Per quanto attiene ai battisteri, del primo, preambrosiano, posto presso la sacrestia aquilonare del Duomo, intitolato - almeno nel V-VI secolo - a Santo Stefano alle Fonti, resta solo parte della vasca con il fondo rivestito da lastre marmoree disposte a croce. Del secondo, San Giovanni alle Fonti, fondato da Ambrogio, si conserva il perimetrale ottagonale e la grande vasca pure ottagonale. È qui che, nella notte di Pasqua del 387, il vescovo Ambrogio battezzò Agostino, il retore africano giunto alla corte imperiale di Milano e convertitosi grazie alla parola del grande presule.
L’evoluzione di Piazza Duomo si ricostruisce non solo attraverso le trasformazioni delle strutture edilizie e degli elementi architettonici e decorativi messi in luce a più riprese, ma anche grazie alle migliaia di manufatti, ceramiche (piatti, pentole, lucerne, anfore), vetri, metalli e centinaia di monete venute in luce tra le rovine: reperti che testimoniano la frequentazione quotidiana degli spazi indagati e le attività che vi si svolgevano in passato.
Nella primavera del 1943 la decisione di costruire proprio al centro della piazza un rifugio antiaereo determinò la necessità di uno scavo profondo oltre 9 metri. Fu Alberto de Capitani d’Arzago, noto archeologo milanese e professore presso la Regia Università degli Studi di Milano e per un breve periodo anche presso l’Università Cattolica, documentò quanto tornava in luce prima della definitiva distruzione.
Negli anni della grande espansione della città, l’esigenza per Milano di dotarsi di una linea metropolitana come le grandi capitali europee fu alla base della decisione di costruire la stazione Duomo della prima linea, proprio nella piazza dove in precedenza circolavano i tram e sotto la quale giacevano resti dell’antica cattedrale. Fu allora “salvato il salvabile”, ovvero una piccolissima porzione delle absidi di Santa Tecla e del San Giovanni alle Fonti, ma fu necessario demolire buona parte della monumentale cattedrale sopravvissuta, con ricostruzioni e rifacimenti, per oltre mille anni.
Grazie all’interessamento del Cardinale Giovanni Battista Montini, dal 1963 papa Paolo VI, fu possibile restituire ai milanesi almeno i resti dei battisteri e dell’abside di Santa Tecla e inaugurare nel settembre del 1968 un percorso di visita che, rinnovato nel 2009, a seguito di nuove verifiche stratigrafiche del sottosuolo, viene ora compiutamente illustrato nel volume che si presenta, a sessant’anni dall’inizio del suo pontificato.