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Più innovazione e meno burocrazia per la competitività delle imprese

23 novembre 2023

Più innovazione e meno burocrazia per la competitività delle imprese

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La giustizia lenta, il fisco asfissiante, un sistema formativo carente, l’ipertrofia normativa, la carenza infrastrutturale in settori vitali, il debito pubblico pesante. Sono i mali che maggiormente minacciano il sistema imprenditoriale italiano con effetti tali da metterne a rischio non solo le capacità di produzione e di sviluppo ma anche lo stesso mondo del lavoro, visto che non c’è occupazione senza la libera iniziativa delle imprese che possono crescere rendendosi competitive.

È questa la situazione economica nazionale descritta da Ercole P. Pellicanò, presidente dall’Associazione Nazionale per lo Studio dei problemi del Credito (Anspc), avviando i lavori della tavola rotonda “Innovazione, green, digitale per la competitività delle imprese”, svoltasi mercoledì 15 novembre nella Cripta Aula Magna dell’Università Cattolica e promossa in collaborazione con la Facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative dell’Ateneo. «L’attuale contesto di innovazione e transizione economica richiede da parte delle imprese responsabilità e coesione sociale, eticità di fondo, concorrenza leale. Del resto, le aziende hanno bisogno di tempo per adeguarsi, il Covid è stato superato proprio grazie alle imprese che si sono rinnovate con coraggio nel rispetto della tradizione. Bisogna non perdere tale spinta utilizzando al meglio i fondi Pnrr e auspicando una classe politica responsabile che in stagione di guerre non diluisca il suo impegno in strumentali discorsi».

Nel dare slancio all’economia, un ruolo cruciale può averlo Banca d’Italia nel favorire la diffusione di soluzioni tecnologiche che regolano le transizioni finanziarie e garantiscono la sicurezza di pagamenti semplici. Vanno in questa direzione il progetto della moneta digitale e tutte le iniziative relative alla sostenibilità che sono state illustrate dal capo Dipartimento Mercati e sistemi di pagamento di Banca d’Italia Luigi Cannari. «Banca d’Italia ha enunciato il proprio impegno di criteri e di rendicontazione su investimenti sostenibili per cui le imprese che saranno più trasparenti e virtuose potranno beneficiare di condizioni più vantaggiose di accesso ai finanziamenti».

Si è poi aperta la tavola rotonda, moderata da Gregorio De Felice, Chief Economist & Head of Research Intesa Sanpaolo, con i rappresentanti di istituti di credito, di imprese di eccellenze e del mondo accademico. Hanno partecipato Elena Beccalli, preside Facoltà Scienze bancarie, finanziarie e assicurative dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Luca Colombano, vice direttore generale Italiana Assicurazioni - Reale Group, Alessandro Decio, amministratore delegato Banco Desio, Liliana Fratini Passi, direttore generale CBI S.c.p.a. Società Benefit, Federico Ghizzoni, presidente Rothschild & Co, Alessandro Giacometti, responsabile Information Technology della Banca Monte dei Paschi di Siena, Luigi Mastrangelo, senior partner Deloitte - Financial Services Industry Leader.

Tante le problematiche emerse, le possibili soluzioni, le prospettive in campo di innovazione, green e digitalizzazione, in relazione al mondo delle imprese e nei rapporti con le banche e con i clienti. Di stringente attualità il tema delle nuove tecnologie nei processi di digitalizzazione e il contributo dell’intelligenza artificiale al mondo del lavoro (imprese e banche). La tecnologia costituisce una sfida e chiede dei cambiamenti strategici che comportano costi finalizzati alla competitività delle imprese per favorirne la transizione ecologica. Particolarmente importante il ruolo delle piccole banche con la loro capacità di fare più relazione rispetto ai nuovi sistemi caratterizzati da cyber security e identità digitale, per cui l’innovazione tecnologica può essere anche un limite e, per questo motivo, sono richieste nuove figure professionali.

In questo contesto di elevata digitalizzazione c’è ancora spazio per il credito di relazione? Secondo la preside Beccalli, «le banche di minori dimensioni sono in grado di ridurre i vincoli di accesso di credito delle imprese di piccole e medie dimensioni». Lo mostrano anche un serie di studi condotti proprio in Università Cattolica da un gruppo di studiosi che fa capo al Centro di ricerca sul Credito cooperativo. In particolare, indagando l’impatto della digitalizzazione sulla prossimità, i ricercatori hanno cercato di stimare il valore della prossimità. È risultato che le imprese vicine a una banca di minori dimensioni sono favorite nell’accesso al credito, pertanto, la prossimità ha un effetto significativo e positivo. Un effetto che risulta evidente anche a fronte di una forte digitalizzazione, confermando così la migliore capacità degli operatori bancari di minori dimensioni di finanziare le piccole aziende.

Ecco perché, ha precisato la preside Beccalli, «la transizione digitale non è una opzione ma una necessità per il settore bancario. Non basta incrementare gli investimenti in campo tecnologico o la qualificazione del personale, ma il nodo centrale è saper interpretare questa nuova “prossimità a distanza” e capire come alternare contatti digitali e vicinanza fisica con i clienti. Una via intermedia tra l’impersonale rapporto tecnologico e il contatto allo sportello può essere il digitale assistito, in cui il cliente non viene lasciato al fai da te ma usufruisce di operatori bancari che lo accompagnano a distanza». Tutto ciò per una inclusione finanziaria digitale che agevoli e avvicini l’utente.

 

Un articolo di

Agostino Picicco

Agostino Picicco

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