«Siamo il paese delle mafie, ma siamo anche il paese della lotta alla mafia. Siamo il paese del generale Dalla Chiesa, di don Peppino Diana e di don Pino Puglisi, siamo il paese di Piersanti Mattarella e di Lea Garofalo».
È il messaggio di speranza che Rosy Bindi ha lasciato alle ragazze e ai ragazzi delle scuole superiori che hanno riempito l’aula Magna della sede dell’Università Cattolica di via Trieste a Brescia.
Una testimonianza legata al ruolo di presidente della commissione parlamentare antimafia che ha ricoperto dal 2013 al 2018, e che continua nella sua partecipazione alle attività di Libera. Rosy Bindi ha parlato agli studenti in occasione della "Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie", su invito del Centro studi per l’educazione alla legalità diretto dal professor Pierpaolo Triani, che ha spiegato l’invito alle scuole come momento di riflessione sulle azioni che già si stanno facendo e su quelle che potrebbero essere fatte.
«Se vogliamo capire davvero che cos’è la mafia, dobbiamo guardare in faccia i familiari delle vittime» ha detto Rosy Bindi. «Perché noi siamo stati privati di persone eccellenti che se fossero tra noi, potrebbero ancora fare molto per il nostro Paese».
Quello che è certo è che «se vogliamo capire fino in fondo l’Italia non possiamo prescindere dalla conoscenza della mafia, delle mafie. Sono un dato strutturale della storia italiana, hanno attraversato tutta la storia dell’Italia».
La mafia esiste ovunque e condiziona la nostra vita, per questo, secondo la Bindi, dobbiamo conoscere questa realtà. «Credo che la scuola sia fondamentale, come lo siano le università che devono elaborare un pensiero, su basi scientifiche e culturali, intorno a questo fenomeno».
Significa formare i formatori di tutte le scuole, perché essere cittadino e cittadina italiana significa conoscere anche le mafie, non negarne l’esistenza, sapere che cosa sono per attrezzarci a combatterle.
L’invito che Rosy Bindi fa è «di non fermarsi mai alla parola criminalità, ma di aggiungere sempre l’aggettivo “mafioso”», perché il criminale mafioso non è un criminale comune.
«Come spiega Nando Dalla Chiesa, la forza delle mafie sta nell’organizzazione: il vincolo mafioso è un vincolo fortissimo. Il loro potere è fondato sostanzialmente sul consenso, sulla complicità, magari conquistata con la violenza, ma fondamentalmente conquistata con la disponibilità di accettare di essere in relazione con loro».
Non è un caso che oggi la mafia uccida di meno e corrompa di più e che la Lombardia, in questo momento, sia la quarta regione per insediamento mafioso, in particolare di 'ndrangheta.
Un potere economico che si basa su diversi mercati illegali: che siano droghe sintetiche, che siano le cosiddette droghe leggere «producono un volume di denaro che è pari al prodotto interno lordo dell’Italia.
Un’altra fonte di guadagno enorme è il gioco d’azzardo. Un’altra fonte enorme di guadagno è lo sfruttamento del lavoro. Ma l’elemento che attira di più la nostra attenzione, e spero che sia così anche per voi, è lo sfruttamento del lavoro dei migranti».
Per questo è importante la Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie.
«Siamo debitori e debitrici a Libera per averla proposta» ha concluso Rosy Bindi. «E poi siamo anche grati al Parlamento italiano per averla istituita formalmente attraverso una legge nel 2017, per iniziativa anche della Commissione parlamentare antimafia, che in quegli anni presiedevo».