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Quel passo avanti

04 gennaio 2021

Quel passo avanti

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La storia di due bambine private della loro innocenza, costrette a diventare testimoni e vittime di un orrore infinitamente più grande di loro. Il racconto di un’infanzia spezzata, di martiri innocenti di un’ideologia folle e di una delle più brutali persecuzioni mai concepite dall’essere umano, ma anche un messaggio di speranza, di rinascita ed un monito per le nuove generazioni.

È questa la storia di Andra e Tatiana Bucci, protagoniste ed ospiti dell’incontro virtuale “Quel Passo Avanti”, tenutosi il 17 dicembre sulla piattaforma Zoom, organizzato dalla Commissione Cultura del Collegio Nuovo Joanneum nel campus di Roma dell’Università Cattolica.

L’evento ha offerto ai collegiali una straordinaria occasione di formazione, di riflessione, di ascolto e di introspezione. Grazie alla preziosissima testimonianza delle due sorelle Bucci ed alla puntuale analisi storica del dottor Marco Caviglia e della dottoressa Micaela Felicioni della Fondazione “Museo della Shoah”, gli studenti hanno potuto conoscere meglio la tragedia dell’Olocausto, vissuta tramite gli occhi di due bambine, per cercare di capire come tutto ciò sia stato possibile e come possiamo evitare il ripetersi di quegli odiosi errori.

Secondo le stime sono 230.000 i bambini che giunsero, in quei terribili anni, ad Auschwitz. Andra e Tatiana sono tra le poche superstiti di quell’inferno.

Il racconto delle due sorelle ai collegiali si apre con alcune idilliache memorie di un’infanzia felice; di un’ultima estate passata nell’innocenza fanciullesca. Fugaci memorie di una vita normale, sulla quale sarebbe piombato uno dei più grandi orrori della storia umana.

Orrori che già avevano segnato la vita della loro famiglia: la loro nonna materna, Rosa Farberow, aveva deciso di stabilirsi a Fiume dopo lunghe e dolorose peregrinazioni in tutta Europa per sfuggire ai pogrom zaristi. Rosa aveva scelto Fiume per la tolleranza dell’Impero qustro-ungarico e, soprattutto, perché era una città di mare: pensava che sarebbe stato più facile scappare in caso di nuove persecuzioni. Proprio a Fiume la madre delle due sorelle, Mira Perlow, conobbe loro padre, Giovanni Bucci, di famiglia cattolica. Da questo matrimonio misto nacquero, rispettivamente nel 1937 e nel 1939, Tatiana e Andra.

Tutto cambia in una fatidica notte di fine marzo del ’44, quando i fascisti irrompono nella loro casa. Prima rumori ed urla dal soggiorno e, poi, la loro madre che entra, spaventata, nella loro cameretta. Devono muoversi e partire, senza sapere dove andranno.

Stampata nella loro memoria c’è l’immagine della loro nonna Rosa, in ginocchio, mentre prega i fascisti di lasciar andare almeno le bambine. Almeno loro. Forse ha capito qualcosa, forse per la sua esperienza da fuggitiva dai pogrom e dalle persecuzioni. A nulla, però, valgono le sue suppliche: le bambine vengono deportate assieme al resto della famiglia.

Segue il racconto del tragico viaggio, in condizioni disumane, prima alla Risiera di San Sabba e, poi, verso Auschwitz.  

La loro voce è piena di dolore quando ricordano della “Judenrampe”: il luogo dove avveniva la selezione di chi, come anziani e bambini, inadatti al lavoro, doveva essere immediatamente ucciso. È questa la tremenda sorte che tocca alla loro nonna Rosa e alla loro zia Sonia, ed è la sorte che sarebbe toccata anche ad Andra e Tatiana, se non per una fortuita coincidenza: forse perché loro padre era cattolico o forse perché scambiate per gemelle, sono risparmiate dalle camere a gas e lasciate in vita per essere usate come cavie umane dal dottor Mengele.

Una sorte ancor peggiore tocca a Sergio, il loro cugino, di appena sette anni. Prigioniero anche lui all’interno del campo, diventa vittima di un sadico tranello delle SS. Un giorno, infatti, i nazisti chiedono di fare un passo avanti ai bambini che avessero voluto incontrare la loro madre e Sergio non esita a farlo. Ma è una trappola: quel passo avanti non lo avrebbe portato dalla mamma, ma alla morte.

Le sorelle Bucci raccontano della loro esperienza nel campo di concentramento, con gli occhi delle bambine che vengono sbalzate, dai tornanti della storia e dagli orrori dell’essere umano, in un inferno a cielo aperto: il freddo, la fame, i mucchi di cadaveri, le visite fugaci della loro madre che fa loro ripetere i loro nomi, affinché non dimentichino la loro identità. Affinché il campo non tolga loro anche l’ultimo ricordo della loro umanità e nella speranza, alla fine di quell’incubo, di riabbracciarsi nuovamente.

In questo incubo, però, emerge un messaggio di speranza e di amore per la vita, anche nei momenti più bui, anche dinnanzi alle più terribili mostruosità che l’essere umano abbia concepito. E, soprattutto, emerge un monito: a non dimenticare e a fare in modo che l’orrore non si ripeta, ad evitare di cadere nuovamente nei facili odi, perché la storia ha mostrato fin troppe volte e con abnorme brutalità fin dove conduce l’odio.

È proprio questo il messaggio che Andra e Tatiana Bucci sono riuscite a comunicare ai giovani collegiali: il valore della memoria e la consapevolezza che i semi dell’odio, della divisione e della discriminazione sono sparsi ancora oggi su questa Terra. Sta a noi nuove generazioni il compito di rimanere accorti, per evitare che questi semi diano gli odiosi frutti che hanno portato così tanto orrore al genere umano.

 

Un articolo di

Daniele Traini

Collegio Nuovo Joanneum

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