Lunedì 11 ottobre ottobre Banca di Svezia per le Scienze economiche ha conferito il Premio Nobel per l'Economia a David Card, Joshua Angrist e Guido Imbens rispettivamente per i contributi empirici all'economia del lavoro e i contributi metodologici all'analisi delle relazioni causali in economia. Abbiamo chiesto al professore Claudio Lucifora un commento scientifico sul prestigioso riconoscimento.
Il premio Nobel per l’economia quest’anno è stato assegnato a tre americani, da una parte a David Card dell’Università di Berkeley, per i suoi contributi empirici all'economia del lavoro, e dall’altra congiuntamente a Joshua Angrist e Guido Imbens, rispettivamente del MIT di Boston e dell’Università di Stanford, per i loro contributi metodologici all'analisi delle relazioni causali in economia.
Il loro contributo all’economia moderna è stato fondamentale, e non a caso i nuovi metodi introdotti ed applicati a vari problemi economici sono stati salutati come una vera e propria rivoluzione – la cosiddetta “credibility revolution” -- del modo di fare analisi empirica nelle scienze economiche. Alla base di tutti i comportamenti economici, c’è il concetto di scelta che i soggetti operano massimizzando il loro benessere introducendo una selezione tra chi partecipa e chi no. L’esito finale viene quindi a dipendere dalla scelta iniziale. Così per esempio per capire gli effetti di un ricovero ospedaliero sulla salute, non si possono confrontare i soggetti che sono andati in ospedale con quelli che non ci sono andati, perché i malati per costruzione avranno una salute media peggiore dei soggetti sani.
Questo fenomeno di “selezione” si applica ad un infinità di situazioni economiche in cui la scelta confonde l’esito finale: per esempio la scelta di quanto e cosa studiare, la decisione di migrare in un altro paese, fino al vantaggio di cui può godere un politico al momento dell’elezione. Molte delle grandi questioni economiche che vengono affrontate nel dibattito pubblico soffrono della eccessiva semplificazione con cui i problemi vengono trattati e della superficialità con cui vengono proposte le ricette di politica economica. Il grande merito di questo Nobel è quello di aver premiato degli scienziati che hanno sfidato la saggezza convenzionale e le risposte semplici, proponendo nelle scienze economiche degli esperimenti “naturali” che replicano il metodo sperimentale per conoscere gli effetti economici di molte questioni importanti per il benessere delle persone e della società.
Tra i vincitori del nobel, spicca David Card che nel corso della sua carriera si è occupato di molti dei grandi dibattiti che vedono l’opinione pubblica schierata su fronti opposti con posizioni ideologiche difficilmente conciliabili. Dagli effetti economici del salario minimo, agli effetti dell’immigrazione sul mercato del lavoro, fino al rendimento degli investimenti in istruzione. Per ciascuna di queste grandi questioni Repubblicani e Democratici, negli Stati Uniti, e più in generale i partiti di destra e di sinistra, nel resto del mondo, si sono sempre scontrati proponendo ricette di politica economica spesso totalmente opposte. A sinistra, il salario minimo viene considerato come una risposta efficace per ridurre le diseguaglianze salariali, mentre a destra il salario minimo viene ritenuto responsabile degli elevati tassi di disoccupazione. David Card assieme a Alan Krueger hanno mostrato come nei settori a basso salario (i ristoranti fast-food), il salario minimo non solo consente di aumentare le retribuzioni dei “working poor”, ma può avere effetti benefici anche sul livello dell’occupazione.
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