Luca Monti, docente e coordinatore del Master MEC, da dieci edizioni segue gli studenti della Cattolica al Festival. Una generazione che si è formata, sul campo, vivendo dall’interno la kermesse che per una settimana catalizza l’attenzione di tutto il Paese.
Da dieci edizioni in qualità di docente e coordinatore del Master in eventi e comunicazione per la Cultura (MEC), accompagno gli studenti della nostra Università nella Sala Stampa “Lucio Dalla”, ospiti della Rai. Nel corso delle edizioni gli allievi sperimentano il giornalismo in un caleidoscopio effervescente sotto i riflettori dell’Italia. Non solo cronisti ma anche allievi e studenti di corsi triennali e magistrali tornano qui una volta inseriti nel mondo professionale.
Davide Bergna, laureato in Economia e gestione dei beni culturali è al seguito di Marcella Bella e dice di essere ancora incredulo di stare qui. Lorenzo Lubrano – dal 2016 al 2019 studente della laurea triennale in Lettere e filosofia (LIMED) - collabora con Radio Bla Bla Network (web radio milanese) ci racconta che la 75° edizione del Festival di Sanremo corrisponde alla sua settima esperienza alla kermesse. «Ogni anno è diverso perché c’è sempre ha qualcosa di magico e di nuovo. Viverlo come addetto ai lavori è qualcosa di straordinario».
Andrea Miniutti, diplomato alla Scuola di giornalismo nel 2023 ricorda: «Quando arrivi a Sanremo, tutto il mondo al di fuori della città sembra fermarsi. Esiste solo il Festival: nelle strade, nei negozi, nelle sale stampa. Il caos dei vicoli stretti è un’occasione per incontrare i cantanti in gara o qualche personaggio famoso, ma soprattutto per raccogliere qualche storia o qualche emozione dalla gente comune. C’è chi è amico di Albano, chi ha tagliato i capelli a Mike Bongiorno, ma anche chi, anche se vive a Sanremo, non segue il Festival».
Anche Matteo Galiè dello stesso anno ci ha raccontato la sua storia. «Premesso che sono appassionato di musica e in particolare della storia del Festival, per quanto detesti la retorica, l’esperienza di vivere Sanremo è stata veramente la realizzazione di un sogno. È stato come essere sul set di un film: una piccola città di mare per una settimana all’anno ha le telecamere di tutta Italia puntate addosso. Durante il Festival, Sanremo è come un parco giochi, perché tutto, anche tra le vie e i negozi, si trasforma in attrazione: scendi dalla prima e già non vedi l’ora di salire su quella successiva. Ti accorgi della potenza mediatica dell’evento: tutti, come te, sono lì solo per quello. Il numero delle persone in giro aumenta di giorno in giorno, fino al clou del sabato in cui diventi claustrofobico, perché avverti la sensazione che la città non riesca a contenere una tale mandria scatenata».
«Dal lato professionale – prosegue Matteo - è stato appagante potere interagire con i cantanti, così come lo è stata anche solo l’idea di scambiare opinioni con qualcuno a un livello più alto rispetto che con gli amici al bar o con i colleghi alla macchinetta del caffè. La scoperta più curiosa: imbattersi in uno speaker, parlante mezzo italiano e mezzo francese, di una radio belga che trasmette musica italiana. Il ricordo più bello: mangiare un cartoccio di pesce fritto seduti sul muretto del porto, lontani dal caos intorno all’Ariston».
E ancora Giorgio Colombo: «Si dice che Sanremo è Sanremo. Non è vero. È molto di più. La musica per una settimana è specchio della società - sogni, desideri, rancori scritti sul pentagramma- e sul palco va in scena lo scintillio Made in Italy. Gli studenti della Cattolica ci sono, io lo ricordo con gioia: dalla sala stampa alle vie della città, a imparare il mestiere più bello del mondo. Il cantante? No, il giornalista».
Giulia De Leo invece oggi scrive per La Stampa. «Sono stata in sala stampa nel 2019, l’ultimo Sanremo di Claudio Baglioni che sconvolse tutti con la vittoria di Mahmood e l’ira di Ultimo. Oltre ad aver assistito a un momento memorabile della storia del Festival, ho potuto toccare con mano cosa vuol dire raccontarlo dall’interno, seguendo le conferenze stampa con gli artisti. Il ritmo è serrato, si corre sempre e non si dorme mai, ma per chi già ama vedere Sanremo da casa essere lì fa vivere un’atmosfera magica e indimenticabile».
Ecco solo alcuni dei tantissimi frammenti di vita di studenti e oggi professionisti che portano la Cattolica nel mondo.
E oggi un altro nuovo team è qui che commenta, scrive, critica e vota. Un cantiere, una palestra e un mosaico di incontri.