milano antica e medievale. 

La piazza fu occupata dalla fine del IV secolo d.C. da prestigiosi edifici di culto - oggi quasi dimenticati e in gran parte scomparsi - appartenenti al complesso episcopale: due cattedrali paleocristiane, la basilica di Santa Maria Maggiore e Santa Tecla (IV - V secolo) con i rispettivi battisteri e altri annessi. Della prima, rintracciabile sotto l’imponente mole del Duomo, si conoscono le caratteristiche planimetriche grazie agli scavi del 1939 per l’officina della Fabbrica del Duomo. La seconda a cinque navate, lunga circa 80 metri, occupava invece buona parte dell’attuale piazza e dopo incendi e ricostruzioni venne sacrificata nel 1465 per l’avanzamento del cantiere del Duomo. Ne restano porzioni visibili dal mezzanino della Metropolitana e dall’area archeologica sotto il sagrato del Duomo.

Un articolo di

Emanuela Gazzotti

Emanuela Gazzotti

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Per quanto attiene ai battisteri, del primo, preambrosiano, posto presso la sacrestia aquilonare del Duomo, intitolato - almeno nel V-VI secolo - a Santo Stefano alle Fonti, resta solo parte della vasca con il fondo rivestito da lastre marmoree disposte a croce. Del secondo, San Giovanni alle Fonti, fondato da Ambrogio, si conserva il perimetrale ottagonale e la grande vasca pure ottagonale. È qui che, nella notte di Pasqua del 387, il vescovo Ambrogio battezzò Agostino, il retore africano giunto alla corte imperiale di Milano e convertitosi grazie alla parola del grande presule. 

L’evoluzione di Piazza Duomo si ricostruisce non solo attraverso le trasformazioni delle strutture edilizie e degli elementi architettonici e decorativi messi in luce a più riprese, ma anche grazie alle migliaia di manufatti, ceramiche (piatti, pentole, lucerne, anfore), vetri, metalli e centinaia di monete venute in luce tra le rovine: reperti che testimoniano la frequentazione quotidiana degli spazi indagati e le attività che vi si svolgevano in passato. 

Nella primavera del 1943 la decisione di costruire proprio al centro della piazza un rifugio antiaereo determinò la necessità di uno scavo profondo oltre 9 metri. Fu Alberto de Capitani d’Arzago, noto archeologo milanese e professore presso la Regia Università degli Studi di Milano e per un breve periodo anche presso l’Università Cattolica, documentò quanto tornava in luce prima della definitiva distruzione. 

Negli anni della grande espansione della città, l’esigenza per Milano di dotarsi di una linea metropolitana come le grandi capitali europee fu alla base della decisione di costruire la stazione Duomo della prima linea, proprio nella piazza dove in precedenza circolavano i tram e sotto la quale giacevano resti dell’antica cattedrale. Fu allora “salvato il salvabile”, ovvero una piccolissima porzione delle absidi di Santa Tecla e del San Giovanni alle Fonti, ma fu necessario demolire buona parte della monumentale cattedrale sopravvissuta, con ricostruzioni e rifacimenti, per oltre mille anni.

Grazie all’interessamento del Cardinale Giovanni Battista Montini, dal 1963 papa Paolo VI, fu possibile restituire ai milanesi almeno i resti dei battisteri e dell’abside di Santa Tecla e inaugurare nel settembre del 1968 un percorso di visita che, rinnovato nel 2009, a seguito di nuove verifiche stratigrafiche del sottosuolo, viene ora compiutamente illustrato nel volume che si presenta, a sessant’anni dall’inizio del suo pontificato.  

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