Nel pomeriggio di mercoledì 17 novembre, presso la sala della Gloria dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Brescia, lo scrittore, critico e filosofo francese Pierre Jourde ha presentato il suo romanzo «L’ora e l’ombra» (Prehistorica Editore, 2021) alla presenza dell’editore, Gianmaria Finardi. L’incontro, organizzato dall’ Università Cattolica e dalla Libreria Vita e Pensiero è stato moderato da Davide Vago, docente di letteratura francese, con l’ausilio dell’interpretazione consecutiva del dottorando Emilio Campagnoli.
Il libro racconta, in sequenze di ricordi, una storia che si identifica con il nome di una piccola località sull’Atlantico francese, Saint-Savin, dove sembrano addensarsi tanti significati esistenziali. Il mistero, l’amicizia, l’amore e la gelosia sono i temi che si rincorrono seguendo i personaggi che li rappresentano e li modulano.
Il romanzo è cangiante come lo sono i ricordi e i ritorni che li provocano ed evocano. Il riappropriarsi dei luoghi d’origine e dell’infanzia fa sempre riemergere realtà e fantasie che si intrecciano e si confondono. In una recente intervista con Stefano Montefiori (Corriere della Sera, 12 novembre 2021) Pierre Jourde ha evocato Giacomo Leopardi e l’immagine femminile di Silvia, omonima protagonista di L’ora e l’ombra, che rimanda non solo al luogo dell’età infantile ma anche alle impressioni spesso esagerate dai ricordi che, appunto, riaffiorano proprio in occasione delle rivisitazioni dei luoghi da tempo lasciati.
A tratti il romanzo sembra un giallo, poi è come se raccontasse una storia noir più sfumata ma progressivamente immersa in una narrazione d’amore misterioso. L’insieme è permeato dall’elemento del tempo che a tratti si dilata e si restringe ad ogni mutazione del racconto. La stessa immagine di copertina evoca misteriosi e fiabeschi personaggi mentre descrive uno scenario naturale tra flutti, coste rocciose e mitologie marine. I riferimenti a Proust e a Nerval sono espliciti. Jourde ammette che il nome Sylvie è un omaggio alla protagonista della novella della raccolta Les Filles du feu (Nerval, Le figlie del fuoco) e i temi quali il tempo e la memoria hanno una chiara eco proustiana.
Il pubblico attento e competente ha seguito le questioni poste allo scrittore ed è intervenuto ponendo domande all’autore sui temi che hanno suscitato curiosità ed emozioni.
Durante l’intervista al termine dell’incontro, Pierre Jourde si è soffermato sul soggetto principale del romanzo che riguarda il tempo passato il quale, seppure reale, sfuma nella finzione e viene riletto attraverso il protagonista, soprattutto grazie alla lente dell’amore.
Rispondendo alla domanda di quale sia la differenza dell’idea di “ombra” nella realtà e nella finzione, Jourde ha risposto rimandando al fatto che, oggigiorno, termini come ombra, oscurità e nero rappresentino dei valori negativi in assoluto, mentre li si potrebbe interpretare, per contrasto con la luce, la luminosità e la trasparenza a ogni costo, proprio come elementi che mettono in evidenza e amplificano il significato di questi ultimi, nella loro forte accezione di positività e di speranza che la stessa immaginazione intensifica nel valore del chiaroscuro.
Intervenendo nella stessa intervista, Davide Vago ha sottolineato l’importanza di un incontro come quello con lo scrittore, per la città di Brescia e per il tempo attuale, in considerazione del valore della letteratura soprattutto in questi tempi di chiusure, confinamenti e di isolamento. Le letterature e le lingue di due diverse culture – come quella francese ed italiana – per mezzo della traduzione che funge da ponte, rispondono alla necessità di apertura, a vantaggio di studenti, degli appassionati e di tutte le persone che coltivano ed amano la letteratura come luogo dell’immaginario collettivo.
Contrariamente alle tendenze attuali verso un nuovo e scontato realismo, a volte esibizionista e narcisisticamente trasgressivo anche nel linguaggio e nelle descrizioni, con il suo romanzo Jourde insiste in definitiva su un ritorno all’immaginazione e al mito, che spesso associa all’ironia e a tratti anche a una sorta di divertissement satirico, il quale mostra un altro aspetto della cruda, banale e sicuramente banalizzante iper-realtà raccontata ad ogni costo. Una sorta di impressionismo dell’immaginifico contro l’iperrealismo di una mera e cruda osservazione del reale.