Venerdì 8 ottobre il Comitato per il Nobel Norvegese ha conferito il Premio per la Pace ai giornalisti Maria Ressa e Dmitry Muratov per i loro sforzi nel salvaguardare la libertà di espressione, che è una condizione preliminare per la democrazia e una pace duratura. Il commento di Ruben Razzante, docente di Diritto dell’informazione presso la Facoltà di Scienze politiche.
La notizia del Premio Nobel per la Pace a due giornalisti stimola varie riflessioni ed è importante per almeno tre ragioni.
La prima è che si riafferma a livello internazionale l’importanza della libertà di espressione come valore fondamentale, blindato nelle legislazioni nazionali e internazionali ma sempre fortemente messo in discussione perchè c’è il tentativo ricorrente di vari poteri pubblici e privati di mettere le mani sull’informazione e di condizionare i flussi informativi. Invece la libertà di espressione è un valore fondamentale perché consente alle persone di essere libere e di poter esercitare anche tutti gli altri diritti in modo più consapevole.
La seconda riflessione riguarda il fatto che nell’epoca post pandemia la parola si conferma un fattore di unità e di fratellanza. Il clima avvelenato che si è creato durante la pandemia deve essere nel tempo stemperato. Quindi solo un uso accorto, prudente e responsabile delle parole può contribuire a riannodare i fili della società che si erano spezzati.
Questo Premio Nobel conferma la necessità di valorizzare tutti i tentativi di sanificazione delle parole. Le parole devono essere sanificate per avvicinare le persone e non per dividerle.
Il terzo elemento è che questi due Premi Nobel sono due giornalisti che fanno i giornalisti di professione e questo riafferma l’importanza dell’informazione professionale di qualità che va distinta dal chiacchiericcio scomposto dei social e che deve essere il valore aggiunto dell’informazione professionale. Questo riconoscimento riafferma l’esigenza di rendere più riconoscibile in rete il lavoro dei giornalisti professionisti e di valorizzare l’informazione di qualità affinchè sia sempre più riconoscibile da contenuti prodotti con superficialità, non vagliati, non verificati e che finiscono per disinformare.
In una parola si tratta di un riconoscimento a due giornalisti che vivono in due parti diverse del mondo, ma è anche un riconoscimento al giornalismo professionale in senso lato.