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Premiato all’Università Cattolica il campione di scherma Paolo Pizzo

17 ottobre 2023

Premiato all’Università Cattolica il campione di scherma Paolo Pizzo

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La scherma gli ha insegnato a parare e rispondere, a guardare sempre l'avversario dritto negli occhi, a non arrendersi mai. Neanche quando basta subire soltanto un’ultima stoccata per abbandonare la pedana. La storia di Paolo Pizzo è un romanzo iridato, un film da guardare tutto d’un fiato. Non a caso è diventata un libro, La stoccata vincente, edito da Sperling & Kupfer, dal quale è stato tratto il film tv con Alessio Vassallo e Flavio Insinna, in onda poche settimane fa su Rai Uno.

Pizzo è due volte campione del mondo di spada, medaglia d’argento a squadre alle Olimpiadi di Rio de Janeiro. All’età di 13 anni cominciarono le crisi epilettiche, il malessere incessante, la paura di dover abbandonare quello sport che tanto amava. Gli fu diagnosticato un tumore al cervello. «La mia gioia più grande sono le mie figlie, essendo venuto fuori da quella malattia molto grave sono grato ogni giorno di essere diventato padre». Lo racconta alla stampa dopo aver ricevuto il premio Sportmaster ’23 nell’aula Negri da Oleggio, a margine dell'evento Sport Next: building the future of sport, durante il quale è stato presentato il master in Sport Management: Business, Communities, Territories. Un percorso formativo, nato dalla collaborazione tra l’Università Cattolica e Sportmaster Consulting, che è rivolto a giovani interessati al management dello sport che aspirino a operare nel mercato internazionale. 

All’evento, introdotto da Caterina Gozzoli, coordinatrice scientifica di Cattolicaper lo Sport e del dottorato internazionale in Scienze dell'esercizio fisico e dello sport, e moderato dal giornalista Massimo Caputi, hanno partecipato Andrea Lionzo, docente di Financial Accounting e direttore del master, Carlo Barbera, presidente di Sportmaster Consulting, Fabrizio Masia di EMG Different, Claudio Somazzi di EY, Luca Cavalli di Different, Stefano Andrea Suzzi di BLINK e Domenico De Maio di Fondazione Milano-Cortina 2026. Le conclusioni sono state affidate a Anna Dotti, consigliere della Regione Lombardia e Presidente della Commissione cultura, ricerca e innovazione, sport e comunicazione. 

Un articolo di

Francesco Berlucchi

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«Quando mio padre mi ha detto che cosa stesse succedendo, mi sono lasciato andare al pianto» continua Pizzo. «Ma mio papà mi ha chiesto di lottare come facevo in pedana, con tutte le mie forze». Un amore «nato casualmente», quello per la scherma, quando aveva solo sette anni. «Misi la testa dentro la maschera per la prima volta, e capii subito che non ci sarei mai uscito. Durante la mia carriera ho imparato tantissimo, la scherma mi ha insegnato soprattutto il problem solving. L’importante è sapere dove vuoi arrivare». 

Oggi Pizzo ha 40 anni ed è rappresentante degli atleti nella Giunta nazionale del Coni. Dopo il film per il piccolo schermo ha ricevuto «una valanga d’affetto». Nei suoi progetti futuri ci sono «diventare un ottimo dirigente, un buon mental coach e un bravo padre, che è la cosa più difficile». Ma a lui le sfide piacciono, e quando gli chiedono quali atleti vorrebbe seguire in qualità di mental coach, fa tre nomi: «Mario Balotelli, Gianmarco Tamberi e Paola Egonu».

«Aver ricevuto questo premio è un grande orgoglio» racconta lo spadista. «Lo è essere all’Università Cattolica, un’eccellenza nel panorama universitario italiano, e ricevere un premio che rappresenta anche l’inizio di un nuovo percorso per tanti giovani studenti interessati alla grande evoluzione del mondo dello sport». Quel mondo che a lui ha dato tanto, come quella volta nella sua Catania, nel 2011, quando vinse l’oro iridato e baciò la sua terra. O come quando entrò a Casa Italia, nel 2016, dopo aver conquistato l’argento olimpico con Enrico Garozzo, Marco Fichera e Andrea Santarelli. O ancora, come quando nel 2017 un giornalista gli fece notare che prima di lui solamente l’immenso Edoardo Mangiarotti aveva portato in Italia due ori mondiali nella spada. «Solo in quel momento ho capito davvero cos’avevo combinato».

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