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Persona, cura, dedizione e solidarietà

11 luglio 2024

Persona, cura, dedizione e solidarietà

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L'intervento della Rettrice dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, professoressa Elena Beccalli, in occasione dell'udienza al Quirinale per il 60° anniversario della nascita del Policlinico Gemelli.


Signor Presidente,

il discorso che, con non poca emozione, sto pronunciando, qui, nel Palazzo del Quirinale, alla Sua presenza, è il mio primo intervento pubblico in una cerimonia ufficiale da quando, lo scorso 1° luglio, ho assunto il ruolo di Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. A nome dell’intera comunità della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs desidero ringraziarLa per la generosità con la quale ci accoglie nel giorno in cui celebriamo un’importante ricorrenza della nostra storia. Infatti, esattamente sessant’anni fa, il 10 luglio 1964, si realizzava un grande sogno di padre Agostino Gemelli perché veniva inaugurato il Policlinico a lui intitolato, come parte integrante dell’Ateneo dei cattolici italiani.

L’idea del Policlinico prese avvio e si sviluppò grazie alla appassionata determinazione del nostro fondatore e dei suoi allora stretti collaboratori, Armida Barelli e Giancarlo Brasca, convinti che questa iniziativa avrebbe aggiunto un ulteriore, fondamentale, tassello al progetto educativo dell’università, ben coscienti dell’esortazione di Papa Benedetto XV: “Fate, e fate una cosa grandiosa, degna del nome cattolico”.

La nascita del Policlinico avveniva qualche anno dopo l’attivazione nel 1961 della Facoltà di Medicina e Chirurgia, che Gemelli volle caratterizzare da subito come un’istituzione autenticamente cattolica, quindi centrata sulla persona umana nella sua interezza, con le sue fragilità, ma anche con le sue enormi potenzialità di fare il bene per gli altri. Tale vocazione si esprimeva – e tuttora si esprime – promuovendo altresì una ricerca di frontiera, sempre consapevole del mistero della vita. Difatti, una cifra distintiva dell’attività scientifica condotta dalla nostra comunità è l’essere guidata dal principio secondo cui la vera scienza è quella “che si sente serva della verità e non padrona, che non smarrisce mai il senso del mistero”, come ha ricordato Giovanni Paolo II in occasione del XXV anniversario della morte di padre Gemelli.

Con l’avvio delle attività del Policlinico, si completava la creazione a Roma di un polo dedicato alla medicina e alla chirurgia, fondato su un legame prezioso e inscindibile tra attività clinica, di ricerca ed educativa. Da allora, i progressi sono stati numerosi e tangibili. Oggi, il Policlinico Gemelli è un punto di riferimento per la sanità nazionale, capace di contemperare l’eccellenza nella missione di cura a vocazione universalistica assicurata a tutti e la non semplice sostenibilità economica e finanziaria. Di fronte alle disuguaglianze, alle polarizzazioni e alle crescenti povertà, l’impegno per una sanità accessibile è una forma di “diritto di cittadinanza” riconosciuto dalla nostra Carta 2 Costituzionale nell’articolo 32, che recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”. Un principio che trova attuazione nel servizio sanitario nazionale da Lei finemente definito “presidio insostituibile di unità del paese” e pertanto “un patrimonio prezioso da difendere ed adeguare”.

Eppure, non dobbiamo nascondere che, nel corso di questi sessant’anni, ci sono stati anche momenti di difficoltà e nuove esigenze che hanno richiesto un assetto più moderno dell’attività clinica e assistenziale con la nascita, nel 2015, di una Fondazione costituita dallo stesso Ateneo con l’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori. Una soluzione ispirata dal coraggio e dalla competenza del Magnifico Rettore professor Franco Anelli, che desidero in questa sede ricordare con riconoscenza per il suo decisivo contributo.

Ciò che oggi celebriamo, con orgoglio, è una realtà che ha saputo mantenere in equilibrio la vocazione pubblica e una gestione attenta. Alcuni dati possono testimoniarlo concretamente. Con i suoi 1552 posti letto accreditati, al passo con i più grandi ospedali statunitensi, il Policlinico ottiene ripetutamente menzioni a livello nazionale e internazionale. Significativo il suo riconoscimento come Irccs, portandolo a posizioni di eccellenza in termini di produttività scientifica e finanziamenti ottenuti. Risultati resi possibili dalla stretta sinergia con la Facoltà di Medicina e Chirurgia - con i suoi oltre 5500 studenti e 2200 specializzandi coinvolti nella vita dell’ospedale - che ha, negli anni, attivato percorsi formativi di elevata qualità a Roma ma anche su tutto il territorio nazionale, non da ultimo a Bolzano. Forte è la proiezione globale, resa evidente dal corso di Medicine and Surgery con un double degree con gli Stati Uniti e da progetti di cooperazione in Africa e non solo. Un campus romano dunque diventato incubatore internazionale, attrattivo anche per coloro che lavorano all’estero e vogliono tornare in Italia. In tutto questo si esprime la nostra missione assistenziale e educativa che prende corpo in una classe di clinici e ricercatori di riconosciuto valore. A tal proposito, mi preme ringraziare tutte e tutti coloro che con il loro impegno e la loro tenacia hanno contribuito a portare il Policlinico Gemelli ai livelli di apprezzamento attuali. Tuttavia, i risultati raggiunti non devono distrarci dal fatto che le prospettive per i progetti in fieri sono alte e non vanno disattese.

L’orizzonte di riferimento lungo il quale proseguire la storia del Policlinico e, con esso, della Facoltà, è sempre (convintamente) lo stesso e lo ha indicato padre Gemelli, alle origini della storia che oggi ricordiamo. In un celebre articolo pubblicato su Vita e Pensiero, nel 1958, dal titolo Perché i cattolici italiani aspirano ad avere una Facoltà di medicina, rimarcava che un malato raramente “è considerato come una persona; è invece un numero, uno dei tanti”.

In maniera pionieristica, già allora, il nostro fondatore proponeva un modo totalmente diverso di interpretare la missione del medico. Trovo particolarmente eloquente una Sua testimonianza, nella quale ricordava che, durante il servizio militare, alle soglie della Sua conversione, gli venne affidata la direzione di un reparto in cui erano ricoverati i malati 3 infettivi. Di fronte alla richiesta di un gesto di vicinanza da parte di un malato devastato dalla tubercolosi, nonostante provasse un senso di ripugnanza, lo abbracciò e baciò così da far nascere un sorriso sul volto del malato. Un segno, questo, che testimonia come, per padre Gemelli “l’esercizio della medicina è anche un sacerdozio”. Un’esperienza la Sua che oggi può rappresentare una sorta di manifesto per i medici e gli infermieri del “nostro ospedale”.

Un’esperienza che evoca le parole che Papa Francesco ha indirizzato alla comunità dell’Università Cattolica durante l’omelia in occasione del sessantesimo anniversario di inaugurazione della Facoltà, quando ha parlato di vocazione alla cura, cioè di quella particolare capacità di riconoscere come cara ogni persona che si avvicina a noi nel bisogno. È in questo particolare tratto che ritengo si identifichi la fisionomia cattolica della Fondazione e della Facoltà, nel riuscire a tenere saldo il legame tra il servizio incondizionato alla vita e la ricerca scientifica d’eccellenza. Aveva ben colto un così importante aspetto della nostra identità Benedetto XVI quando descrisse le corsie e i laboratori del Policlinico come “luogo dove l’umanesimo trascendente non è slogan retorico, ma regola vissuta della dedizione quotidiana”.

Se dovessi riassumere l’orizzonte ideale che ho tracciato richiamando alcuni padri ispiratori della nostra azione, sarei propensa a utilizzare quattro termini: persona, cura, dedizione, solidarietà. Nelle attività del Policlinico presupposto imprescindibile è l’avere un’attenzione alla persona nella sua interezza, che si realizza in presenza di una vera e propria vocazione alla cura di medici e operatori sanitari. Tutto ciò deve avvenire, giorno dopo giorno, con quella dedizione che caratterizza coloro che sono al servizio delle istituzioni nell’ottica di contribuire al bene comune. E, allo stesso tempo, nel rispetto della virtù della solidarietà, uno dei cardini della Dottrina sociale della Chiesa, cui il personale sanitario è chiamato a ispirare il lavoro quotidiano per l’edificazione propria e di tutta la società. Riprendendo quanto detto di recente alla Settimana sociale di Trieste dal Cardinale Matteo Zuppi: “La solidarietà presidia e difende la vita di tutti”, tutelando il diritto a essere curati. In questo senso il Gemelli è un vero e proprio luogo di solidarietà in cui “tutti diventano il nostro prossimo e parte del nostro futuro”.

Signor Presidente, questa occasione è dunque simbolicamente un Suo dono prezioso al personale del Policlinico Gemelli e a tutta la comunità universitaria, perché è la conferma dello stretto legame tra l’Ateneo dei cattolici italiani e la Repubblica italiana. Un legame che noi cerchiamo di rafforzare alimentando quella missione sociale e civile che Lei stesso ci ha indicato come prioritaria nel Suo intervento alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2020/2021.

Grazie, signor Presidente, per il Suo instancabile servizio alla Repubblica e per l’attenzione che sempre riserva alla nostra Università. Siamo oggi qui per assicurarLe il nostro convinto impegno a fare in modo che il Policlinico Gemelli continui a rappresentare un “segno di speranza” per il Paese.

L'intervento di

Elena Beccalli

Elena Beccalli

Rettrice Università Cattolica del Sacro Cuore

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