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Scoprire la bibliodiversità italiana con il libro di Roberto Cicala

10 maggio 2024

Scoprire la bibliodiversità italiana con il libro di Roberto Cicala

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«Che cos’è un libro se non un luogo dove si possono incontrare storie, persone ed emozioni? L’esperienza della lettura che talvolta può apparire un’attività soltanto intellettuale, diventa invece molto pratica e concreta quando proviamo a oltrepassare la porta di una casa editrice – si legge nelle prime righe scritte da Roberto Cicala, docente di Editoria all’Università Cattolica e editore di Interlinea nel suo ultimo libro Andare per i luoghi dell’editoria –. Allora entriamo in contatto diretto con le storie di persone che ci offrono le loro emozioni travasate nelle pagine stampate, con l’opportunità, data dalla lettura, di vivere più vite, come ricordava sempre Umberto Eco».

E così è cominciato un viaggio tra i grandi e piccoli editori italiani passando in rassegna le città che nel nostro Paese ospitano le “case” dove nascono i libri. «Dai sestieri lagunari di Manuzio alle gallerie del centro storico di Milano, dalla Mole di libri torinesi tra Gobetti, Einaudi e don Bosco, alla Bologna del Mulino e alla Firenze dei caffè scelti dai poeti per le riunioni di redazione, dalla Roma di politica e santità alla Napoli delle bancarelle, alla Bari laterziana e alla Palermo della “memoria”» – si legge nel libro presentato mercoledì 8 maggio alla libreria Vita e Pensiero dell’Università Cattolica dall’autore in dialogo con storico del libro e docente dell’Ateneo Edoardo Barbieri e il direttore editoriale di Vita e Pensiero Aurelio Mottola

Un capitolo è dedicato alla città tra Ottocento e Novecento quando scrittori ed editori scoprono fama e guadagno con i libri: tra piazza della Scala e via Monte Napoleone gli editori di Leopardi e Manzoni, tra molte edizioni pirata, aprono all’Italia letteraria accolta in casa Treves, a cominciare da Verga, senza dimenticare i manuali Hoepli per una Milano industriale in crescita. Una sezione è poi dedicata a Mondadori, Rizzoli e Feltrinelli, «il presidente, il commendatore e il rivoluzionario» con aneddoti sulla battaglia a tre sul fronte dei tascabili economici durante il boom economico. Per fare un altro esempio, un altro capitolo segue le strade di una Milano divenuta capitale della lettura. Si inizia dal periodo tra le guerre con Bompiani, Garzanti e i libri per ripartire, quindi il mondo degli studi nella capitale delle university press, prima di tutte Vita e Pensiero, con piccole e grandi sigle tra letteratura e mercato. 

Le case editrici sono luoghi dove non sono previste visite guidate, che è possibile fare in queste pagine per scoprire dove nascono i libri che amiamo grazie all’incontro di persone, idee, storie ed emozioni. In questo senso il libro è «una proposta per riscoprire la bibliodiversità italiana attraverso le principali città» – ha continuato Cicala che nel percorso ha incontrato personaggi insoliti come un ex bidello di Torino che faceva dispense ed è diventato editore di giuridica; o loghi che raccontano storie particolari come quella del Saggiatore che non potendo utilizzare il simbolo del Sagittario (già logo di una collana di un altro editore) ha mantenuto comunque la freccia; o ancora storie singolari come quella di Bompiani che durante la guerra, mancando la carta, ha utilizzato le “à” al posto del verbo avere con l’acca e ha risparmiato così oltre cento pagine. 

Il fatto che le case editrici si chiamino “case” «la dice lunga sull’importanza dei luoghi in cui si cucinano le parole per renderle più appetibili e gustose al palato degli ospiti, cioè i lettori, dentro il piatto dei libri. In gergo è detto davvero “cucina” il lavoro di redazione: è ciò che capita dietro le quinte dei libri per farli nascere» – scrive l’autore nell’introduzione. 

«Sartoria, cucina, casa editoriale o di produzione sono termini usati spesso da Roberto Cicala perché l’editoria è fatta di realtà, non di chiacchiere – ha detto Barbieri, definendo questo viaggio proposto da Cicala come un “pellegrinaggio della mente” –. E poi i libri vengono “cucinati”: ci vuole un autore ma poi bisogna arrivare a un prodotto che ha un certo costo, un certo peso, e altre caratteristiche, frutto di un lavoro editoriale. Nel libro si gironzola per tutta l’Italia tra esperienze già note e anche non. Si va alla caccia di libri.
Il tono è devoto e riverente rispetto ai luoghi ma talvolta sorridente e divertito come quando si dice che Manuzio è così famoso che anche Geronimo Stilton lo incontra!». 

Questo libro è anche un esercizio di storia e geografia, da far imparare a memoria agli studenti di editoria perché è indispensabile conoscere da dove veniamo – ha dichiarato Mottola –. È un esercizio di ritrovamento di un genius loci, delle caratteristiche del paese, che ha bisogno di tempo e luoghi, appunto di storia e geografia». 
Un po’ come vedere l’editoria in 3D. Nel dispiegarsi delle pagine si svela «una miniera inesauribile di aneddoti, storie, vicende imprenditoriali, storie di luoghi descritti minuziosamente, palazzi, vie, targhe, negozi, bar e caffè» – ha aggiunto Mottola.

Qual è l’anima di questo testo? L’immaginazione, il racconto, le idee, il cuore. Ma «come ogni anima ha bisogno di un corpo, così anche il libro necessita di un corpo di carta che ha un grembo che lo genera – ha continuato Mottola –. L’autore usa il riferimento alla nascita e alla casa». I nove mesi di gestazione e di cucina sono il backoffice delle case editrici, un lavoro di «artigianato intellettuale» che considera tutte le variabili che dovrebbero portare fino alla distribuzione e alla vendita. E in questo senso le prospettive sono inquietanti anche a causa del diffondersi del digitale, fattore non neutro per le case editrici. Oggi tutto è nelle mani del marketing anche se, come ha evidenziato Barbieri, «non bisogna confondere i dati di vendita con quelli di lettura. Infatti, il vero open access si chiama biblioteca. Alcuni territori come il Trentino, ad esempio, hanno pochi editori ma tantissimi lettori». Perché ciò che conta – come si legge nell’introduzione di Andare per i luoghi dell’editoria - è «il viaggio concesso da ogni libro, l’unico oggetto inanimato che possa avere sogni, come amava dire Flaiano».
 

Un articolo di

Emanuela Gazzotti

Emanuela Gazzotti

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