A ribadire quanta strada sia ancora da fare in questo ambito è stato anche Giovanni Petrella, preside di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative, che con la Facoltà di Scienze linguistiche e letterature straniere, ha promosso l’iniziativa. «Quello dell’educazione finanziaria è un tema caro alla Facoltà e allo stesso tempo cruciale perché non solo migliora il benessere sociale e individuale ma rappresenta uno strumento di democratizzazione e di eguaglianza», ha affermato il preside Petrella. «Gli italiani non hanno conoscenze essenziali per prendere decisioni informate». Pertanto, «l’educazione finanziaria è un obiettivo da perseguire» e, da questo punto di vista il libro della professoressa è uno «strumento fondamentale», che si qualifica per due attributi: «semplicità e rigore, caratteristiche chiave in ogni fase decisionale». Da parte sua, il preside di Scienze linguistiche e letterature straniere Giovanni Gobber si è soffermato sull’importanza del linguaggio e dei termini usati per appassionare a temi che spesso possono risultare ostici. Per questo, «l’educazione finanziaria affinché sia cruciale deve essere organizzata in maniera fine e adeguata allo scopo». È chiaro allora che «le parole devono essere ritagliate sul potenziale destinatario per suscitare stupore che come, diceva Aristotele, è all’origine della conoscenza», ha specificato il preside Gobber.
E in effetti se c’è un aspetto che contraddistingue il libro della professoressa Lusardi è proprio la semplicità con cui sono illustrati alcuni concetti-chiave della finanza. «Insegnando finanza personale da più di dieci anni, mi sono resa conto di quanto fosse complessa la materia. Con questo libro ho cercato di semplificarla al massimo, con l’obiettivo di rendere l’argomento di più facile comprensione», ha raccontato l’economista della Stanford University, rivolgendosi alla platea di studentesse e studenti che hanno assistito alla sua lezione. Spiegando com’è nato il libro, articolato in sette capitoli, ciascuno dedicato alla spiegazione di alcuni temi finanziari a partire da storie concrete, l’autrice ha posto l’accento sul fatto che oggi più che mai è «importante avere una conoscenza di base per poter essere in grado di gestire le proprie finanze». Talvolta, ha aggiunto, «bastano pochi soldi per essere sereni»: anche piccoli risparmi sono sufficienti per proteggerci da imprevisti anche traumatici e offrire possibilità di scelte.
Ecco allora i suoi tre suggerimenti per far capire quanto sia utile avere un minimo di competenze («sono tanto rilevanti quanto saper leggere e scrivere») per costruire il futuro. Innanzitutto, dobbiamo occuparci di quella che ha definito «salute finanziaria», in altre parole prenderci cura delle nostre finanze. In secondo luogo, dobbiamo imparare a investire, perché i soldi non crescono se lasciati sul conto corrente; in questo senso il fattore tempo è determinante visto che il tasso di interesse composto funziona anche quando stiamo dormendo. Infine, dobbiamo investire in conoscenza e, soprattutto, in educazione finanziaria, perché ne va del benessere non solo della nostra vita personale, ma dell’intera collettività.
La presentazione del libro si è arricchita con gli interventi di tre professori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore appartenenti a diversi ambiti disciplinari: Gian Paolo Clemente, docente di Matematica attuariale, Mariagrazia Fanchi, direttore dell’Alta Scuola in Media Comunicazione e Spettacolo (Almed), e Antonella Marchetti, direttore del Dipartimento di Psicologia. Moderati da Alberto Banfi, docente degli Intermediari finanziarie e promotore dell’iniziativa, hanno toccato alcune tematiche affrontate nel testo, ciascuno dalla propria prospettiva disciplinare, quella matematico-finanziaria, comunicativa e psicologica.