«Genesi ha costituito la prima collezione di arte contemporanea in Italia che mette al centro le tematiche sociali più urgenti» spiega Ilaria Bernardi, curatrice del “Progetto Genesi. Arte e Diritti umani” fortemente voluto dall’associazione presieduta da Letizia Moratti. «A partire dallo scorso novembre, dopo l’uccisione di Mahsa Amini in Iran e di Giulia Cecchettin in Veneto, abbiamo scelto di dedicarci al tema della violenza pubblica contro le donne. Ogni mostra diventa l’occasione per creare momenti di riflessione, perché la nostra missione è prima di tutto educativa».
«Potrebbe sembrare complicato parlare di violenza pubblica perché in Italia le donne non sono costrette a portare il velo, a non studiare, a vivere come vivono le donne in Afghanistan o in Iran. Come si manifesta quindi questa violenza?» si chiede Annalisa Cuzzocrea, vicedirettrice de La Stampa. «Fortunatamente i nostri valori di riferimento negli ultimi anni sono cambiati. Il fatto stesso che si debba spiegare cosa abbia significato per troppo tempo una cintura significa che sono stati fatti passi avanti. Ma la violenza domestica c’è in tutti i luoghi». Le donne sono più brave a scuola, eppure il fatto che mediamente guadagnino meno degli uomini è «una forma di violenza», dice la giornalista. Come lo è «dover scegliere tra la famiglia e il lavoro». Senza contare «l’odio online, che è in crescita» contro le donne che prendono parola. Sui social media «l’onda d’odio» non colpisce mai il concetto che una donna esprime, ma la persona stessa.
«La complessità del linguaggio artistico è potente» commenta Claudia Manzi, ordinaria di Psicologia sociale. «A seguito dell’uccisione di Giulia Cecchettin ho fatto un esperimento con i miei studenti, e ho potuto notare come la loro sensibilità al tema sia cambiata dopo aver guardato C'è ancora domani, il primo film con la regia di Paola Cortellesi». Allo stesso modo, una ricerca che ha recentemente condotto all’Università Cattolica ha dimostrato che «il gender pay gap funziona su due leve, quella discriminatoria e quella della paura, da parte delle stesse donne, di affrontare certi temi».
L’Università Cattolica è stato «il primo ateneo italiano a proporre un corso di Psicologia della violenza di genere» sottolinea Luca Milani, ordinario di Psicologia dello sviluppo e dell’educazione e autore, insieme a Serena Grumi, di "Psicologia della violenza di genere" (Vita e Pensiero, 2023), il primo manuale universitario che affronta scientificamente il fenomeno dal punto di vista psicologico. «A inizio marzo sono stati già commessi trenta femminicidi dall’inizio dell’anno» chiosa Milani. «Viene uccisa una donna ogni tre giorni: ogni anno inizio il corso con questo dato, che non aumenta e non diminuisce». «Credo che un ateneo debba farsi carico di queste questioni a livello culturale» conclude la professoressa Iafrate. «Sono stati potenziati gli organismi ed è stata costituita una task force sulle Pari Opportunità».