Se tutti ci siamo trovati nella tempesta della pandemia, non tutti eravamo sulla stessa barca. Con questa immagine monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ha inquadrato il documento che prende in considerazione le fasce della popolazione più fragili. «In Italia c’è stata una strage di anziani nei primi mesi di pandemia e questa popolazione è quella che si è trovata sulla prima barca. La Pontificia Accademia della Vita ha voluto emanare un testo che ha parlato dei centoquarantamila anziani morti. Gli ultimi trent’anni della vita richiedono una cura più attenta di quella per gli anni precedenti ed è tutta da inventare». Monsignor Paglia ha poi ricordato le altre due barche: «Quella dei disabili che sono stati dimenticati e lasciati senza aiuti per loro indispensabili e quella dei bambini». L’esperienza degli ultimi due anni ha messo in evidenza l’inesorabile fragilità dell’uomo e l’interconnessione che lega tutti. Per questo, ha ricordato infine Monsignore, la cura è la cifra che può condurci alla salvezza.
Dall’incontro è emerso un ritratto dei minori inquietante ma al tempo stesso pieno di speranza. Alcuni dati sono lo specchio dei gravi problemi che hanno afflitto la generazione dei più piccoli. Da un’indagine dell’ospedale Gaslini di Genova dubito dopo il primo lockdown di giugno 2020 si evince che rispettivamente il 65% e il 71% dei bambini sotto e sopra i sei anni ha avuto problemi comportamentali e di regressione con sintomi di irritabilità, disturbi del sonno e d’ansia. «In particolare, i bambini più piccoli hanno sviluppato malattie psicosomatiche curate anche con psicofarmaci - ha spiegato la psicologa e saggista Silvia Vegetti Finzi - mentre per gli adolescenti sono state spesso necessarie terapie psicologiche per far fronte a irritazione, litigiosità, calo del rendimento scolastico, incapacità di scelta del percorso di studi come se non avessero più fiducia nel futuro. Gli adolescenti chiusi in casa hanno visto spezzato il proprio desiderio di uscire e frequentare gli amici e la domanda “chi sono io?” non ha trovato risposta perchè orfana di altri linguaggi oltre quelli appresi in famiglia».
Una lettura condivisa da Daniele Novara, pedagogista e direttore del Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti, che ha evidenziato come «la privazione della scuola materna, della socializzazione e dell’interazione e condivisione di codici fraterni trasformi questi bambini in adulti problematici». A questo si è aggiunto un rientro nelle classi con restrizioni troppo severe. «Non si potevano condividere gli oggetti, bisognava entrare a scuola in orari scaglionati, rispettare il distanziamento, indossare le mascherine… I bambini non hanno potuto vedere i sorrisi dei maestri. Ricordiamo che con il sorriso il neonato si salva perché attiva l’accudimento della madre. Si tornerà alla normalità quando le scuole avranno sospeso il divieto dell’interazione dei volti».
«Alla pandemia da Covid 19 è seguita una pandemia parallela che ha colpito i bambini e per la quale non esiste un vaccino sociale, culturale, educativo che combattesse lo stress, la deprivazione da contatto e l’isolamento» - ha dichiarato Silvio Premoli, pedagogista dell’Università Cattolica e Garante dei diritti per l’infanzia e l’adolescenza del Comune di Milano. È importante ascoltare i minori e Premoli ha dichiarato l’auspicio di riuscire a creare un tavolo di consulenza che li veda seduti insieme al Garante. «Accanto all’ascolto c’è la responsabilità degli adulti di considerare alla pari i piccoli in tante situazioni e insegnare loro che devono farsi vedere con gentilezza, rispetto e fermezza». Questo vale a maggior ragione se si pensa che solo a Milano i bambini sono solo 209.000, il 15% della popolazione destinati nel 2030 a diventare il 13,6%.